◇─ Capitolo trentatrè ─◇

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DA RISCRIVERE

La mattina seguente, verso le nove, ci ritroviamo tutti nel salotto della casa di Kori per fare colazione.
La luce del sole mi pizzica gli occhi, ma la notte in cui siamo arrivati era parecchio fredda: non mi dispiace il calore solare, dopotutto.

-Questa casa mi è mancata così tanto...-, mormora Kori guardando fuori dalla finestra che affaccia sul lago. -Dopo andiamo sulla riva dell'Erie, vero Abel?-.

-Kori, siamo arrivati solo ieri notte-, risponde Abel. -Diamo tempo al tempo-.

Kori sbuffa col naso. -Ma resteremo qui solo due giorni! Come facciamo a visitare la città e a goderci anche il lago?-.

-Be', a quanto pare dovrai rimuovere qualche impegno dalla tua lista-, alla risposta irritante del fratello, Kori serra le labbra e agita la coda fulva, lanciandomi uno sguardo poco entusiasta.

Dick le fa segno di andarsi a sedere vicino a lui. Sbatto gli occhi e mi guardo intorno: abbiamo passato l'intera notte a scaricare i bagagli, e visto che la famiglia Jones ha trascurato la casa in quest'ultimo periodo, era piena di polvere, così abbiamo dovuto anche rimuovere lo sporco.

-Ho la schiena a pezzi-, si lamenta Tiffany.

-A chi lo dici-, aggiunge Victor lasciando che la testa venisse retta dal palmo della sua mano.

Resto in silenzio per tutta la durata della colazione, scambio qualche parola con le ragazze mentre laviamo i piatti e gli altri pensano a sistemare gli ultimi dettagli della casa -il televisore, le luci, l'acqua-.

Mentre sto asciugando un piatto, Kori si avvicina a me.

-Ieri ho visto... quello che è successo-, inarca le sopracciglia, riportandomi alla mente il ricordo di ieri notte.
Non posso credere che il destino mi abbia giocato uno scherzo simile.

-Ti prego, non ricordarmelo-, la imploro sconsolata. -Prima mi regge la porta, poi si allontana senza neanche guardarmi, e poi l'evento di ieri sera... io non capisco più nulla!-, sbotto e per poco non lascio cadere il bicchiere che reggo tra le mani.

-Si sistemerà tutto-, dice Kori, comprensiva. -Non sei l'unica a cui capitano queste cose-.

-Tu dici?-, la sua risposta è un movimento del capo, in segno di approvazione. Sussurro qualcosa di incomprensibile e sbuffo di nuovo.

-Nessuno dovrebbe sentirsi così tanto confuso-, mormoro. -Vorrei non essermi mai innamorata-.

-Non andare subito a conclusioni affrettate, non affogare le tue speranze in un abisso dal quale non possono più riemergere. A tutto c'è un rimedio-, sbatte le ciglia e mi rivolge un sorriso quasi materno.

Ripenso alle sue parole... "Affogare", "abisso dal quale non possono più riemergere".

Dove mi porterà mai questa storia?

Sospiro e riprendo ad immergere le stoviglie rimanenti nell'acqua calda, e terminato anche questo impegno, andremo sul lago Erie.

Circa venti minuti dopo, siamo pronti per uscire di casa e trascorrere una giornata all'aria aperta, in mezzo alla natura e goderci il panorama mozzafiato del lago.
Kori non sta più nella pelle: continua ad agitarsi ed ogni volta che incrocia Dick gli stampa un bacio sulla guancia, e lui non ha neanche il tempo di ricambiare che lei schizza via verso un'altra stanza. Spero per Kori che Abel faccia finta di non vedere tutti quei baci, e forse dovrei ignorarli anche io.

-Siete pronti?-, chiede Victor sulla soglia della porta.

-Per me, possiamo partire-, risponde Mark sistemandosi un ciuffo biondo.

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