◇─ Capitolo trentacinque ─◇

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M a r c u s
L o g a n

Il sollievo si espande in tutto il mio corpo appena sento le mie mani afferrare qualcosa di freddo. Stringo più forte e tiro con forza verso di me. La testa di Rachel fuoriesce con uno schizzo improvviso. E poi, come un macigno, cade pesantemente sulla mia spalla. I capelli color cioccolato fondente le coprono il viso, impedendomi di trovare i suoi occhi, la sua bocca. La stringo ancora più forte, per paura di farla scivolare nell'acqua. Ma non resisterò ancora per molto: con Rachel in braccio, è ancor più complicato restare a galla. Mi faccio forza e cerco di nuotare verso la riva. Ogni secondo che passa mi sento sempre più debole, come se avessi un'ancora legata ai piedi, che mi trascina sempre più in profondità. Il livello dell'acqua mi sfiora il mento, due volte mi ha coperto il viso, fino al naso.

Ma devo continuare. Voglio continuare per Rachel. Avrò bisogno di tantissime spiegazioni, quando si sarà ripresa. La terraferma sembra non avvicinarsi mai, sto sprecando energie senza ottenere niente in cambio. Improvvisamente mi trovo nel panico, con Rachel tra le braccia e priva di sensi, circondato da acqua gelida e senza nessuno che possa aiutarmi.
Non so più che cosa fare, e insieme alle forze, stanno andando via anche le speranze. Eppure procedo, c'è qualcosa - che non so spiegare − che mi spinge a raggiungere la riva. È una fiamma ardente, che allevia le sofferenze causate dal gelo e mi rifornisce quel poco di forze che mi servono per continuare.

"Resisti, puoi farcela", continuo a gridare nella mia mente, aggiungendo sempre più violenza nelle bracciate, così tanta da alzare enormi schizzi d'acqua che vanno a finire sui miei capelli e su quelli di Rachel. Poi accade ciò che aspetto da quando sono in acqua. Sotto i miei piedi c'è finalmente terra, il vuoto è sparito, come la sensazione di essere trascinato giù negli abissi. Ho le gambe tremanti e le braccia indolenzite, ma se questo mio sacrificio servirà per mettere in salvo Rachel, allora sono disposto a farlo un'altra volta.

Esco dall'acqua portando Rachel a mo' di sposa, per poi posarla con dolcezza sulla spiaggia di ciottoli. Sposto i capelli corvini dal suo volto inespressivo e mi incanto a guardarla. È così spenta, pallida, fredda... non ce la faccio a vederla ridotta in questo stato. Le accarezzo una guancia, poi il mento, fino ad arrivare alla base del collo ed infine alla clavicola. Poso le labbra sulla sua fronte, imperlata da gelide gocce cristalline. Mi allontano due secondi dopo, sconcertato dalla temperatura tanto bassa del suo corpo.

Lancio uno sguardo anche alle mie braccia. Le osservo tremare e d'istinto strofino le mani una contro l'altra. Non ho pensato a me per tutto il tempo, la mia unica preoccupazione è stata... Rachel. Quella fiamma che prima minacciava di diventare un incendio di dimensioni pazzesche, ciò che mi portava a raggiungere la riva... era Rachel. Porto di nuovo lo sguardo sui suoi occhi chiusi e scuoto la testa, confuso. Ci sono troppi pezzi che vanno assemblati, troppe domande che necessitano di risposta. E chissà quante spiegazioni che dovrò dare agli altri, partendo dal fatto che mi sono svegliato nel bel mezzo della notte e ho sentito qualcuno uscire di casa?

Una fredda folata di vento mi riporta alla realtà, con Rachel ancora senza sensi ed io che muoio per il gelo. Mi guardo intorno e inizio a tastare la terra piena di ciottoli, alla disperata ricerca della mia giacca nera in pelle. L'avevo afferrata prima di uscire, pensando potesse servirmi. Tossisco violentemente, così forte che potrei vomitare la mia stessa anima.
Pochi metri più lontano da me sento qualcosa di caldo sotto il palmo della mia mano. Trovo la forza di stringerla e di portarla con me, verso Rachel.

-Andrà tutto bene... tu resisti-, le sussurro mentre la copro con la giacca. Mi assicuro che sia ben coperta e le sfioro di nuovo la guancia. -Deve andare tutto bene-. Le prendo una mano e la stringo tra le mie, premendo più volte le labbra sul dorso di essa. Il cuore inizia a martellarmi nel petto, così tanto da farmi male. La luce della luna piena illumina me e Rachel e fa risplendere il lago in un punto preciso.

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