Diciasettesimo Capitolo

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Apro gli occhi. Sono quasi le sette... Lo capisco da come il sole prova ad attraversare la finestra e accarezzare le tende.
Sette del mattino. Sette del mattino. Sette del mattino. Faccio in tempo per la scuola. Ma... Oh. -Non vado più a scuola...- mormoro sospirando. Mi muovo appena sul materasso, sentendo il corpo intorpidito. -... Niente scuola- inizio a realizzare cosa sta accadendo alla mia vita. Di quante cose sto realizzando davvero. Nessuna.
-Niente scuola...- sussurro ancora guardando il soffitto. -Sta zitto...- brontola Levi accanto a me, avvicina un braccio e circonda la mia vita avvicinandomi a lui, affondando il viso nell'incavo del mio collo.
Sento il suo respiro caldo, mentre la sua mano mi accarezza il fianco, dolcemente. In modo lento e pacato. Talmente rissante da poter farmi quasi ricadere nel sonno.
Il suo profumo mi invade le narici. Non so se davvero tutto questo è ciò che voglio. Di sicuro non è quello a cui ho aspirato per il mio futuro. Ho sempre immaginato che dopo la laurea avrei lavorato per la più grande azienda che potessi trovare. Avrei lavorato e lavorato, e poi... E poi?
Avrei chiesto a Mikasa di uscire? Di tornare insieme? Avrei creato una probabile famiglia con lei? No. Non l'avrei mai fatto.
Non ho mai amato Mikasa. Neanche il tempo potrà cambiarlo.

Guardo l'uomo al mio fianco. -Levi... Cosa penserebbe Hanji se ti trovasse qui?- gli domando sotto voce. Non con l'intenzione di mandarlo via, mi piace il calore del suo corpo contro il mio, ma l'ho chiesto per pura curiosità.
-Che probabilmente sono un maniaco...- mormora senza spostarsi di un millimetro -oppure... Che hai bisogno di più sesso- aggiunge malizioso. Ridacchio storcendo il naso -Hanji non lo penserebbe mai!- borbotto io in risposta.
-Allora... Sono un maniaco che pensa che tu necessiti di più pratica- alza il viso, facendo sfiorare le sue labbra contro il mio orecchio -e io mi offro volontario... Infondo, è per una buona causa- ridacchia, mentre dei lunghi brividi scivolano sulla mia schiena è uno strano calore accarezza le mie guance.

-Vieni via con me... Oggi- sussurra sfiorando il mio collo col suo naso. -Firma quel contratto...- sembra quasi supplicarmi. -Ho già accettato, no? Però alle mie condizioni....- mormorò l'ultima frase insicuro della mia decisione. Mi stringe di più la presa su di me, poggiando la fronte sulla mia spalla -ci sono limiti che non dovremmo superare- mi avvisa allontanandosi -dovrai chiamarmi Haichou. In più: niente baci, niente coccole o cose sdolcinate- alza un sopracciglio avvisandomi già da adesso che non è disposto a cambiare le cose, -niente punizioni- sembra più una domanda che un affermazione. Lui ride -così mi togli tutto il divertimento- borbotta divertito -infondo, ti piacerebbero le mie punizioni- sorride, quel sorriso mi fa mancare l'aria. -Che ne dici di provare? Solo una volta, e dopo vedremo- propone provando a convincermi.
Annuisco sentendo quel famelico bisogno giornaliero. Levi abbassa lo sguardo notandolo.

Sospira -potrei farti un pompino se vuoi, o masturbarti- mormora con tranquillità. -Levi... N-Non essere così diretto- balbetto, rosso in viso. -Se ti vergogni così tanto solo per questo... Come mi diventi con tutto il resto?- si domanda curioso. Mi?
-Eren! Tesoro!- sento la voce di Hanji venire dal corridoio, -cazzo- sussurro a denti stretti.
Mi volto verso Levi, sentendo Hanji bussare e preso dal panico spingo Levi dall'altra parte del letto facendolo cadere a terra.
Vorrei controllare Levi, ma la porta si apre impedendomi di muovermi.
-Eren sei sveglio?- l'immagine di Hanji, avvolta nel sonno per metà, fa capolino nella stanza. Punta lo sguardo su di me, visibilmente rosso in viso e avvolto dall'imbarazzo.
-I-Io...- balbetto non sapendo cosa fare e dire, lei sgrana per qualche secondo lo sguardo puntato su di me, in fine lo distoglie -direi che sei sveglio...- mormora. Abbasso lo sguardo, e l'alza bandiera è più che evidente.
Prendo il cuscino con l'intenzione di coprirmi, nonostante le lenzuola -non ti ho mica detto di entrare!- borbotto in imbarazzo. -Hai ragione... Io. Vado a preparare la colazione- frettolosamente chiude la porta, scomparendo.

Sospiro cadendo a peso morto sul letto.
L'ho scampata.
-Eren- la voce di Levi fredda e apparentemente incazzata mi fa sgranare gli occhi. -Stai bene?- gli domando avvicinandomi al pavimento d'altra parte. Lui mi fulmina cono sguardo -ne riparleremo a casa. Dopo la tua punizione- la sua voce decisa mi inquieta, inghiotto a vuoto mentre lui si alza da terra.
-Va a farti una doccia fredda...- brontola -dopo vestiti, e dopo aver fatto colazione andiamo a casa mia- i suoi ordini sono severi e infrangibili.
Annuisco mentre lui, senza guardarmi, esce silenziosamente dalla stanza.

Scendo di sotto, e la prima cosa che sento è la voce di Hanji. -Suvvia, rimanete almeno per la colazione- la sua supplichevole voce prega i due uomini davanti a lei.
-Mi dispiace ma dobbiamo proprio andare- la avverte Smith, mi guardo attorno notando Levi all'entrata con l'intento di mettersi il copri abito.
-Eren... Il Signor Ackerman ha detto che desideri tornare a casa. Ma potrei accompagnarti io più tardi, così almeno tu fai colazione- mi propone con un sorriso.
La guardo, non sapendo cosa dire. Sento la mano di Levi sfiorarmi la schiena, ma questo gesto non aiuta.
-Se non sbaglio aveva degli urgenti impegni... Giusto?- la voce di Levi prende il controllo della situazione, -G-giusto- balbetto sentendo il cuore battere a mille nel petto.
Mi avvicino a lei, la abbraccio stringendola a me -ci vediamo presto, mettimi le cose di papà da parte. Verrò a riprenderle- la lascio andare e le sorriso, -la prossima volta porta anche Armin, o almeno una ragazza- ridacchiando mi da una pacca sulla spalla, -ci proverò- le rispondo, mentre una parte di me spera che Levi non abbia sentito.

Usciamo di casa, finalmente. E ringrazio mentalmente Smith, grazie alla sua presenza eviteremo qualsiasi argomento. Meglio mai che tardi, sopratutto in situazioni come queste.
-Una ragazza, eh?- domanda Levi una volta in macchina, sobbalzo appena sul sedile. Come non detto, -ehm...- do un'occhiata veloce a Smith, ma poi torno a guardare fuori dal finestrino, non sapendo cosa fare -lo dice sempre, ci sono abituato- non sono sicuro di aver detto la cosa giusta, sicuramente nel modo sbagliato.
Lo guardo con la coda dell'occhio, -Mh- mugugna, lo vedo stringere le labbra e guardare fuori. -E Armin? Cos'è, il tuo cane?- domanda ancora. Storico il naso a quella domanda -è il mio migliore amico- rispondo seccato. -Solo?- terza domanda in meno di un minuto, mi sembra un interrogatorio della polizia.
Sbuffo soltanto, senza rispondere, gonfio le guance allacciando le braccia al petto. Per lo più la figura del bambino la faccio io.

Dopo un po' la macchina si ferma.
-Scendi- ordina il corvino al biondo. Smith senza indugio scende dalla macchina e ci lascia soli. Una strana ansia pesa sul mio petto mentre il suo sguardo è puntato fuori.
-Nessuno.- sussurra -Nessuno oltre me- dopo queste parole il cuore ricomincia a battere come questa mattina. -Hai capito?- il suo sguardo punta il mio corpo, e se solo fosse possibile andrei a fuoco.
Annuisco silenziosamente continuando a guardare fuori. -Adesso andiamo, ho voglia da questa mattina per colpa tua- borbotta aprendo lo sportello della macchina.

Il suo appartamento mi sorprende sempre.
Non solo per la sua grandezza, ma anche per il silenzio che lo invade.
Mi afferra la mano, e senza disturbare ciò che sta intorno a noi, mi porta verso un lungo corridoio. Scontriamo una donna, di circa settant'anni, i capelli grigi raccolti in un semplice chignon. Dietro a dei sottoli occhiali si trovavano due piccoli occhi socchiusi.
-Bentornato Mr. Ackerman- sorride al corvino, sposta lo sguardo da Levi a me, dopo aver accennato ad una occhiata alle nostre mani giunte -e questo bel ragazzo chi è?- domanda guardandomi incuriosita.
-Signora Hun non dovrebbe lavorare- la bacchetta con un broncio sul viso. Lei ridacchia -sto bene, sto bene- mormora superandoci -volevo solo prepararmi una tazza di tè...- disse allontanandosi. La guardo mentre lentamente va via.
Levi mi tira a se, ricominciando a camminare.
Non mi ha presentato. Non ha nemmeno accennato alla mia presenza, sembrava voler evitare. Ma... Perché?

Sʜᴀᴅᴇs Oғ Yᴏᴜ • Sfumature Di Te • ERERIWhere stories live. Discover now