Capitolo 30

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Dopo cena, ci rintanammo tutti nelle aule che ci erano state assegnate. Tutti tranne Drew, che ancora una volta era sparito. Fu Alex il primo ad accorgersene, anche se io lo avevo notato prima di lui, non avevo detto nulla.

«Chris, dove è Drew?».

Il capitano si guardò intorno, si affacciò in corridoio, ma quando si voltò di nuovo aveva un'espressione perplessa. «Non ne ho idea».

I gemelli si scambiarono un'occhiata e poi corsero fuori seguiti da Mark, Daniel e James.

Ancora una volta io non sapevo cosa stesse succedendo.

Seguii il resto della squadra e ci ritrovammo tutti fuori, al buio, senza sapere dove andare a cercare il nostro miglior battitore.

Ci dividemmo, io andai con Chris, i gemelli dalla parte opposta, Alex da solo tornò verso l'edificio, avrebbe girato per i corridoi, mentre Mark, Daniel e James si diressero verso il parcheggio.

«Siamo in ansia per Drew?», domandai.

«Forse. Il tornado è sempre in agguato», la mano del capitano cercò la mia nell'oscurità e le nostre dita si intrecciarono. Finalmente, dopo un giorno intero potevamo toccarci, infonderci calore e sicurezza. Lo tirai verso di me e lo baciai di sfuggita.

«Allora troviamolo e torniamo a dormire», a quel punto lo trascinai verso il campo da baseball.

Il diamante non era illuminato, le basi si nascondevano nell'oscurità, così come anche le panchine ai lati. Mi aggrappai alla rete e scrutai tutti i lati del campo alla ricerca di quel ragazzo che non ero disposto a perdere di vista, ma che non volevo troppo vicino.

Chris mi imitò e poi indicò un punto lontano, oltre la rete, oltre il campo, vicino a dove ci eravamo allenati per tutto il giorno.

«Qualcosa si è mosso», dopo di che iniziò a correre e ci scontrammo contro i gemelli.

«Che ci fate qui?».

«Stavamo seguendo qualcuno», Chase si guardò intorno freneticamente. «Ma credo non sia più qui».

Poi all'improvviso venimmo illuminati dalla luce di un paio di torce. Mi coprii gli occhi e aspettai di abituarmi a quella luminosità innaturale.

«Ed ecco i primi polli», mi girai verso la voce e riconobbi quattro giocatori della Bech.

«Ci stavate aspettando?», Chris si mosse in avanti e ci coprì con le sue spalle. Il capitano a difendere i suoi giocatori. Provai ad allungare la mano verso la sua schiena, ma il rumore di foglie secche che si sbriciolavano sotto i piedi di qualcuno mi distrasse.

Qualcun altro arrivò a circondarci, sempre componenti della stessa squadra. Cappellini verde bottiglia che coprivano con l'ombra della visiera i loro volti.

«Cosa volete da noi?».

«Chi è che si è imbattuto in noi poco fa?», chiese uno di loro ai suoi compagni.

«Dr...», il suo nome incespicò sulla mia lingua.

«Mi sa il drogato, quello che accetta le sfide al posto del capitano», uno sguardo tagliente si diresse verso Chris e io mi gelai.

«Alex», sussurrò Chase, stringendo i pugni e provando a spingersi in avanti. Venne fermato dal nostro capitano, che lo afferrò per la vita e lo rimandò indietro, vicino al gemello.

«Dove è?».

Ora ci mancavano due giocatori. Drew e Alex. Avrei dovuto tremare, avere paura, ma in quel posto sentivo di potermi sfogare senza ripercussioni, forse perché la rabbia che cresceva in me mi rendeva anche più sprovveduto del solito, o forse perché Julian non era nelle vicinanze e potevo stare tranquillo che nulla gli sarebbe potuto capitare.

La teoria dei calzini spaiatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora