2. L'Assassino e il ballo dell'Orchidea

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*PRE-NDA *

La musica che vi consiglio di ascoltare per la lettura (sottofondo di tutto il ballo) è "Social Ball" di Takefumi Haketa.

***

Guardai la carrozza, torvo, reprimendo un istinto malevolo che mi spingeva a digrignare i denti e aggrottare la fronte. Respirai piano e profondamente, pur di distendere i lineamenti. Avevo tutto il tempo di uccidere il mio obiettivo, quella sera, piuttosto che il mio collega di lavoro. Salii per primo dopo il suo «Prima le signore!» e il mio tentativo mancato di tirargli un pugno sull'occhio, così che non potesse nemmeno presentarsi al ballo. Ignoralo, mi dissi, ignoralo.

Mi sedetti sul morbido velluto che rivestiva gli interni della carrozza, accarezzandolo distrattamente con la punta delle dita. Poco dopo entrò Yul, con un'espressione maledettamente soddisfatta sul viso mentre mi si sedeva di fronte, appoggiando un gomito al finestrino, completamente a suo agio nel nostro comune bisticciare.

«Parti!» urlò al cocchiere sporgendosi dal nostro lussuoso mezzo e subito si udì il rumore della frusta e un nitrito di protesta. La carrozza si avviò spedita verso la meta di quella serata. Lasciai andare un sospiro dalle labbra appena schiuse. Come mi ero cacciato in quella situazione? Frustrato, gli tirai un calcio allo stinco, non con tanta forza, ma abbastanza da sentirmi quasi soddisfatto. Il rosso era l'ultima persona con cui desideravo dividere una fetta della mia gloria: gli mancava poco per raggiungermi e non l'avrebbe fatto grazie alle mie vittorie.

«Ehi!» strillò, massaggiandosi la gamba. Colto di sorpresa, mi scoccò uno sguardo accigliato. «Ma che ti prende?!» domandò, mentre sollevava un sopracciglio rosso con un misto di confusione ed esasperazione. Alzai le spalle, guardando fuori dalla finestra per mascherare la mia espressione divertita, un po' sadica forse.

«Niente, mi davi fastidio e l'ho fatto.» replicai imperturbabile, guardando con disinteresse il paesaggio che scorreva e si susseguiva, che fuori dalle mura di Skys Hollow aveva assunto l'aspetto di un'elegante campagna curata in ogni siepe che costeggiava il sentiero battuto. Per tutta risposta, alzò anche l'altro sopracciglio e scosse la testa, ridendo appena.

«Sei davvero infantile, Helias.» continuò a scuoterla come se fosse capace di fare soltanto quello. Spostai lo sguardo su di lui con un'aria piccata, non tanto per la frase - poiché sapevo che, in fondo, aveva un briciolo di ragione -, piuttosto per la conclusione di essa. Chi gli aveva dato il permesso di chiamarmi col mio vero nome?

«Valentine.» sibilai, sperando di essere sufficientemente chiaro. «Per te sono solo Valentine.» ripetei, velenoso. Per un attimo, così sfuggente e fulmineo che credetti di averlo soltanto immaginato, mi sembrò ferito. Ma poi alzò le mani in segno di resa.

«D' accordo, Valentine.» rispose, soffermandosi sul nome con un tono canzonatorio. Lo fulminai con gli occhi.

«Pensiamo piuttosto al lavoro.» Potevo essere anche infantile quanto voleva, ma quando c'era una missione in corso, nulla poteva distrarmi. Non c'era da scherzare con le vite e con le morti. «Cosa sappiamo del Visconte Callum Maclintyre?» domandai, ed allora anche il suo viso si fece serio in brevi attimi.

«Ha trent'anni, gli piacciono le feste, l'alcol, il sesso... Tutte cose piuttosto ordinarie in un nobile viziato.» elencò inutilmente Yul. Dentro di me nascosi un sorriso furbo: erano informazioni scontate, ma potevano rivelarsi utili nel momento del bisogno. Non che l'altro sicario avesse bisogno di saperlo.

«Altro? Nulla di sospetto?» chiesi. Ci doveva essere sicuramente qualcosa.

«Ad ogni festa fa una nuova conquista, che trascina lontano da occhi indiscreti per appartarsi. E indovina? In tarda notte ritorna sempre da solo.» rifletté lui, esponendo le informazioni che era riuscito a raccogliere dai suoi contatti o che aveva letto dai fascicoli di Alaister, al contrario di me. «Parecchi testimoni dichiarano di averlo visto con alcune delle ragazze scomparse. Potrebbe trattarsi di un corteggiamento concluso senza successo, ma...» non finì la frase, restando con una mano ferma sul mento.

Le cronache dell'Assassino 1 - Sfavillo | 𝑩𝒐𝒚𝒙𝑩𝒐𝒚 |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora