Capitolo 18

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Park Jimin oggi muori.
Quelle commesse/stronze si avvicinarono a me.
<< Non toccatemi o sarà peggio per voi. >> cercai di intimorirle.
Ma ahimè, era troppo tardi.
Vedevo i miei capelli legati, il mio corpo avvolto da un vestito troppo corto per persone come me, e ai piedi sentivo dei tacchi troppo alti per chi non sa neanche camminarci.
Dopo 30 min. Ecco che quel bastardo entra nella Boutique.
Vendetta.
<< Finalmente ti si può guardare. >> disse seriamente.
Non feci caso alle sue parole, più che altro provavo a concentrarmi sul non cadere.
'Accidentalmente' infilai uno dei mie possenti tacchi in un piede di Jimin, ben ti sta.
<< Ma sei scema!? >> disse contorcendosi dal dolore.
<< Ops. Non volevo giuro. >> dissi ridendo e facendo finta di nulla.
<< Cosa facciamo ora? >> chiesi, di nuovo.
<< Andiamo in un bel posto, tanto i tuoi genitori non diranno nulla come sempre. >> disse.
Nonostante le sue parole erano così azzeccate e io ormai ne ero consapevole, sentirle dette da qualcun'altro al di fuori di me era come essere trafitti da lame, perché nonostante sia la verità, faceva male.
<< Okay. >> dissi solamente, non volevo aggiungere altro o quella conversazione sarebbe finita a malo modo.
Mi accorsi che Jimin mi stava guardando da un po' di tempo, imbarazzante.
<< Cos'hai da vedere? >> sputai acida.
<< Nulla è che.. Mi sembra improbabile tutto questo.
Ti conosco più di me stesso e ancora mi stupisco a vederti, sei cambiata moltissimo, insomma, non sei più la ragazza che piangeva quando non venivo a giocare con te. >> disse, aveva ragione che non sono più la stessa di prima ma come è successo che non è riuscito a comprendermi?
Era abitudine che se qualcosa non andava e io non lo dicevo, lui con solo la mia espressione facciale riusciva a  capire che si trattava qualcosa di infelice o che avevo troppi pensieri che mi confondevano, capiva come mi sentivo e sapeva come confortarmi.
Sempre.
Ma ora? Sembra diverso, tutto quello per cui ho aspettato 4 anni.
<< Le persone possono cambiare, ma se le conosci nel profondo capisci che una traccia del passato è sempre rimasta. >> dissi.
Non sapevo perché. Non ho avuto neanche il tempo e il modo di pensare alle parole ma ormai le avevo dette.
Erano vere dopo tutto.
Andai avanti e lo sorpassai ma sentivo che lui era li a guardarmi.
<< Ti muovi o devo pensare che mi stai fissando il culo? >> dissi scherzando.
<< Sì? Arrivo. >> disse con fare imbarazzato.
<< Ah l'aria è fresca ed è così rilassante stare qui che essere a scuola in mezzo alle parole noiose dei prof e i comportamenti stupidi dei ragazzi. >> dissi inspirando e alzando le braccia in modo rilassante.
<< Di cosa ti lamenti?
Sei bravissima a scuola e non hai nessun debito da recuperare o qualche media da sistemare, ti invidio.
Ah, ma disegni ancora?
Mi ricordo ancora i ritratti che a volte mi facevi o quando ritraevi i paesaggi di campagna. >> disse con un sorriso piacevole nel suo bel viso.
Ma io non riuscivo a ricordare piacevolmente quei momenti, perché nonostante siano felici, dietro si nasconde la sofferenza di quando avevo capito che sarebbero stati gli ultimi..
Felici.
Perché tutto il resto, successo dopo ha iniziato a fare schifo.
<< No. Non disegno più. >> dissi freddamente da poter farlo notare a chiunque.
<< Perché? È una delle cose che ami fare non dovresti smetter->>
<< Ho detto di NO lo capisci o devo disegnartelo? >> risposi infastidita e fermandomi di scatto.
<< Se hai intenzione di portare a galla il passato fino ad arrivare al punto in cui te ne sei andato baciandomi e facendomi soffrire come un cane perché non riuscivo a stare senza di te... È meglio finire la giornata qua. >> lo zittii all'istante.
Non stavo più sopportando l'atmosfera era così pesante e respirare sembrava così difficile.
Presi il mio zaino e me ne andai non sapendo dove, ma dovevo andarmene.
Camminai per un po' per poi mi fermai in un parco sedendomi su una panchina e rilasciando la testa in dietro per sentire il venticello fresco sul mio viso stressato.
<< Serena sei tu? >> disse.
Chi è adesso? Voglio starmene da sola.
Alzai la testa guardando attentamente.
Oh Jin.
<< Ciao. >> dissi sorridendo felice d'incontrarlo.
<< Cosa ci fai qui, vestita così bene mentre dovresti essere a scuola? >> chiese.. Oh sai il tuo caro amico mi ha trascinato via da scuola costringendomi a salire in treno per poi trascinarmi in una Boutique pietosa in cui hanno cambiato i miei vestiti e dove mi hanno dato dei tacchi per vendicarmi.
<< Mi andava di cambiare aria. Tutto qui. Tu? >> risposi solamente, ma sorridendo.
<< Ah capisco, ho appena finito di fare delle commissioni per l'Università e avevo intenzione di tornarmene a casa.. Ma.. Credo di dover far compagnia ad una barbona che mi sta proprio davanti. >> disse sedendosi accanto a me.
<< Ehi, barbona a chi!? >> risposi tirandogli un pugno sulla spalla che ovviamente fa più male a me che a lui.
Bene dai.
Stavamo ridendo come mai e la cosa era troppo piacevole per farla finire, ora sì che ho voglia di stare assieme a qualcuno in questa giornata iniziata male.
Dopo aver parlato del più e del meno decidemmo di andare a bere qualcosa, il tragitto è stato sempre fra risate e pugni in spalla, arrivati, lui prese un normale succo d'arancia mentre io mi accontentai di una semplice bottiglia d'acqua.
<< Mm, hai chiarito con Jimin? >> disse tra un sorso e l'altro.
<< Beh.. È complicata la storia.. Troppi ricordi che formano un blocco per me e quindi non riesco ad essere del tutto felice con lui senza qualche pensiero negativo. >> dissi..
Non entrai nei dettagli per evitare possibili domande.
<< Ah, capisco.. Beh la prossima volta che lo farai arrabbiare avvisami prima di farmi prendere un pugno in faccia all'improvviso. >> disse ridendo.
<< Shh. Te lo sei meritato. >> affermai sicura di me stessa.
<< Ah sì? E cosa avrei fatto da meritarmi un pugno? >> chiese maliziosamente.
Sentivo le mie guance accaldarsi e le labbra pulsare istintivamente.
Abbassai d'istinto lo sguardo, ma lui mise due dita sotto il mio mento per alzarmi il viso e guardarmi negli occhi.
<< Serena? >> continuò a guardarmi e il mio sguardo s'impossessò delle sue labbra che venni colta in fragrante.
<< Bevi il tuo succo e stai zitto. >> dissi prendendo la sua bibita posizionandola davanti al suo viso e abbassando il mio sguardo.
<< Sìsì, ho capito. >> disse ridendo sempre con sguardo malizioso.

Un brutto presentimento, che avrà capito?

Sempre noi.Where stories live. Discover now