CAPITOLO 26

4K 285 22
                                    

É passata una settimana e quasi ogni giorno, jay viene a prendermi per andare a fare un giro.

La pietra si illumina sempre più spesso e ho paura che esplode o si rompe.

La mia lupa si lamenta che aron non si muove.
Io la mando a cuccia, rispondendole che aron non ci voleva più.
Lei sbuffava ma si zittiva.

Riguardo al branco.
Le ricerche continuano e a vuoto.
Mio padre non mi da pace e vuole che esco con jay.
- non é niente, distrailo mentre noi facciamo un accordo tra branchi- dice sempre.
Ormai ho finito di chiedere e ci esco in silenzio.

Come sempre sono alla valle delle lucciole, a pensare alla situazione.
C'é un bel tramonto e guardo il cielo colorato di rosso.

Avverto dei brividi lungo tutto il corpo.

- ma guarda un po chi c'é- disse una voce che conosco fin troppo bene.
Mi alzo a sedere e guardo aron, fermo, senza maglietta e con i jeans strappati.

Mi alzo in piedi e corro per abracciarlo ma lui mi ferma, mettendomi le mani sulle spalle.
Lo guardo interrogativa.
- che stai facendo?- chiese.
- mi sei mancato- risposi sorridendo e cercando si abracciarlo ma lui mi spinge.

Sento un suono provenire dalla sua gola e lui scoppia a ridere.

- perché ridi?- chiesi confusa.
- credi davvero che sono qui per te?- chiese quasi gelido- credi davvero che dopo che te ne sei andata, sono rimasto fermo ad aspettarti?-.
- sì- risposi piano.
- ti sbagli di grosso, sono qui per presentarti la mia futura sposa- disse con un sorriso.

Se prima avevo il cuore in mille pezzi, ora sarà polvere.
La mia lupa non osa fiatare.
- ti presento xylia- disse indicando una donna ferma con una mano sul fianco.
solo ora la noto.
É alta e ha lunghi capelli neri e occhi verdi.
Sembrano illuminarsi.
-mi sembrava giusto invitarti al mio matrimonio- disse- ovviamente non puoi partecipare ma ti dirò solo che é il 23 novembre, alle cinque di sera-.
Cosa?!

Quel giorno é anche il mio compleanno e scometto che lui lo sa.
- mi ricordo di questa- disse prendendo la collana dalle mie mani.
Non riesco a muovermi, mi sento stordita e rigida.
- ne ho una identica- disse indicandosi quella al collo- serve per capire se tradisci-.
Si sporse e diede un lungo e caldo bacio alla ragazza.

La pietra si illuminó come faceva sempre.
Una consapevolezza mi colpì come uno schiaffo.
Ogni volta che la pietra si illuminava... lui...lui mi stava... tradendo...
Non riesco neanche a pensare.

Lui si stacca e mi guarda divertito.
- te la lascio, se la pietra si spezza vuol dire che siamo sposati- disse- quando si illumina e vibra, bhé, hai capito, no?-.

Non ce la faccio.
Una sola parola mi rimbomba in testa.
É quella della mia lupa...

Scappa!

Sensa pensarci due volte, scatto in una corsa disperata.
Vado in camera mia, quella da cui mi ha rapita.
Mi rintano nella cabina armadio e scoppio in un pianto disperato.

IL MIO MATE. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora