Ottavo capitolo

907 129 76
                                    

Sento il forte profumo dei libri. La carta ruvida fra i polpastrelli, carta spessa sottile. Di diverse dimensioni e anche colori.
M

a sento anche la stanchezza sei minuti che passano. Passati, a leggere.

Sbuffo, e chiudo l'ennesimo libro che dubito mi servirà d'aiuto col mio.
Mi passo una mano fra i capelli, guardo litigio sul mio polso e noto che si sta facendo abbastanza tardi.
Esco dalla biblioteca, salutando il custode che come al solito mi fa rimanere più del dovuto.

Salgo sulla bici con cui sono arrivato. E che, per fortuna, è ancora tutta intera.
Mi sento osservato. Mi volto, ma vedo solo il buio della notte che ricopre tutto.
Sbuffo pensando a quanti videogame horror ritraggono questo genere di situazione.

Inizio a pedalare verso casa. Ma mi sento comunque osservato. Quella sensazione non svanisce, fino a quando non arrivo a casa.
Mi chiudo la porta alle spalle, ed inizio a rilassarmi. Mentre mi chiedo da dove parte tutta questa mia paranoia.
Scivolo lentamente a terra, strusciando la schiena contro il muro sbuffando come sempre. Mentre mi passo le mani in viso, cerando di asciugare vanamente quel poco di sudore freddo.

Mi accordo solo dopo della tv accesa. I cartoni animati a tutto volume mentre un sottile vociferare faceva da sottofondo.
Mi alzo da terra, avvicinandomi al salone.
Osservo la tv, per qualche secondo. Che mostra il cartone colorato mentre due dei personaggi parlano fra loro.
Faccio scivolare il mio sguardo sul divano rosso cremisi, e noto una Christa avvolta dal sonno. Rannicchiata.
Sembra una bambina.
Ridacchio piano, per paura di poterla svegliare.

-Mh... Oniichan- sussurra nel sonno, mentre io mi chiedo se sta sognando me o Armin. Magari entrambi.
Scuoto la testa, mentre il piccolo sorriso è impossibile da levare via.
Chi non sorriderebbe con una piccola Christa che cammina per casa e guarda i cartoni. Una bambina con gli occhi grandi come il cielo. La bocca appena aperta, mentre un della saliva scivola lungo la sua guancia. Disgustoso, ma tenero.

Sospiro, avvicinandomi a lei. Provo a prenderla in braccio, e lei si attacca a me come un Koala.
Silenziosamente, cammino per casa, cercando di portarla nella sua stanza.

Apro gli occhi, osservando il soffitto pallido. C'è qualcosa di strano in questo attimo. La sveglia non suona, ovvero... Christa non fa il solito baccano, e i lamenti di Armin.

C'è silenzio.

Mi volto cercando di capire se la mia sveglia si sia rotta, iniziando a preoccuparmi per la salute di Christa e Armin.
Ma a quanto pare mi sbaglio. Sono ancora le 05:00 am.
Mi rigetto nel letto, rigirandomi cercando di trovare il sonno che a quanto pare mi manca.
Sbuffo, e mi passo i polpastrelli negli occhi per poi stiracchiarmi come solo un gatto sa fare.

Mi metto seduto, spettinando i i capelli con una mano. Sbuffo, e scendo dal letto.
Esco dalla mia camera silenziosamente, passando per i corridoi.
Arrivo al salone, e mi guardo attorno attonito.
È tutto così diverso a quest'ora.

Un momento in cui, il silenzio regna fra queste mura. Dove esiste solo pace e tranquillità.
Non lo avevo mai notato quanto fosse assoluto. Neanche quando, ancora non era venuta a farci visita Christa.
Mi stringo nelle spalle, sentendomi per qualche secondo a disagio con tutto questo. Ma poi... In modo, del tutto inaspettato. Mi sento a mio agio. Nel posto dove sarei dovuto sempre essere.

Mi lascio cullare dalla sinfonia del silenzio. Mentre mi distendo su quel divano rosso al centro della stanza.
-Eren?- scatto subito sentendo la voce assonnata di Armin interrompere tutto.
Mi metto seduto sul divano trovandola sulla soglia con uno sguardo confuso e stanco, ancora stordito dal sonno.
-Hey, già sveglio?- domando sorpreso, lui mi guarda ancora più confuso -sono già le otto- borbotta mettendo una mano davanti alla bocca coprendo un sonoro sbadiglio.
Rimango sorpreso dalla sua affermazione, mentre lui fa dietrofront verso la cucina.
Mi alzo anch'io, e osservo per qualche secondo il tappeto sotto i miei piedi.
Osservo il verde, il giallo senape, il marrone e il baje (non mi ricordo come diamine si scrive... L'ho riscritto tremila volte 'sto cazzo di colore 😓) mentre si alternano.

La mattinata passa. Come tutto ultimamente.
Finalmente, questo pomeriggio lo posso passare al parco, così spero di trovare quel aspirazione che mi manca.

Saluto Armin e Christa che parla con una certa Sasha su Skype, mentre entrambe mangiano patatine.
Ridacchiando esco dall'appartamento, per poi uscire dal l'edificio.
Noto un uomo alto, molto più di me. In testa ha quello che sembra avere un parrucchino. Mentre degli occhiali scuri come il suo abito, ricoprono i suoi occhi.
Tiene le braccia conserte, e quando mi vede si avvicina. -Mr. Yäger, sono Smith... Me. Ackerman mi ha mandato qui per venire a prenderla...- annuncia per poi aprire la portier dietro.
Noto con mia grande sorpresa che tutti i vetri dell'auto sono oscurati. Non si riesce a vedere quasi nulla.
Osservo l'uomo "biondo", che si è presentato col nome Smith. -Non vedo perché dovrei crederle... Non intendo salire in auto- dice fermo e sicuro delle mie parole.
L'uomo sospira esasperato, aspettandosi quasi le mie parole -Mr. Ackerman mi ha esplicitamente detto, che in caso di un mancato risultato, di dirle che vuole parlare con lei della sua storia.
Se lei si rifiuta, mi ha detto di pedinarla ancora, per poi riprovare a convincerla- ammette tutto in una vola, mentre io rimango quasi spiazzato.
Stringo le mani in due pugni.

Mi ha fatto pedinare? Cosa diamine c'è in quella testa?
Le parole di Smith mi convincono abbastanza da farmi salire senza tante cerimonie in macchina, e con una strana rabbia in corpo. E con l'intenzione di dire quattro parole a questo maniaco

Spazietto autrice:

Nulla, volevo condividere questa cosina che mi fa ridere tanto 🖤

Nulla, volevo condividere questa cosina che mi fa ridere tanto 🖤

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.


Ps. Se trovate qualche errore segnalate, così lo correggo. Grazie 🌈

Sayo~

Sʜᴀᴅᴇs Oғ Yᴏᴜ • Sfumature Di Te • ERERIWhere stories live. Discover now