Nono capitolo

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-Mi segua Mr. Yäger- Smith mi fa strada verso lo stesso palazo, io osservo le spalle larghe dell'uomo alto dieci centimetri più di me.

Tutte le persone attorno a noi ci osservano in modo strano, o per lo più, osservano me. I loro sguardi sembrano più insistenti.
Li ignoro andando avanti con l'omaccione che mi fa strada.
Passo per passo nessuno degli sguardi cessano.
Entriamo nell'ascensore. E quando le porte si chiudono, finalmente, quella sensazione scompare. Quegli occhi, quei sguardi spariscono.

Sospiro sollevato, e guardo ancora Smith.
Severamente composto con le mani unite in avanti. Uno sguardo duro e intramutabile sul viso mentre guarda le porte chiuse davanti a noi.

-Cosa vuole Mr. Ackerman da me?- domando abbastanza confuso, nella speranza che sapesse qualcosa. Anche la più stupida.
-Mi dispiace, ma non ho alcuna confidenza con gli affari di Mr. Ackerman...- ammette rimando sempre freddo e fermo nella sua posizione.

Annuisco, anche se non può vedermi.
Mi stringo nelle spalle, sentendomi più che a disagio in quel piccolo spazio condiviso con l'omaccione.

Il tempo sembra non passare, quando finalmente le porte si aprono, mostrando un altro piano.
Smith esce per primo, lo seguo e quei sguardi tornano insistenti.
Mi sento onorato quasi, ma il disagio di quegli attimi mi pervade fino a farmi stringere ancora nelle spalle.

Smith si ferma davanti alla segretaria di Mr. Ackerman.
Ymir mi guarda, mi fa un piccolo sorriso di saluto che ricambio. Ma poi la sua attenzione viene catturata da Smith.
Le ha fatto una domanda, ma non ho prestato molta attenzione.
Ymir annuisce dicendo che Mr. Ackerman mi aspetta nel suo ufficio.

Smith mi apre la porta, lasciandomi passare -buona fortuna Mr. Yäger- lo guardo confuso, capendo solo dopo il perché.
Smith, non entrerà nell'ufficio con me.
Mi lascia andare da solo, mentre quel silenzio viene invaso da quella voce sempre calma. Ma in quel momento sembrava un tuono nel bel mezzo di una tempesta.

-Non intendo pagarti un centesimo di più, va a farti fottere!- urla contro la persona dall'altra parte del telefono.
-Non osare... Cosa? Cosa credi che ti crederà qualcuno?- iniziò a ridere in modo poco sonoro e per niente divertito.
-Non provare a ricattarmi- minaccio in modo rabbioso, mentre si volta.
Nota la mia presenza. Mi guarda negli occhi, mentre io sento una strana paura invadermi mentre quello sguardo lentamente si placa.

-Non è il momento, a mai più- chiude la chiamata gettando bruscamente il telefono sulla scrivania.
Lo osserva fulminandolo con lo sguardo, per qualche secondo. Poi lo rialza, rincontrando i miei occhi.

-Ben arrivato Mr. Yäger- il suo tono è freddo, vuoto come il suo sguardo.
-Non mi ha dato molta scelta- borbotto guardandomi attorno.
Sento anche il suo, di sguardo, addosso.
Come se io fossi la preda, e lui il predatore.
-Prego si sieda- fa il giro della scrivania appoggiandosi poi contro.
Ritorno a guardarlo -perché lo fa, Mr. Ackerman? Che cosa vuole?- chiedo rimanendo fermo dove sono. -Ti ho detto di sedersi- in modo rude non risponde alla mia domanda, ma mi da un ordine che esige.

Faccio dei piccoli e impauriti passi. Che rispecchiano il mio stato d'animo.
Mi fa cenno di accomodarmi sulla solita poltrona, che io osservo un po' esitate.
Mi metto seduto su quello che sembra la stessa poltrona dell'ultima e prima volta che sono entrato in questo ufficio.

-Non vuoi proprio accettare la mia proposta di lavoro, non è così?- la sua voce sfiora le mie orecchie, facendomi quasi rabbrividire.
Ma, eppure, lui è distante. Osserva una palla sulla scrivania. Una palla di vetro, dove sembra, che la pioggia sia intrappolata al suo interno.
La prende e la tiene in una sola mano, accarezzandola dolcemente con le dita. Mentre l'altra la tiene in tasca nascosta dalla mia vista.

Sʜᴀᴅᴇs Oғ Yᴏᴜ • Sfumature Di Te • ERERIWhere stories live. Discover now