8. L'Assassino e la gelosia

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Bum. Un colpo alla porta. Sentii le lacrime solcarmi le guance. Mi strinsi alla gonna merlettata della bella donna vicino a me.

«Apri la porta, Edna...» sibilò la voce imperiosa di un uomo, abbastanza alta da essere udita da dietro alla porta. Aveva un qualcosa di cantilenante, di perverso e sbagliato. Tirai su col naso, tremando.

«Ho paura mamma.» biascicai, col muco che mi colava dal naso.

Bum. Un altro colpo.

Lei mi si chinò di fronte. I suoi capelli dorati brillarono alla luce delle candele, i suoi occhi viola, chiari come mazzetti di lavanda estiva appena tagliata, si concentrarono nei miei, pieni di coraggio. La sua mano morbida mi solcò la guancia, asciugandomi le lacrime e il moccio col suo candido fazzoletto di seta. Mi poggiò le mani sulle spalle e la sua gonna di seta rosa strusciò sulla moquette.

«Ascoltami, Helias.» avvertii la presa farsi più salda, pur restando delicata. Lei non tremava. «Devi avere coraggio.» 

«Ma io voglio stare con te!» piagnucolai. Scosse la testa e mi tolse una ciocca di capelli dagli occhi.

«Se mi dovesse succedere qualcosa, ricordati che non sei solo.» mi rassicurò. «Finché sarai in vita, finché avrai un ultimo respiro in corpo, non sarai solo.» mi prese il volto fra le mani, mostrandomi un sorriso d'incoraggiamento, anche se aveva qualcosa di spezzato. «Perché avrai ancora te stesso.»

Le lacrime mi inondarono ancor più copiosamente la faccia. Sentivo che qualcosa non andava, lo percepivo, lo comprendevo. E non volevo restare solo. «Ma io non voglio stare senza di te! Ho paura!» soffocò il mio singhiozzo in un abbraccio, tenendomi stretto stretto.

«Anch'io ho paura.» mi sussurrò all'orecchio. «Ho sempre paura, continuamente.» Un altro colpo alla porta ci fece sussultare, ma non smise di parlarmi. «Ma sai cosa mi dico sempre?»Tirai su col naso, scuotendo il capo. «" Mi chiamo Edna Bloomwood e non avrò paura".» scandì con voce fiera. «Sono anni che lo faccio.»

«E funziona?» bisbigliai. Lei rise, tornando a guardarmi negli occhi con determinazione.

«A volte sì, a volte no.» ondeggiò la testa a destra e poi a sinistra, facendo ciondolare i suoi boccoli biondi. «Ma mi ha fatto sempre sentire meglio, oppure semplicemente mi fa ridere di me stessa.» spiegò con un sorriso.

«Apri questa porta!» ripeté l'uomo, mentre continuava a menare colpi. Lo ignorammo, persi nei nostri pensieri e nei nostri discorsi. Nelle nostre lacrime e nei nostri sorrisi.

«Avanti, ripetilo per me.» mi invitò, pazientemente. 

«Mi chiamo Helias Bloomwood...» biascicai. «...e non avrò paura.» Lei scosse la testa, insoddisfatta.

«Non va bene così.» Aumentò la stretta intorno alle mie mani. «Devi essere più deciso, devi credere a queste parole. Ripeti!»

«Mi chiamo Helias Bloomwood e non avrò paura.» dissi, un pochino più determinato, mentre quel nuovo ritornello incominciava ad entrare nella testa.

Le cronache dell'Assassino 1 - Sfavillo | 𝑩𝒐𝒚𝒙𝑩𝒐𝒚 |Where stories live. Discover now