Sesto capitolo

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Esco da quel l'edificio, sento i suoi occhi addosso. È come se sapessi che mi sta guardando da lassù.
Come prima guardava tutti gli altri.
Osserva me adesso. Ma, solo me?
Dei lunghi brividi attraversano la mia schiena. Carezze gelidi, in parte piacevoli.
Lunghi sospiri reprimono la mia ansia mentre salgo in macchina. Allungo la mano verso le chiavi, facendole girare per poi far partire Bezzy.

Mi allontano sempre di più da quel palazzo. Ma sembra quasi che quegli occhi non mi lascino andare con tanta facilità.
Sussulto sentendo la macchina balzate per la strada poco dritta. Mi concentro su quei metri che devo sorpassare per arrivare al lavoro che in verità non è il mio.

Guardo quello che Armin definisce Bar.
Entro e saluto subito tutti, visto che li conosco da tempo.
Marco mi fa un piccolo sorriso timido mentre Jean mi guarda male come sempre. Tutti gli altri invece sembrano abbastanza normali.
Il "bar" non è poi così pieno, né faticoso. Spero almeno che Armin è Christa si stiano divertendo.

Gli ultimi clienti se ne vanno. Sei ragazzi che tutti insieme escono dal locale.
Tutti delle doppiette di innamorati.
Ogni ragazza con un ragazzo. Tranne una.
Vedo due ragazzi che si sorridono e si tengono per mano. Sembrano più felici degli altri, liberi con se stessi e a loro agio.
Li guardo con malinconia, perché so che non avrò mai niente di simile. Non l'ho avuto neanche con Mikasa. Non lo avrò con nessuno.
Infondo, lei mi conosce. Sa tutto di me.
Come io so tutto di lei. Conosce le mie allergie, i miei pregi e difetti. Sa cosa mi piace e cosa no. Non è questo che si basa sull'amore? Il conoscere una persona..?

Sospiro lasciando cadere la pezza nel lavello. È stata abbastanza pesante come giornata.
Mi passo una mano sulla nuca e mi appoggio sul bancone. Non c'è nessuno tranne me. Che mi sono offerto di chiudere il locale.

-Dovresti prestare più attenzione a ciò che ti sta attorno- quella voce bassa. Fredda, non cambia mai.
Per qualche secondo ho pensato che fosse nella mia testa.
Alzo lo sguardo e incrocio quegli occhi.
Vedo quel viso. Quello sguardo intramutabile. Perché è qui?
-Mr. Ackerman- cosa fa? Mi pedina? -Cosa ci fa qui?- domando, mi sento agitato sotto il suo sguardo.
Lui mi guarda, dalla testa fin dove il bancone permette.
-Ero qui vicino... E mi sono ricordato di questo posto di cui mi hai parlato- noto solo adesso che mi sta dando del tu. E non del voi. E la cosa mi agita ancora di più.
Fremo ancora, ripensando a lui che pronuncia il mio nome. In quel modo.
Troppo intimo per quel poco tempo passato insieme.

-Oh ehm...- mi sistemo il gilè che tanto disordinato non è, ma, la verità è che non so cosa fare.
Mi sento così agitato sotto il suo sguardo attento. Attento ad ogni mio minimo movimento. Fermo ma freddo, mi chiedo se anche da lassù mi osservava così.
Mi chiedo se... Se sarebbe stato così vicino allora, avrei sentito gli stessi brividi di ora? Avrei sentito questa strana sensazione? Disagio, ma anche il suo opposto. Sento tutto e niente.
Sento freddo, ma caldo. Mi sento a disagio, eppure vorrei che non smettesse di guardarmi. Che non distogliesse lo sguardo.

Ma sono io a distogliere lo sguardo, sentendo quel caldo sulle guance. -Cosa le porto?- mi volto verso la macchinetta, dandogli le spalle. Maleducazione. Punito.
Quelle parole riecheggiano nella mia mente, sussulto senza volerlo. Mentre la sua voce calda risuona in quel silenzio in cui i miei pensieri elaborano.
-Un caffè nero, niente zucchero- la sua voce è sicura, asciutta. Non so come definirla.
Mi volto verso di lui titubante -un caffè?- chiedo dubbioso -ne è sicuro Mr. Ackerman?- domando guardandolo per la prima volta con tranquillità. Anche quel "Mr. Ackerman" sembra troppo intimo per noi. Forse è il modo con cui l'ho detto...
Lui mi guarda, aspettandosi una motivazione, forse, per le mie parole.

-Beh, il caffè la terra sveglio tutta la notte- sussurro io cercando di non arrossire ancora. Ma la cosa sembra non funzionare.
-Non si preoccupi Mr. Yäger- siamo tornati al voi eh. Annuisco, mentre ho un buon motivo questa volta per voltarmi verso la macchina del caffè. Il caffè.

-Sa... Mr. Yäger...- la sua voce è come una carezza nel silenzio di una stanza nella penombra. -C-Cosa?- domando io.
-Non faccio altro che pensare a lei- ammette, sento ogni parte del mio corpo bloccarsi, mente il mio cuore fa una capriola.
-Sa... Le sue parole in quel l'ufficio. Il suo modo di fare...- la sua voce sembra quasi maliziosa, sedicente. Percepisco il suo profumo, come se lo avessi dietro le spalle. Automaticamente la mia gola diventa secca.
Annaspo cercando conforto nell'aria che non trovo.
-Mi aveva parlato in modo interessante della sua storia, di come non è necessario trovare quel qualcuno... Per essere felici- le sue parole sembrano diventare malinconiche mentre le sussurra, e in un attimo... La malizia, l'arroganza... Il suo modo quasi subdolo di fare scompare in poco tempo.

Mi volto verso di lui. Sembra cercare qualcosa nei miei occhi.
E proprio quando... Sembra arrivato alla fine del tunnel bio. Quando riesce ad intravedere la luce accecante.
Si ferma. Distoglie i suoi occhi dai miei.
Rimango quasi ferito da quel gesto.
Sospiro in silenzio.
-La sua storia venderebbe molto...- confessa tenendo un tono freddo, chiudendosi in se stesso. Non mostrando più nulla.

-Ma alla sua azienda non sarei utile...- sussurro io in modo fin troppo alto. E adesso che ci penso... Non so neanche che tipo di azienda sia la sua.
-Ma non vuol dire che non potrei darle una mano- non si scompone dalla sua posizione perfetta, sfigurando la mia.
Lo guardo ancora, confuso.
-Cosa...- la mia domanda non nasce, non cresce e non muore lasciando il silenzio. Lui mi interrompe, ma sembra non essersi accorto neanche della mia presunta domanda.
-Glie l'ho detto... Ho i miei metodi- sembra quasi vantarsi, quando vedo un piccolo sorriso fermarsi sulle sue labbra per qualche secondo. Ma solo qualche.
Quelle labbra sottili, delicate. Si imbronciano ancora una volta, non mostrando altro.

Guardo il caffè, notando che è già pronto. Lo verso su una tazza, e glie lo porgo delicatamente davanti.
-Non voglio il suo aiuto Mr. Ackerman... Non così- il mio è più un borbottio nascosto da una falsa offesa.
Lui osserva quel caffè nero e amaro davanti a se -preferisce essere mantenuto Mr. Yäger?- ci penso un attimo, mente mi viene in mente il viso di Hanji.
-E poi, chiedo qualcosa in cambio- ammette bevendo un sorso del suo caffè, afferrando la tazza con i polpastrelli della mano.

-Cosa vuole in cambio?- chiedo, abbastanza curioso addir la verità.
Lui inclina di poco la testa -lo scoprirà presto... E sono più che certo... Che non mi dirà di no- ammicca sicuro, sorseggiando ancora la bevanda calda.

Spazio autrice :

EHEHEHEHEHEHEHE
Ma chissà cosa vorrà mai il nostro Levi ewe
Levi vuole...

ANYWAY sto cercando di tornare in vita, e di far tornare in vita con me anche un paio di storie che avevo abbandonato (compresa questa)
Ricomincerò a scrivere tutto ciò che la mia mente partorirà di decente (parlando dei capitoli mancanti, quelli già scritti non ho alcuna intenzione di modificarli) ✌🏻

See ya nei commenti~

Sʜᴀᴅᴇs Oғ Yᴏᴜ • Sfumature Di Te • ERERIWhere stories live. Discover now