19. L'Assassino e l'acqua

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La mattina era il momento in cui tutto risultava possibile. Sarei riuscito a ringraziare Yul per gli spartiti che mi aveva regalato? Avrei anche potuto invitarlo nella sala della musica per mettere a frutto il dono che mi aveva fatto, un dono che significava davvero tanto per me. Dovevo soltanto trovare il coraggio.

Perciò, mentre menavo pugni e ginocchiate indiavolate contro l'allenatore, mi esercitai sulle parole da dirgli. "Vorresti venire a sentirmi suonare?" sembrava la cosa più semplice, ma l'idea di me che gli facevo una tale proposta e mi mostravo vulnerabile davanti al pianoforte mi imbarazzava ed innervosiva. Potevo semplicemente dirgli "Grazie, è stato un bel gesto da parte tua". Ma già immaginavo il suo ghignetto e le mie guance che diventavano porpora.

Alla fine uscii dalla palestra d'addestramento senza un'idea ben precisa di ciò che volevo fare, i capelli più ricci del solito per via dell'umidità e la camicia a sbuffo bianca che mi si incollava alla pelle per colpa di una patina di sudore che mi sarei volentieri lavato via, ma dopo aver messo sotto i denti qualcosa. Non era mai troppo tardi per fare colazione.

La sala mensa della Fortezza non era neanche così affollata, visto l'orario, perciò mi fiondai verso il buffet che era ancora servito: la maggior parte del cibo era stato spazzolato via dagli assassini venuti prima di me. Notai però che c'era ancora una fetta di crostata alle ciliegie, l'ultima. Col piatto di porcellana in mano e una pinza d'argento, mi apprestai ad afferrarla, prima che una forchetta la facesse strisciare lontano dalle mie mire per farla atterrare nel piatto di qualcun altro.

«Ehi!» sbraitai, alzando lo sguardo dal vassoio dove rimanevano solo le briciole sul ladro di crostata. «C'ero prima io!» Un paio di occhi blu mi rivolsero uno sguardo divertito.

«Ci sono ancora i croissant al cioccolato.» esordì, le labbra incurvate in un sorrisetto sornione e l'indice che ne indicava il vassoio, mentre io gli lanciavo uno sguardo storto e me ne prendevo un paio.

Aveva la camicia aperta, umida di sudore, i capelli un po' scompigliati e il fascino arruffato di chi aveva appena finito di allenarsi. Doveva aver avuto anche lui la mia stessa idea - addestramento prima di colazione - ma non l'avevo visto in palestra, segno che doveva averlo fatto per conto suo, forse andando a correre da qualche parte.

La vista dei suoi pettorali scolpiti mi fece fremere le dita dei piedi dentro alle scarpe. Lo avevo già visto in quello stato molte volte, era normale, anche per tutti gli altri assassini, ma quello era prima di scorrazzare fra le lenzuola insieme a lui. Mi aggrappai all'ultimo brandello di dignità rimastomi per non arrossire, voltandomi con decisione per andare a sedermi ad un tavolo tondo.

Yul mi seguì, sedendosi di fronte a me. Si portò un bicchiere di succo alle labbra, mentre io incominciavo. «Senti, Yul...» Grazie per lo spartito. Avanti, dillo! Alzò lo sguardo dal piatto che aveva spazzolato alla velocità della luce, a differenza di me, che sbocconcellavo nervosamente un croissant.

«... Ormai sappiamo l'ora dell'incontro fra Martin e il suo socio. Dovremmo provare ad entrare nello studio al primo piano per dare uno sguardo ai documenti, prima che li scambi col suo socio.» cambiai frettolosamente argomento. Ormai mancavano due giorni dall'omicidio, forse era meglio rimandare le questioni futili in un momento di maggior calma.

L'espressione altrui s'increspò come un sasso gettato contro uno specchio d'acqua. Finì di masticare, quasi prendesse tempo, prima di rispondermi: «Mi piacerebbe davvero aiutarti, ma devo presenziare alle prove per la Cerimonia dell'Offerta di Lysandro.»

Fu come ricevere una secchiata d'acqua gelida in faccia. Mi ero quasi dimenticato che la cerimonia si sarebbe svolta di lì a pochi giorni. E Yul, ovviamente, era ancora in punizione. Ero certo che Alaister avrebbe fatto quanto in suo potere per tenermelo lontano. Quel maledetto.

Le cronache dell'Assassino 1 - Sfavillo | 𝑩𝒐𝒚𝒙𝑩𝒐𝒚 |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora