Quattordicesimo Capitolo

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Vorrei tremare sotto l'acqua, sorridere ripensando a tutto. Ma non devo.
C'è un contratto, un contratto che devo firmare. È solo sesso, non c'è altro.

Provo a non pensarci, mentre lavo via la sensazione delle sue mani su di me. Magari fosse così facile.
È come se sentissi ancora quelle mani, il suo respiro, e quel profumo. -Mh- gemo silenziosamente quando la schiuma scivola lungo la mia schiena.
Sento ancora il suo sapore in bocca, probabilmente non andrà via molto presto. Non è qualcosa che posso lavare via facilmente.

Esco dalla doccia, e trovo i miei vestiti. Non li avevo notati prima, quando sono entrato.
Se Levi fosse entrato prima, mentre ero sotto la doccia... Mi avrà visto? Mi avrà sentito?
Nascondo con le mani, vergognandomi con me stesso e sento le guance arrossire violentemente.
Sbuffo lasciandole cadere a peso morto.
Una figura di merda in più... Sicuramente non la prima, e probabilmente neanche l'ultima...
Mi vesto e lascio i capelli umidi, anche se so cosa succede quando lo faccio. In meno di cinque minuti sembrerò un leone disordinato.

Sento la suoneria del mio cellulare di colpo.
Subito ispeziono le tasche ma non lo trovo.
Esco dal bagno, e vedo Levi con in mano il mio telefono. Intento ad osservarlo.
Ma la mia fortuna a quanto pare sembra assente. Levi accetta la chiamata portandosi all'orecchio l'apparecchio -Pro.- non fa in tempo a dire nulla, che io gli ho già rubato il telefono di mano.

-Pronto- urlo senza un vero motivo, chiudendo anche gli occhi. Cose che non hanno un senso ma che faccio.
-Eren, tesoro... Tutto bene?- la voce preoccupata di Hanji è quella che risponde al mio urlo. -Oh, Hanji! Sì ehm... Sì va tutto bene- cerco di darmi una calmata, provando anche a mostrare un tono calmo e controllato. -Sicuro?- mi domanda con quel misto di preoccupazione e dolcezza che solo lei è poche altre persone riescono ad adagiare alla propria voce. -Si certo. Volevi dirmi qualcosa?- provo a cambiare argomento, sperando che non noti la mia disperazione.

-Sì, ecco...- il suo di tono, questa volta, cambia completamente. Ed io sento una strana paura. Quel tono non mi piace.
-Ci sono alcune cose di tuo padre, mi chiedevo se ti piacerebbe averle...- la malinconia, mentre io mi siedo lentamente nel letto, sopra le coperte.
-Le cose di papà?- è una domanda che faccio per lo più a me stesso, -posso tenerle io se non le vuoi- mi rassicura.
Io le voglio le cose di papà? Sì le voglio.
Ma sono i ricordi il problema.
Quelli posso affrontarli?

-Sì- la mia voce risulta debole, fiacca, magari fredda. Ma mi sento vuoto in questo momento. -Le prendo io- uso un tono poco più sicuro e deciso.
Mentre stringo con forza la coperta su cui sono seduto.

-Te le porto io?- mi chiede comprendendo quel mio tono quasi cupo. -No...- rispondo subito, -no- ripeto più calmo -vengo io...- replico piano.
Quella chiamata termina come al solito, con un "A presto" molto comune.

-Tutto bene?- domanda freddamente Levi, a pochi passi di distanza da me. Annuisco -bene, il contratto è sul comodino- assume un aria impassibile come al solito, perfetta, come una statua di ghiaccio.
Lo guardo, e mi chiedo se voglio davvero tutto questo. Se voglio partecipare a questo gioco. Indovinare se il veleno del serpente è letale oppure no. E se lo fosse?

-Io... Io ci devo pensare- mormoro guardando momentaneamente il nulla. Chissà cosa penserebbero gli altri di tutto questo.

-Credevo che fosse tutto deciso- sussurra contrariato, stringendo la mascella e tenendo le labbra chiuse in una linea dura.
-Dovevi firmare- sembra sempre più arrabbiato, mi alzo velocemente tenendo testa a quella furia che stava per esplodere.
-Mio padre è morto- urlò senza pensarci due volte -è morto qualche anno fa- aggiungo -e...- mi viene voglia di piangere, ma provo a trattenermi. -E Hanji mi ha chiesto se volevo alcune sue cose...- la voce man mano che parlo diventa sempre più lieve, la sento a stento perfino io.

-Perciò scusa se non voglio pensare al contratto di un maniaco del sesso- uso un tono un po' rabbioso. Non credo di aver usato l'espressione adatta. Anzi, tutt'altro.
Ma mi sento debole. Fiacco. Inutile.

-Vado a casa...- cammino lentamente verso la porta, con lo sguardo basso -intendo prendere un taxi, perciò non scomodarti a fare niente per me... Anche se dubito che ci stavi pensando- mormoro tutto, mentre l'ultima frase è appena un sussurro.

Esco da quella casa. Da quell'appartamento.
Mi sento osservato da quegli occhi. Come se fossi tornato nel suo ufficio.
Magari sto scappando da lui.
Magari mi sta osservando dall'alto.
Magari... Magari c'è un motivo per tutto questo.

Vorrei solo capire se questo serpente è pericoloso, se è giusto far lacerare la mia carne da quei denti, se è meglio evitarlo oppure lasciare che il ciclo della vita faccia il suo corso.

Sʜᴀᴅᴇs Oғ Yᴏᴜ • Sfumature Di Te • ERERIWhere stories live. Discover now