17- Chapter Seventeen

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<<Mancavi solo tu ad illudermi Kit>> sussurrò Bethany esausta. Il riccio la guardò attentamente, come se la stesse studiando, iniziando a battere il dito con l'anello sul labbro inferiore, quasi indeciso. <<Non è il luogo per parlarne comunque, speravo solo di farti tranquillizzare, mi hai fatto spaventare>> sussurrò.

<<Ho capito, ti hanno pagato per dire queste cose, perfetto, mi sta bene, ora lasciami in pace>> dichiarò lei iniziando a spostarsi per dargli le spalle. Non aveva sicuramente bisogno di conoscere un altro lato misterioso di Kit, insomma non ne aveva voglia, tanto da lì a poche settimane non si sarebbero mai più rivisti.

<<Sei sempre così orgogliosa?>> le domandò il giovane, con un tono calmo, sembrava quasi volesse intraprendere una conversazione normale.

<<Sei sempre così bipolare?>> rispose Beth con un'altra domanda, sperando di farlo innervosire, in modo che se ne andasse, ma al contrario di quel che credeva, lo sentì ridere piano. <<Lascia che ti porti nella tua camera, almeno>> disse quindi, infilando le braccia fra il divano e il corpo di Bethany, che con poco sforzo venne sollevato. La bionda si aggrappò al collo di Kit, alzando gli occhi al cielo, sperava che si sbrigasse, ma questo sembrava rallentare ad ogni passo.

<<Alzi ancora gli occhi al cielo con me?>> domandò lui.

<<E tu torni ad essere bipolare>> constatò ad alta voce Beth, guardandolo.

<<Non sono bipolare>> si difese. <<Solo che ho dei problemi con la rabbia Morgan>> affermò posando gli occhi scuri su di lei. <<E non azzardarti a dire una parola al riguardo>> si affrettò a dire vedendo che stava per rispondergli come suo solito.

Bethany si trovò a trattenere un sorriso, si maledì per questo, ma cosa poteva farci? Non poteva di certo iniziare a reprimere anche i suoi istinti, oltre alle emozioni.

Per fortuna Kit non parlò più per tutto il tragitto, che comprendeva le scale e vari corridoi, quella casa era davvero immensa rispetto alle altre. Quando arrivano nella modernissima camera da letto assegnata a Bethany, Kit la posò delicatamente sul materasso ed in quel momento lei capì di essere veramente stanca. Tanto stanca che una forza invisibile le spingeva il corpo contro il materasso morbido, sottolineandone la pesantezza.

Il riccio accese una luce sul comodino, accanto al letto e si permise di sedersi accanto a lei, la quale si era voltata su un fianco, verso di lui. <<Lo sai che te la farà pagare>> iniziò a dire. <<Eric intendo>> continuò.

<<Cosa c'è peggio di questo?>> chiese lei senza più guardarlo.

<<C'è sempre qualcosa di peggio Morgan>> iniziò a sussurrare lui. <<Quando credi che il mondo stia andando a rotoli, qualcuno ti ricorda che c'è sempre di peggio>> ripeté abbassando la voce, cercando di trasmettere le emozioni che stava provando: dispiacere e rammarico.

<<Sei d'aiuto Kit>> affermò Bethany spostando lo sguardo verso di lui, il quale cominciò ad abbassarsi per far arrivare i visi alla stessa altezza, pur mantenendo una certa distanza.
<<É tutto complicato Morgan>> le sussurrò. <<Ma..domani ti spiegherò meglio okay? Ora cerca di riposare>> le disse.
<<Come vuoi>> rispose la bionda, cercando di ignorare tutte le cavolate che erano uscite dalla bocca dello scorbutico, diventato pure bipolare. Gli diede quindi le spalle e non ci mise molto ad addormentarsi, per fortuna.

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<<Ricordami dove stiamo andando>> affermò Bethany il giorno dopo, seduta sul sedile del passeggero, accanto a Kit che stava guidando da una decina di minuti.

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