◇─ Capitolo ventiquattro ─◇

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Lunedì, è cominciata un'altra settimana. Arrivo a scuola con la nostalgia della giornata passata a mare con gli altri. Fuori scuola trovo Kori ed entriamo insieme in classe. Poco dopo arrivano anche Dick e Victor, ma di Mark non c'è la minima traccia. Non è la prima volta che arriva in ritardo, ma non ne capisco il motivo. Mezz'ora dopo l'inizio della lezione Mark compare sulla soglia della porta con la fronte imperlata di sudore, non ha un'ottima cera. Il professor Smith lo ignora e senza parlare Mark corre a sedersi. C'è qualcosa sotto, me lo sento. Ancora non riesco a capacitarmi del fatto che mi abbia nascosto qualcosa... e se fosse grave?

Alla fine della seconda ora guardo Mark con la coda dell'occhio: le occhiaie più profonde, gli occhi piú scuri. È dall'inizio della giornata che si regge la testa con la mano e a malapena impugna la penna.
Dick, essendo il compagno di banco, ogni tanto lo scuote e cerca di tenerlo sveglio.

-Cosa gli sará successo?-, sussurro per non farmi sentire da qualcuno nella classe.

-Tu sei la sua ragazza-, sussurra Kori avvicinandosi a me. -Dovresti sapere che cos'ha-. Sento il petto squarciarsi e una voragine piena di sensi di colpa prendere il posto dei polmoni e del cuore. So benissimo di essere la sua fidanzata, e che dovrei sapere cosa gli succede, ma Mark è un vero e proprio mistero anche per me. Voglio fidarmi di lui, non voglio sembrargli una fidanzata impicciona che non pone fiducia in nessuno.

-Gli parlerai?-, mi chiede Kori segando sul quaderno qualche appunto. Le rispondo dopo aver rimuginato sulla domanda.

-Sì, gli parleró. Promesso-. Passata anche la terza ora, non appena arriva la ricreazione, salto dalla sedia e scatto verso il banco dei ragazzi. Dick mi fa posto e mi lascia sedere vicino a Mark.
Ora che sono più vicina a lui, riesco a vedere molto più chiaramente il volto trascurato. Mark gira lentamente la testa verso di me e sorride, come fa tutti i giorni quando mi vede.

-Mark, non hai un'ottima cera-, gli dico, spostando una ciocca bionda dalla sua guancia. -È successo qualcosa?-. Rimane in silenzio per pochi secondi, senza smettere di accarezzarmi i capelli.

-Ho solo avuto un pò di insonnia in questi giorni-, sussurra e tossisce. -La sveglia non ha suonato stamattina-. Annuisco e rimango in silenzio.

-Ehi, Rachel-, mi chiama Victor. -Il prof di chimica porterà presto i compiti che abbiamo fatto tempo fa-, mi ricordo di quella giornata come se fosse stata ieri. Quella è stata la prima volta che le mia mano e quella di Mark si sono sfiorate, ed è stata l'ultima giornata in cui mi sono sentita forte senza di lui.

-Sì, e quindi?-.

-Chi ha avuto i voti migliori potrebbe essere scelto per avere una borsa di studio a Londra!-, sgrano gli occhi appena realizzo che ha detto il mio amico. Ho sempre voluto fare un viaggio all'estero, specialmente se la causa è lo studio. Mark riacquista la sua personalità allegra e comincia a strapazzarmi di abbracci.

-Mandaci tante cartoline-, esclama Kori facendo un cuore con le mani. Rido e ricambio il cuore. Il solo pensiero di Londra mi rende entusiasta, una città piena di storia quanto affascinante. Passare qualche mese lì sarebbe davvero il massimo. La giornata vola via come un soffio di vento, le lezioni sono state abbastanza tranquille.

-Quanto tempo resterai a Londra?-, mi chiede Kori mentre scendiamo le scale dell'ingresso della scuola.

-Kori, non iniziare-, la stoppo io. -Su questa storia della borsa di studio a Londra sono impreparata quanto te-.

-Capisco-, mormora passandomi davanti. -Hai già parlato con Mark riguardo a stamattina?-, tossisco violentemente e poggio una mano sul cuore. Kori si avvicina a me impaurita e reggendomi per un braccio.

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