24. L'Assassino e il compleanno

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Il piccolo dito ossuto del bambino mi indicò una vetrina.

Sbiancai e scossi la testa. «No!» Battei un piede a terra. Non l'avrei mai fatto.

«L'ultima volta ti ha salvato quello schifoso nobile!» ribatté il bambino dal naso unto e lentigginoso. Mi strinsi le braccia al petto, rabbrividendo, un po' per il freddo, un po' per la paura.

Già, se quella volta davanti al mercatino di gioielli quel bambino nobile non mi avesse salvato, forse in questo momento potevo essere fra le mani delle guardie reali. Scrollai le spalle per scacciare quel timore. Avevo rischiato grosso, ma ero salvo.

E quel nobile spocchioso... Mi aveva fatto venire una tale rabbia!

Però era così... Così... Non immaginavo potesse esistere qualcuno con un colore di capelli così simile al sangue, con degli occhi così blu da sembrare due pezzi di cielo notturno.

«Allora, va' e prendilo!» mi intimò il capobanda, con un gesto spazientito della mano. Deglutii. «O non avrai mica paura?»

Balzai sul posto.

«Paura? Io?» Incrociai le braccia, esibendo un ghigno dispettoso, tipico di un bambinetto di dieci anni che si credeva grande. «Neanche per sogno.»

E, col mento alto, mi avvicinai alla vetrina di una delle gioiellerie più lussuose di tutta Skys Hollow.

Perché si, ero un ladro.

Non uno di quei ladri di gioielli importanti, di quelli che venivano mormorati sulla bocca di tutti. No, ero soltanto un moccioso ladruncolo, che mangiava gli avanzi dall'immondizia ai lati della strada per non morire di fame. Che a sua volta era un avanzo della società. Tutto qui.

La vetrina era sempre più vicina, la grossa pietra esposta rimaneva alla vista di tutti. Era un prezioso diamante blu venuto dall'oriente, talmente famoso che un nutrito gruppetto di lady e lord stavano a rimirarlo da più di mezz'ora. Ma non era un problema.

Sgusciai sempre più vicino, mantenendo un tale silenzio da sentire il rumore del mio respiro nelle orecchie. Aprii di un filino la porta del negozio e ci scivolai dentro. Il guardiano all'entrata non mi notò neanche. Mi avvicinai furtivamente alla vetrinetta, dove collier di ogni tipo, anelli giganteschi e bracciali opulenti erano esibiti come tesori inestimabili, ma che perdevano valore alla vista del magnifico diamante. Un sorrisetto mi affiorò sul viso. Era stato fin troppo facile.

Mi avvicinai ancora di più, le mani pronte ad afferrare la pietra preziosa. Il guardiano sembrò aguzzare la vista verso la mia direzione, ma... Dei rimproveri scoppiarono fragorosamente fuori dal negozio e nessuno fece caso a me.

«Ma cosa fai! Lurido bamboccio!» Sentii gridare fuori dalla vetrina da una dama vestita di tutto punto, rivolta ad uno degli ultimi acquisti della mia banda di ladri. Lui, che per ordine del capobanda aveva rovesciato qualcosa di sporco sul vestito della donna, ridacchiò qualche parola di scuse, fornendomi un ottimo diversivo.

Le mie mani si strinsero attorno al diamante, sollevandolo dal cuscino di seta celestina su cui era adagiato. All'improvviso, un suono simile al rumore di mille campanelli trillò per tutto il negozio. Tutti si voltarono a guardarmi. Non era possibile. Le mie gambe si paralizzarono.

Un allarme magico.

«AL LADROOOOO!»

Il mio corpo si sciolse dalla paralisi e, senza pensarci un momento, iniziai a correre, con il diamante stretto al petto. Superai con un balzo l'entrata del negozio, l'allarme che mi inondava le orecchie, il vento che mi scompigliava i capelli, il petto che si alzava e abbassava per la paura.

Le cronache dell'Assassino 1 - Sfavillo | 𝑩𝒐𝒚𝒙𝑩𝒐𝒚 |Where stories live. Discover now