28. L'Assassino ed Ender

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L'umile carro in legno sobbalzò appena quando la ruota incontrò un sassolino sulla strada. L'alba del terzo giorno di viaggio aveva appena colorato il cielo di tenui toni rosati. Io, Yul e altri cinque assassini della Gilda eravamo partiti in anticipo verso Ender, per poter preparare il nostro colpo ai cancelli di quel terribile campo di lavoro. Quando i sicari si erano presentati alla nostra porta, la mattina di tre giorni prima, Yul non aveva detto nulla in merito, né si era mostrato sorpreso. Semplicemente, se ne era rimasto in silenzio con un'espressione pericolosamente torva.

I cinque uomini se ne stavano acciambellati su un lato del carro, a studiare rotoli di mappe tracciate sui boschi che circondavano Ender, parlottando animosamente fra loro. Dall'altro lato invece, Yul teneva in mano un'altra cartina, come a voler evidenziare che non voleva neppure condividere un pezzo di carta con loro.

Accanto a lui, mi limitavo ad affilare la punta di una freccia contro una pietra, unico intrattenimento durante tutto il viaggio. Quasi mi mancavano gli esasperanti libri d'amore da leggere mentre mi recavo verso l'obiettivo, come avevo fatto durante il terribile caldo di Costantinopoli. Nel carro però faceva freddo: ormai eravamo quasi arrivati nel villaggio rupestre in cui risiedeva Ender.

«Perfetta.» sussurrai, quando premetti l'estremità acuminata contro un dito e per poco non mi procurai un taglio bello profondo. Poi la riposi dentro alla faretra che sarebbe spettata a Yul e passai alla prossima freccia.

«Grazie.» iniziò l'assassino dai capelli cremisi, gli occhi che ancora si muovevano rapidi sulla piantina.

«E' il minimo.» sospirai.

La strategia era semplice: Yul e i cinque membri della Gilda avrebbero avuto bisogno solo di qualche freccia veloce e silenziosa per mettere fuori combattimento il conducente della carrozza, la maggior parte delle guardie e Ciril Crow. In quel modo sarei potuto penetrare nel carro degli schiavi e liberarli.

Avevo insistito fino alla fine per combattere al fianco di Yul e mandare uno degli assassini a svolgere quel compito, ma non mi era stato concesso né dal rosso, né dai tirapiedi di Alaister. Ero il più veloce, il più agile e il più furtivo. Nonostante ciò, avevo un nodo d'ansia stretto nella gola, che non riuscivo in alcun modo ad inghiottire.

Trattenendo a stento l'apprensione e l'irritazione, continuai a sfregare la pietra contro alla punta di una nuova freccia, ansioso di vederla mortalmente affilata come l'altra.

«Ricordami quali sono i punti da cui scappare una volta conclusa la missione.» mormorai. Volevo stamparmelo bene in mente, così da essere pronto una volta sul campo.

«Qui.» puntò il dito. «E qui, anche.» L'indice picchettò la carta in diverse zone. Il nucleo dove avremmo agito era il sentiero sterrato di fronte ai monumentali cancelli blindati: le possibilità erano a destra oppure a sinistra. Avevamo anche contrassegnato degli alberi in particolare, segnati sulle mappe come i più alti ed imponenti, da cui scagliare armi per distrarre i nemici, così da aprirci delle vie di fuga alternative nel peggiore dei casi.

«Per favore, Yul.» avevo la voce bassissima, perché l'ultima cosa che volevo era che gli uomini di Alaister mi sentissero implorare. Sapevo che il mio tono si era fatto incrinato e un po' lamentoso, ma era inevitabile. «Permettimi di combattere insieme a te. Non è giusto che io sia il solo a restare in disparte.» Eravamo divisi e la cosa non mi faceva stare tranquillo.

«Hel...» sospirò, ma con dolcezza. «Hai un compito ben più importante. Devi liberare gli schiavi.» Lanciò uno sguardo di sbieco agli assassini dall'altro lato del carro. «E non mi fido di loro.»

«Non vedo l'ora di chiudere questa missione e andarmene.» sibilai, scoccando un'occhiata ai sicari, che sembravano essere separati da noi attraverso un muro invisibile, nonostante fossimo sullo stesso mezzo di trasporto.

Le cronache dell'Assassino 1 - Sfavillo | 𝑩𝒐𝒚𝒙𝑩𝒐𝒚 |Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz