23. L'Assassino e il Covo

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Cosa c'era di più strano di un assassino che ballava da solo?

Un assassino che ballava da solo sulla cupola del Teatro Reale. Per la precisione sulla piccola passerella nascosta, posizionata a metri e metri sopra la platea, che gli artisti e i restauratori usavano per ravvivare i magnifici affreschi dorati abbarbicati proprio su quella cupola. La ringhiera di freddo metallo mi separava da un volo da capogiro nel vuoto e una botola in alto comunicava col tetto, da dove ero entrato.

Il ballatoio offriva una vista sensazionale del palcoscenico, forse un po' troppo lontana rispetto al tanto invidiato palco reale, ma comunque molto migliore della platea e dei palchetti privati. E io ero lì a godermela.

C'era qualcosa di infelice e di catartico al tempo stesso, ondeggiare sul posto, con le mani aggrappate al corrimano e gli occhi fissi sulla scenografia e sulla cantante lirica che con la sua voce d'angelo intonava un'aria che mi faceva venire un groppo alla gola, per quanto fosse commovente.

Questa era una sera da segnare sul calendario. Una sera da aspettare, anelare e, al suo raggiungimento, gustare finalmente. La sera prima del mio compleanno.

Andare a teatro, in questo preciso giorno, era una tappa fissa con mia madre. Una compagnia talentuosa di musicisti e cantanti iniziava la sua tournée proprio il primo settembre, tutti gli anni, esattamente il giorno prima dell'anniversario della mia nascita. Sembrava un regalo del destino, che io ed Edna Bloomwood accoglievamo sorridenti, mano nella mano in un palchetto angolare, perché non avevamo abbastanza soldi per poterci permettere di meglio. Ma lo adoravamo lo stesso.

Non avevo raccontato quest'usanza ad Alaister, ma quando gli avevo detto il giorno del mio compleanno aveva colto l'occasione per invitarmi alla prima della compagnia tutte le volte. Era diventata una tradizione, ormai. E lui sapeva quanto profondamente contasse per me.

Anche lui era lì, stasera.

Chissà, forse si immaginava di incontrarmi. Forse ci sperava, visto che era passato un mese dal nostro scontro nel suo ufficio: non mi aveva più contattato, punzecchiato o anche solo incrociato nei giorni seguenti, quasi credesse e temesse la mia minaccia. Ma ero certo che non fosse così. Mi accontentavo di sperare che Sfavillo fosse lentamente svanito dalla sua mente. Ma anche su questo ero certo del contrario.

E ora eccolo lì, sullo stesso palchetto di sempre, con un abito elegante, uno sguardo attento verso la cantante. Il posto al suo fianco, il posto che avevo sempre occupato io, non era vuoto. C'era Lysandro, tutto impettito con una mano intrecciata nella sua. Era incredibile pensare che, anche dopo un mese, quei due si frequentassero ancora.

Evidentemente Sophia aveva incastrato Lysandro e non si trattava solo di vendere ad Alaister la sua verginità, ma tutto il pacchetto completo. Per chissà quanto tempo. Non sapevo chi compatire dei due, ma era chiaro che si meritassero.

Mi mordicchiai l'interno della guancia, incapace di soffocare la fitta di struggimento che mi provocò vedere quel posto occupato. Come se al Re degli Assassini bastasse così poco per sostituirmi. Tanti anni insieme a lui e all'improvviso venivo dimenticato.

Non era assurdo?

Sospirai, tornando a concentrarmi sulla musica: gli archi e i flauti si erano uniti in un'unica spirale di armonia, raggiungendo un picco talmente profondo da farmi vibrare l'anima. Strinsi con forza la ringhiera della passerella ed inspirai l'aria, quasi potesse ripulirmi da tutte quelle sensazioni. Da quei tormenti, da quelle turbolenze.

Quanto ero sciocco a preoccuparmi di Alaister e di Lysandro. Io ero libero. Yul era libero. Non avrei mai potuto suonare nuovamente questa musica su un pianoforte perché non ne avevo uno. Avevo rinunciato a molte comodità della mia vecchia vita, ma adesso avevo un uomo che mi amava, tanto quanto lo amavo io.

Le cronache dell'Assassino 1 - Sfavillo | 𝑩𝒐𝒚𝒙𝑩𝒐𝒚 |Where stories live. Discover now