25- Chapter Twenty-five

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Fu tutto molto veloce ed immediato, tanto che Bethany pensò persino di averlo sognato.

Era stata presa di peso da un uomo e successivamente allontanata da Kit, il quale rimase inerme in mezzo alla stanza, non riuscendo bene a capire la situazione.
Simon aveva urlato ordini a destra e manca, ordini che la giovane non riuscì a capire, dato il suo stato di shock. Così, in meno di qualche minuto, si ritrovò in una lussuosissima stanza da letto, da sola, senza che vi fosse il minimo rumore.

Si guardò attorno spaesata: vide un letto enorme, un altro paio di porte, una finestra che portava al balcone e una tv.
Si abbandonò sul tappeto morbido che riuscì a raggiungere e pian piano capì e ricordò.
Non era riuscita a guardare un'ultima volta Kit, non era riuscita a reagire contro Simon, ma soprattutto non si era ribellata alla presa della guardia.
Improvvisamente fu come se tutto fosse ricominciato: lei in mezzo ad una camera sconosciuta, con uomini sconosciuti che la tenevano sotto ostaggio.

Eppure Simon pensava di conoscerlo.

Perché? Perché quel dannato le aveva fatto una cosa del genere?. L'idea che il rifiuto potesse averlo stravolto, passò dalla mente di Beth, ma non la convinse. Un giovane uomo sano di mente non reagisce così davanti ad un asso di picche. La sorella di Kit e molte altre giovani erano cadute nella sua trappola, o strappate via dalla propria vita, non poteva essere che tutte lo avessero rifiutato.

Ed ora Bethany era lì, in quella stanza illuminata dalla flebile luce del sole, senza sapere cosa stessero facendo a Kit, senza sapere se sarebbe mai tornato a prenderla, ma soprattutto senza sapere cosa Simon avrebbe avuto in serbo per lei.
Per fortuna, o sfortuna, non rimase da sola al lungo, riempiendosi di domande alle quali non avrebbe mai dato una risposta,  perché qualcuno entrò nella stanza, richiudendo la porta dietro di sé.
<<Il letto è più comodo>> parlò Simon, senza che Bethany si voltasse.

<<Casa mia è più confortevole>> rispose lei guardando dritto avanti a sé, verso il balcone che dava sul giardino. Il giovane si fece più vicino finché non si sedette di fianco a lei, la quale si allontanò leggermente, di modo da lasciare un bel po' di spazio fra lei e quell'essere.

<<Non voglio farti del male>> disse, ma questo non servì a far voltare la giovane. <<Sul serio Bethany, è solo che..>> si fermò lasciando le parole in aria.
Lei continuò a rimanere in silenzio, sperando che raccogliesse le idee e che le parlasse, le spiegasse cosa diavolo fosse successo fino a quel momento. <<Io ti voglio per me e forse non lo capisci e non approvi, ma vedrai che passerà ed imparerai ad accettarlo>>.
<<Simon sparisci dalla mia vista>> sussurrò rabbiosa Beth.

<<Non ti permetterò di parlarmi così>> affermò il giovane prendendole il braccio, facendola così voltare per forza, di modo che i loro occhi si incrociassero.
Era un pazzo, le sua pupille erano troppo nere e le sue iridi troppo chiare. Bethany pensava di conoscerlo, pensava che fosse un bravo ragazzo, un po' strano ed insistente, ma gentile e disponibile. Invece..
<<Dato che è la tua prima sera qui farò come se non mi avessi rivolto quel tono>> iniziò a dire alzandosi, mollandole il braccio. <<Questa sera verrai a cena, ma non te la porterà qualcuno solo perché sei troppo testarda da non uscire da questa stanza, verrai, se no farò in modo che qualcuno ti ci porti>> affermò in tono duro, ricordandole la prima sera, nella prima casa, quando Kevin le aveva portato la cena.
<<Oh Bethany>> la chiamò quando fu di nuovo sulla porta. La giovane si voltò appena mostrando solo il profilo. <<Ti ho fatto preparare un abito, mi sembra chiaro che tu debba indossarlo>> aggiunse prima di chiudere la porta.

E fu di nuovo da sola.
Chiuse gli occhi ed iniziò a respirare, concentrandosi ad ispirare correttamente, ricordandosi le parole di Kit, le sicurezza che le aveva dato, i baci e le promesse che le aveva fatto. Espirò buttando tutto fuori ed aprì gli occhi alzandosi.

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