Dodiciesimo Capitolo

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Come mi aspettavo, quella macchina è ferma proprio di fronte al mio portone.
Intravedo Smith al posto del guidatore.
Sospiro sentendo un peso sul petto e con la mano tremante apro lo sportello della macchina.

Il viaggio sembra durare tanto, troppo tempo. Guardo fuori dal finestrino, osservando i palazzi, le macchine, le persone che sorpassiamo. La macchina va avanti fino a lasciare tutto alle sue spalle.
Sospiro smettendo di guardare fuori, quando il modo esterno non riesco a riconoscerlo più.

Smith ferma la macchina. Io scendo prima di lui, senza prestare tanta importanza ai convenevoli rituali che mi ritrovo tutte le volte su quest'auto.
Osservo questo palazzo, che all'apparenza sembra più un Hotel a cinque stelle.
Smith sembra abbastanza sorpreso nel vedermi già fuori senza aspettare, ed in effetti sono impaziente.

L'ultimo piano porta direttamente alla stanza. Prima che le grandi porte, tre volte più grandi dei comuni ascensori, si aprono Smith passa una tessera contro qualcosa che non riesco ad identificare, dato che il suo corpo mi impedisce di controllare.
Uno strano è fastidioso bip, fa la sua scena nel silenzio, e subito dopo le grandi porte si aprono.

L'appartamento è immenso, sembra quasi una vera e propria casa.
I muri sono di un bianco panna che si scontrano contro il pavimento in parquet scuro. Quadri in bianco e nero, come nel suo ufficio. Nessun colore vivo circonda almeno una stanza. Un legno pallido forma alcuni dei mobili che intravedo nella cucina alla mia destra, mentre alla mia sinistra la mancanza di un muro mi mostra quello che credo sia il salone. Un grande divano nero è la prima cosa che si nota.

-Ben arrivato- prima di catturare qualsiasi altro dettaglio, la voce di Mr. Ackerman mi distrae, facendomi quasi sobbalzare per la sorpresa. Silenzioso, eh?
Si trova poco distante da me, con la testa in alto e la schiena dritta. Una semplice camicia bianca quanto i muri copre la sua pelle, mentre la solita cravatta è assente.
I pantaloni gli cadono sui fianchi e noto solo ora che è scalzo.

-La pregherei di togliersi le scarpe Mr. Yäger. Ci tengo alla pulizia- adesso mi da del lei? È una sorta di bipolarismo?
Noto i suoi occhi scontrare qualcosa alle mie spalle per qualche secondo, cercando di essere furtivo per far si che io non lo noti.

Mi volto appena notando Smith alle mie spalle, aspettando un ordine da bravo soldatino.
Quindi mi da del tu, solo quando siamo soli?
Cerca di ma terrene una sorta di "distanza"?

Annuisco tornando a guardare, meno confuso di prima, Mr. Ackerman.
-Sì, ma certo- mentre mi piego per levarmi le scarpe, sento i suoi passi muoversi verso Smith. Gli sussurra qualcosa all'orecchio.
E con la coda dell'occhio vedo l'omaccione annuire in silenzio e andare via.
-Prego Mr. Yäger, si sieda- sussurra camminando verso quel grande divano corvino come i suoi capelli.
Sento le porte dell'ascensore chiudersi alle mie spalle, e un po' di tensione sembra dileguarsi.

Mr. Ackerman si siede. Io cammino lentamente verso di lui sentendomi su una poltrona del medesimo colore del divano, alla destra di Mr. Ackerman.
Un tavolino basso, uno di quelli che sembra un pezzo di vetro incorniciato, si trova difronte a noi, e dei fogli sono sparsi qua e là.

-Bene- sospira e sembra anche lui alleggerirsi, come se si sentisse anche lui ansioso e che la tensione, che lo stava pressando, svanire in parte.
-Cosa devo fare?- domando in modo stupido, e infatti lui ridacchia -firmare- dice ovvio.
Io lo guardo attutito, per poi spostare lo sguardo su quei fogli.
Lui si mette in modo più composto guardandomi con serietà -non voglio usare mezzi termini. Sono contratti. Dove tu Eren, metti su carta la tua decisione di non dire niente, a nessuno, di tutto quello che accadrà- la sua voce fredda e sicura mi fa rabbrividire, -un contratto per la segretezza- sussurro capendo tutto.

Sʜᴀᴅᴇs Oғ Yᴏᴜ • Sfumature Di Te • ERERIWhere stories live. Discover now