◇─ Capitolo ventisette ─◇

322 28 64
                                    


Mi sveglio al caldo e all'asciutto. Sono ancora viva. Apro lentamente gli occhi, è tutto molto sfocato. Non riesco a muovere le braccia, mi fanno male. Cerco di dire qualcosa ma dalla mia bocca esce un rantolo.

-Ben svegliata-, dice una voce profonda. Provo a girare un pò la testa per capire da dove viene il suono, ma ho il collo indolenzito. -Sono qui-, continua la voce dopo qualche secondo di silenzio. Mi sforzo di rendere l'immagine nitida e in qualche modo ci riesco: davanti a me compare una figura in piedi, appoggiata alla parete vicino al letto dove sono stesa.

-A-Abel?-, chiedo con voce roca. La figura si avvicina fino ad arrivare a pochi centimetri dal mio viso. Poggia una mano sulla mia fronte e la preme con forza. Poco dopo la toglie e scuote la testa, in segno di disapprovazione.

-Sei bollente-, commenta allontanandosi. -Che diavolo ti è preso? Hai la più pallida idea di come ti abbia trovato?-, le sue parole raggiungono le mie orecchie rimbombando e causandomi un gran mal di testa. Non riesco a ricordare niente, è come se avessi dimenticato tutto ciò che mi è accaduto in questi giorni. Devo aver preso una bella botta.

-Non mi ricordo... più nulla-, ogni parola pronunciata mi fa bruciare sempre di più la gola. Le labbra di Abel si serrano e la sua espressione cambia radicalmente, diventando acida e furiosa.

-Allora ti rinfrescherò io la memoria. Stamattina ti ho trovata distesa su una strada isolata di Miami bagnata fracida dalla pioggia e con ferite sulla testa e sulle ginocchia. Avevi anche il viso molto rosso-, mi racconta stringendo i pugni. Improvvisamente cambia tutto, tutti i tasselli tornano al loro posto. Ricordo di stamattina, quando Mark ha ridotto il mio cuore in un cumulo di cenere e li ha calpestati senza pietà. Ricordo le mie grida, le mie lacrime e la mia corsa senza sosta per riprendermelo. Ricordo anche la caduta e la pioggia. E' tutto così doloroso, ricordare è proprio ciò che mi mancava per rattristirmi ancora di più.

-Immagino che tu abbia avuto un motivo logico per buttarti sotto la pioggia e beccarti trentanove di febbre-, aggiunge a denti stretti. Provo a parlare ma non ci riesco, ho la gola che brucia e l'amaro in bocca.

-Non riesco a vivere senza di lui-, pronunciare il suo nome è una sofferenza, ricordarlo anche. Ho sussurrato quelle parole, ma non abbastanza per far sì che Abel non sentisse.

-Ovvio-, inizia lui con tono impassibile. -Un biondino qualunque ti lascia e tu vai subito in depressione. E' proprio questo che intendo quando dico che alla vostra età commettete solo sbagli. Siete schiavi dell'amore, anzi, alla vostra età l'amore non esiste. Confondete una qualunque cotta del liceo con un sentimento ancora più grande. E appena le vostre idee vanno in fumo cadete come foglie in autunno. Eppure ti credevo una ragazza sveglia... non come Kori, che continua a dire che l'amore è in tutte le cose-, prende fiato e si allontana, appoggiandosi all'armadio.

Vorrei tanto gridargli in faccia, ma non riesco ad alzare più di tanto la voce. Abel non capirà mai cosa vuol dire essere innamorati alla mia età: è un privilegio che non può più permettersi, è un peccato che non può più compiere.

Lentamente riconosco il luogo in cui mi trovo: la camera di Kori. L'ho riconosciuta dalla foto di sua madre appesa al muro, e anche dal colore rosa. Ripensando a Kori mi viene in mente una domanda che non ho mai potuto fare ad Abel.

-Perchè?-, Abel si gira lentamente.

-Di che stai parlando?-.

-Tratti male tutte le persone che circondano Kori... tranne me. Perchè Abel? Per caso io... insomma...-, Abel fissa il pavimento con sguardo malinconico. Non l'ho mai visto così pensieroso e abbattuto.

-No Rachel-, mormora. -Tu non mi piaci, almeno nel senso che pensi tu. Mi piaci come amica per Kori-, fa una breve pausa mentre io mi sento più sollevata. Per me sarebbe stato alquanto imbarazzante sapere che il fratello della mia migliore amica era innamorato di me. Abel sospira e si avvicina alla scrivania di Kori. Su di essa è poggiata una fotografia di lui e di lei da piccoli. La guarda rattristito, quasi come se Kori fosse partita e non fosse mai più tornata.

Infinite Volte Where stories live. Discover now