Capitolo 2

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Ehy Amico.
Non ci conosciamo ancora, tu sai il mio nome e la mia cotta. Ma da oggi conoscerai i miei pensieri.
Mi presento bene.
Io sono Serena, ho 17 anni. Sono mora e con i capelli mossi. Vivo in America, a Los Angeles. Dove ogni sogno è realtà, tranne per i miei che sono impossibili.
Frequento una Ragioneria, non che io voglio fare la Ragioniera ma non è stata una mia decisione. Ai miei sembrava opportuno frequentare questa scuola, per un 'futuro migliore' come dicevano.
Ma questa scuola mi sta rovinando.
Non ho una cattiva condotta e nemmeno dei pessimi voti, anzi sto procedendo benissimo per una comune mortale. Mi sta rovinando perché molte persone pensano che la sia la scuola adatta a me, data la mia bravura.
Ma io la disprezzo, non c'è giorno in cui io ho voglia di andare in quella scuola, sedendomi al mio solito posto con le solite materie ascoltando le solite stronzate dette da compagni e professori.
Posso dire che l'unica cosa per cui sto ancora frequentando questa scuola è Jimin, lo so sembra da spastici rinunciare alle proprie qualità andando in una scuola che limita il tuo pensiero. Ma per vederlo sorridere farei questo ed altro.
Lui è un anno più grande di me, più socievole e più affettuoso, insomma, il mio contrario. Ancora oggi non capisco come abbiamo fatto ad essere migliori amici, ma è stata la cosa più bella a me capitata.
Sono ripetitiva lo so.
La sua compagnia è formata da sei ragazzi. Kim SeokJin, Min Yongi, Kim Namjoon, Jung Hoseok, Kim Taehyung e Jeon JungKook.
Non sono Americani, ma sono Coreani e hanno lasciato il loro paese nativo pur di rimanere uniti con il loro compagno.
Loro sono le persone più importanti per Jimin, ho sempre stimato quei ragazzi nonostante non parlassimo mai, ma io gli osservavo da lontano, vedevo quanto ci tenevano l'uno per l'altro, una specie di famiglia. Molto unita.
Sai, oggi mi hanno notata. Non perché sono andata li a parlargli ma come al solito Tiffany e le altre sgualdrine hanno deciso di rovesciarmi un secchio d'acqua, davanti ai ragazzi.
Io non ho fatto parola, non ho reagito e ormai ero abituata ad essere lo zimbello dell'istituto.
Ma oggi è successa una cosa strana, Jin il più grande della sua compagnia è venuto a chiedermi come stavo, sentivo che dal suo accento non riusciva ancora a parlare bene la lingua, a quel suo gesto la mia parte interiore si divise a metà. Una che apprezzava e l'altra che disprezzava, era tipo 'hey, mi hai fatto pena per questo ti parlo' e li ero infuriata, poi il mio sguardo cadde su Jimin e in quel momento mi stava fissando ma appena instaurato il nostro breve contatto visivo lui si girò e se andò con il resto dei ragazzi.
Jin era ancora davanti a me, ma lo ignorai, sbattei la porta dell'armadietto e me me andai.
Basta, questa storia doveva finire. Sono stanca di essere guardata male o anche presa in giro per i miei modi. Sono stanca di fare l'agnello ferito che sopporta ogni ingiustizia dal lupo.
Mi sono promessa che cambierò, e anche se non sarà rapido io ce la farò. E otterrò la cosa più importante.
Park Jimin.

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