◇─ Capitolo ventisei ─◇

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Arrivata a casa, mi lavo e prendo un respiro profondo. Le cose non stanno andando bene, peggiorano ogni giorno che passa. Mi fermo davanti allo specchio del bagno, immaginando Mark sorridente e pieno di energia. Non come prima, abbattuto e perso nel dolore. Ho sempre saputo che le perdite sono come ferite profonde e indelebili, ti divorano e ti consumano finchè non ci fai l'abitudine.
Ho sempre saputo affrontare le tante perdite che ho avuto nella mia vita.
Ma quella di Mark... no.
Quella di Mark non la supererò mai.

-Kori, mi hai chiamato?-, mi accomodo sul divano e tamburello le dita sul bracciolo.

-Dove sei stata per tutto questo tempo?!-, grida dall'altro lato del telefono irritata. Alzo gli occhi al cielo e sospiro.

-Diciamo che non sono stata a spassarmela-, le rispondo fingendo un tono ironico. Per un minuto il silenzio avvolge tutta la stanza, facendomi sentire sola.

-In che senso?-, chiede Kori.

-Vedi Kori-, le parole mi muoiono in bocca. -Ellen è finita in ospedale e...-, non riesco a terminare la frase che un lungo verso di dispiacere raggiunge il mio orecchio.

-Come... come è successo?!-, domanda dispiaciuta. Questa volta rimango io in silenzio. Fisso la strada dalla mia finestra, ripensando a Mark. Suppongo si sia alzato giá da un pezzo, dopo cena lo chiamerò per dargli la buonanotte.

-Ha avuto un incidente in strada-, dico vaga. Non voglio raccontarle tutti i particolari, è giá abbastanza dura parlarne. Sento Kori fare un altro verso, questa volta di approvazione. Stranamente sembra più distratta del solito: che le sia successo qualcosa?

-Kori, tutto bene?-, le chiedo preoccupata. -Puoi dirmi tutto-, aggiungo per rassicurarla. Kori sospira e rimane in silenzio per qualche secondo.

-Be',- inizia lei -non te l'ho detto subito perchè non me la sono sentita di parlarne all'istante-, annuisco e aspetto che continui. Qualcosa nella mia testa mi fa pensare che il problema di Kori riguardi Abel o Dick.

-Vai avanti-, la incito.

-Ti ricordi quando siamo andati al mare, pochi giorni fa?-.

-Sì, e quindi?-, chiedo ormai incuriosita.

-Quella sera... io e Dick ci siamo messi insieme-, pronuncia le ultime parole a bassa voce: evidentemente Abel è in casa. Salto sul divano e mi sento improvvisamente sollevata, finalmente Kori ha avuto ciò che aspettava da tanto tempo.

-Congratulazioni, finalmente ce l'hai fatta!-, la sento ridere, per poi tornare improvvisamente seria.

-Non sei contenta?-, chiedo per farle sputare il rospo. La sento mormorare qualcosa di incomprensibile e poi tossire.

-È sempre lui il problema-, sussurra. -Sempre e solo Abel!-, esclama a tono più alto. Ritorno sul divano e cerco di non scoppiare dalla rabbia. Abel mi ha proprio rotto, non vedo l'ora che arrivi domenica, così se ne andrá via.

-Cos'ha combinato?-, chiedo serissima.

-Non ha fatto nulla-, dice con tono fermo. -Sono io che mi sento in colpa! Sai che domenica se ne andrá, e io non gli ho ancora detto niente. Non ho neanche provato a parlargli riguardo a ciò che aveva fatto a Dick quel giorno, da Alexandra. Io non so che fare, ho paura che Abel possa diventare più possessivo di quanto non lo sia giá... e che possa farmi rompere con Dick-, i singhiozzi diventano sempre più numerosi.

Mi gratto la testa, pensando cosa dirle per consolarla. Kori è una brava ragazza, non merita di avere tanti dubbi riguardo il suo futuro.

-Kori, questa volta Abel non potrá fare niente-, dico bagnandomi le labbra. Smette di singhiozzare.

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