21. L'Assassino e la libertà

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Le calamite si scontrano e si allineano velocemente.

Avevo fatto vagare la mia mano sul petto di Yul e adesso le dita spingevano sul suo corpo, all'altezza del suo cuore, sentendolo palpitare come indemoniato fra le mie dita. La sinistra ancora poggiata contro la sua guancia liscia e le mie labbra sulle sue.

Due meteore in collisione: l'esplosione che stavamo generando rischiava di incendiare anche il fiume alle mie spalle. Questo bacio era migliore perfino del primo che c'eravamo scambiati in carrozza verso il Ballo dell'Orchidea. Questo era un bacio consapevole. Potevo sentire, sedimentati contro le labbra favolose del rosso, tutti i sentimenti che aveva cercato di trattenere e che adesso erompevano con la forza di un vulcano.

E io ricambiavo con altrettanta intensità. Gli stringevo le mani addosso, le dita circumnavigavano nel tentativo disperato di toccarlo di più, di sentirlo di più, di stringerlo fino all'anima.

La sua lingua serpeggiò contro la mia, mentre ci allontanavamo solo per respirare, guardarci negli occhi e rituffarci ancora in quell'infinita sequela di baci. Non ne ero mai sazio, né mai abbastanza ebbro. Cosa diavolo avevo aspettato, per tutto questo tempo, prima di rendermi conto che lo amavo?

Amavo Yul. E volevo urlarlo, cantarlo, scriverlo e suonarlo da qualche parte, per quanto mi sentissi brillo d'amore. Del resto aveva smesso di importarmi. Della missione, della Gilda, di Alaister... Tutto si inchinava di fronte alla nostra improvvisa presa di consapevolezza. Ci amavamo entrambi.

Si strofinò contro di me, premendomi forte contro al parapetto di pietra affacciato sul Tibor, soffiando una risata sulle mie labbra. Una risata gioiosa, sollevata, ancora incredula. Mi veniva voglia di ridere con lui: tutta la rabbia e tutta l'angoscia che mi avevano attraversato erano state spazzate via.

Quando si staccò era ansante, con gli occhi luminosi di lussuria ed emozione e i capelli scompigliati come un nido di rondini. «Helias.» bisbigliò, ad un soffio dal mio viso. Si protese sulle mie labbra, lasciandomi un altro bacio ardente.

«Si, Yul?» sospirai, non prima di godermi appieno la sua lingua. Era inebriante.

«Ascoltami.» Mi prese il viso fra le mani, guardandomi a fondo, come a voler calmare entrambi con quel solo gesto. Ma ottenne il risultato opposto, perché mi rituffai nuovamente sulla sua bocca: dolce e fresca, menta e caramello e sua, come se fosse una qualità acquisita, che gli appartenesse e basta.

Volevo assaporare ogni centimetro delle sue labbra e riscoprirle ancora. Dopo un ultimo bacio si allontanò per recuperare fiato. Posò la fronte contro la mia e immerse le sue mani fra i miei capelli dorati. «Vorresti essere libero?»

Drizzai le orecchie, che fino ad allora si erano limitate ad udire i miei gemiti soffocati, pur curvando le labbra in un sorrisetto. Non era il momento per gli scherzi. «Di che stai parlando?» mi sentii mancare davanti al suo sguardo serio. Perché mi chiedeva una cosa del genere, adesso?

«Sto parlando di saldare il tuo debito con Alaister.» soffiò, i suoi occhi blu notte fusi nei miei. Non sapevo se fosse più naturale ridere a crepapelle o rimanere semplicemente a bocca spalancata.

«Cosa? Stai... Stai scherzando, vero Yul?» iniziai, con gli occhi strabuzzati e un'espressione incredula che mi affiorava sulla faccia. Scosse la testa.

«Nessuno scherzo, Helias Bloomwood. Perché credi ci abbia messo tanto a racimolare denaro?» E un ampio sorriso gli si dipinse sul volto, mostrando le fossette. Ci misi qualche minuto per registrare le sue parole e permettere che il mio cervello le assorbisse.

Le cronache dell'Assassino 1 - Sfavillo | 𝑩𝒐𝒚𝒙𝑩𝒐𝒚 |Where stories live. Discover now