Terzo capitolo

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Suona alla porta. Una prima, una seconda, una terza volta.
La sveglia è la motivazione per cui mi alzo dal letto. A stento apro gli occhi e con la mano cerco di chiuderla.
Mi alzo dal letto, mi sistemo i pantaloni del pigiama che diventano sempre più larghi.
-Stupidi pantaloni- bofonchio stanco camminando nel bel mezzo del corridoio.
Posso solo immaginare i miei capelli, la mia faccia e tutto il resto.

Arrivo alla porta, fermandomi in tempo prima di sbatterci contro. Almeno questa volta.
Apro la porta, il spioncino viene completamente escluso.
Apro la porta, non vedo neanche la persona davanti a me. -Oniichan!- urla in modo stridulo per poi saltarmi addosso e avvolgermi in un abbraccio soffocante.
Sento il familiare primo di quei capelli biondi come quelli di Armin.
Provo a levarmela di dosso cercando di ritrovare l'aria -Historia... Historia mi soffochi- sussurro quasi senza forze.
Lei si allontana mostrando il suo sorriso smagliate e allegro come sempre.
-Scusa!- ridacchia, mentre io mi chiedo come diavolo fa ad essere così allegra e attiva a quest'ora. -Dov'è l'altro Oniichan?- entra subito in casa lasciando le valigie fuori.
Scuoto la testa con un sorriso per la sua solita sbadataggine. -Historia... Le valigie- ridacchio prendendole al posto suo. Lei fa capolino voltandosi verso di me -oh sì- sussurra cercando di prendermele dalle mani. Le afferra e con fatica provando a trascinarle per la stanza.
-Metile lì- le indicò un punto della stanza che sia più vicino a lei, così da affaticarla il meno possibile.

-Dov'è l'Oniichan?- domanda ancora spostando le valigie sul punto che le ho indicato. Dopo averle sistemate mi guarda con i suoi occhi gradi color cielo.
Armin il mare, lei il cielo. I gemelli infondo non sono... Beh, gemelli?
-È in camera sua- subito dopo le mie parole, le si illuminano gli occhi e scatta in direzione della porta.
-No, Historia non andare da lui... Potresti svegliarlo e...- sussurro a voce bassa cercando di non farmi sentire, trattenendo nel frattempo una risata.
Mi dirigo in cucina, prendendo tre tazze da latte e sistemandole sulla piccola isola di un marmo della cucina.
Apro il frigo e prendendo il latte versandone un po' su ogni tazza. Nell'angolo del ripiano noto ancora quel biglietto, lo osservo, dimenticando quasi le tazze.

-HISTORIA, COSA DIAVOLO FAI?- urla Armin nella sua stanza riuscendo a catturare la mia attenzione.
Alzo lo sguardo, provando a non ridere mentre Armin urla contro la sorella che nel frattempo credo stia cercando perdono attraverso un abbraccio.

Provo a non ridere in modo troppo sonoro mentre cerco il cacao per Historia. Una piccola grande bambina.
Mi volto e vedo sulla soglia un Armin con i capelli spettinati e lo sguardo ancora assonnato -avresti dovuto fermarla...- borbotta avvicinandosi. Alzo le mani cercando di sviare ogni colpa -ci ho provato- confesso, in parte è vero.
Lui sbuffa sedendosi davanti a me e passando poi le mani fra i capelli e il viso.
-Perché a me una sorella del genere?- domanda disperato facendomi ridacchiare.
Finisco di preparare le tazze e ne porgo una ad Armin, per poi voltarmi verso il ripiano alla ricerca dei miei biscotti.

-Che cos'è questo?- sento la sua voce incuriosita -Levi Ackerman- sussurra poco dopo incuriosito. Il mio corpo dopo quel nome è come se si paralizzasse.

Quel nome... Mi fa accapponare la pelle...

Mi volto verso di lui e lo vedo aguzzare la vista nel tentativo di leggere quel piccolo cartoncino fra le sue mani. -Chi è?- domanda guardandomi abbastanza confuso. Boccheggio appena non sapendo cosa rispondere. Non so perché mi sto facendo tanti complessi per un semplice pezzo di carta. -Beh...- biascico appena, mi gratto la nuca non trovando il modo più corretto per spiegargli il tutto, benché sembri semplice.
-Me l'ha dato l'uomo della casa editrice- sussurro evitando il suo sguardo e concentrandomi come mai sulle due tazze di fronte a me. -Mr. Hanner?- domanda ancora, annuisco senza rispondere oltre a quel semplice movimento. Alzo gli occhi incrociano i suoi, incrociando l'oceano. Vasto, infinito e bellissimo. Invidio quel colore, dove anche la persona più fredda... Anche... Lui?

Abbasso lo sguardo verso quel biglietto da visita, per poi rialzarlo quasi subito. Torno a guardare quegli occhi che tanto invidio, e che in quel momento mi guardano aspettandosi di più da me.
-E perché?- un'altra domanda... Sospiro.
Armin è sempre stato troppo curioso... Anche degli affari miei!

-Ha detto che è il lavoro adatto a me o una cosa simile...- sbuffo distrattamente -Dov'è Historia?- domando cercando di cambiare argomento. -Si è messa ad ammirare la tua camera...- sussurra a bassa voce, ma non abbastanza a bassa da non farsi sentire. -LEI COSA?- domando con tono abbastanza alto.

-Intendi chiamare?- dice provando a cambiare discorso, lo guardo male mentre lui guarda male me. Alzo gli occhi al cielo, facendoli roteare. -Io...- prendo qualche secondo di tempo, tentando di trovare una risposta a questa domanda. -Credo di...- sospiro ancora -...non lo so...- mi passo una mano fra i capelli frustrato.
Mr. Hanner mi ha rifiutato, perché Mr. Ackerman dovrebbe anche solo pensare di prendermi. E poi, chi è questo Mr. Ackerman?

-Credo che dovresti...- sussurra Armin, d'un tratto, distraendomi dai mie pensieri più profondi e complessi.
-Adiamo Eren, cos'hai da perdere? Chiama, e se anche questa volta andrà male, c'è ne saranno altre...- alza le spalle incitandomi a chiamare mentre mi porge il biglietto.
-Adesso?- gli chiedo, lui mi guarda ancora male -guarda l'orologio- borbotta mentre assottigliando gli occhi annoiato.

Alzo lo sguardo verso l'orologio appeso in alto sul muro color crema. 11:11 am.
Prendo il telefono dalla tasca e digito il numero.
Dopo neanche un solo squillo, sento la voce di una donna: -Ufficio di Mr. Ackerman, prego come posso aiutarla?- dice tutto in una volta. In quel momento Armin si alza mimando con le labbra che andava a controllare sua sorella. Annuisco rimanendo in bilico mentre sento uno strano panico dentro -S-Si salve... Sono Eren Yäger... Ehm...- Subito la donna parla interrompendo le mie poche parole.
-Oh sì, Mr. Ackerman ha richiesto di parlare con lei il prima possibile...- la voce della donna è come accogliente anche se fredda allo stesso tempo, come il lavoro richiede.
-Oh ehm... Certo...- vuole parlare con me? Il prima possibile? -Questo pomeriggio?- domanda mentre sento le sue dita picchiettare su quella che sembra una testiera di un computer. -Oggi pomeriggio?- domando a mia volta a me stesso, mi sento un idiota...
-HISTORIA!?- le sonore urla di Armin fanno da sottofondo mentre io vergognandomi provo a far finta di niente. -Cosa ne dice di domani mattina?- chiede lei intuendo i miei impegni, mentre la sento ridacchiare.

-Sì, è perfetto...- sussurro sperando che il rumore di qualcosa di fragile, probabilmente vetro, che va in mille pezzi contro il pavimento non sia vero. -Domani mattina alle 11, allora- il suo tono è deciso, mentre picchietta ancora contro i tasti. -D'accordo- sussurro sperando di non aver fatto un abissale figura di merda. Socchiudo gli occhi e istintivamente trattengo il fiato.
La sento sospirare soddisfatta -bene, Mr. Ackerman sarà felice di incontrarla- mi saluta con un semplice "a presto Mr. Yäger" e subito dopo riattacca mente io, confuso, tengo il telefono ancora attaccato all'orecchio -a domani...- sussurro al nessuno dall'altra parte.

Sʜᴀᴅᴇs Oғ Yᴏᴜ • Sfumature Di Te • ERERIWhere stories live. Discover now