Quinto capitolo

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Quel viso si mostra.
Il taglio degli occhi sottile, il viso pallido, è quello sguardo. Il suo sguardo. Mi viene la pelle d'oca e non so se son sbiancato o arrossito.
Mi immobilizzo senza respiro.
Mentre sento caldo. Perle di sudore scivolano sulla mia schiena. Create dall'ansia più che altro.

-Mr. Yäger- Adesso mi da del voi? Si avvicina quel tanto che basta da far si che il suo profumo di fresco e pulito mi invade. La gola diventa secca poco dopo, mentre l'aria non sembra più esistere, sostituita da quel dolce profumo. Inebriante. Ammaliante.
La sua voce è di nuovo bassa e maliziosa per quel che può sembrare mentre pronuncia quelle parole: -la prego si sieda-.
Sul suo viso si schiude un sorriso beffardo mentre io sempre più confuso entro dentro immergendomi in quello che credo sia il suo vero ufficio.

-È il suo ufficio o intende prendermi ancora in giro?- borbotto sedendomi su una poltrona davanti alla scrivania.
-Non dovresti parlare così alla persona che le offre un lavoro- sussurra appoggiandosi alla scrivania, proprio di fronte a me.
Lo osservo, mentre anche lui si impegna a scrutarmi dalla testa ai piedi.
Osservo le sue dita, che si sistemano meglio la cravatta già perfetta.
Le leggere occhiaie sotto i suoi occhi creano un espressione ancor più dura.

Arrossisco alle sue parole abbassando di poco la testa. Non ha tutti i torti.

-E poi, io non vi ho preso in giro, Mr. Yäger- sussurra il mio cognome in modo strano, come una sfida o qualcosa di più.
Rabbrividisco alzando la testa per capire meglio attraverso i suoi occhi, ma non mostrano niente oltre alla freddezza che li comanda.
-No?- domando contrariato.
Lui tiene la testa alta mente mi guarda con sufficienza e alza un sopracciglio -no- risponde gelido.
-È stato lei a credere che fossi Mr. Hanner, io non l'ho né negato né ammesso. Le ho chiesto di farmi leggere la sua storia, le sue parole. Non l'ho costretta- con un movimento flebile si stacca dalla scrivania sedendosi sulla poltroncina accanto alla mia, subito dopo aver sbottonato la giacca.

-Ed è grazie alle sue parole se lei è qui!- annuncia -non crederà davvero che il lavoro da Mr. Hanner le sarebbe bastato davvero?- domanda ironico, mentre io rimando in silenzio confuso, seppur qualcosa di chiaro ce l'ho.

Rifletto contro le sue parole. Non ha tutti i torti.
Sul suo viso si dipinge un sorriso vittorioso mente si rilassa sulla poltrona. -Le piacerà lavorare qui...- il suo sguardo era estremamente sicuro e convinto.
-Non ho accettato niente Mr. Ackerman- sussurro in modo insicuro. Non ho accettato né firmato niente. Niente di ufficiale.

Il suo viso cambia completamente espressione. Diventa cruciato da qualcosa di incomprensibile. -Non le piacerebbe lavorare qui?- domanda confuso.
Lavorare qui? Beh è bello. Poco lontano da casa. Armin sarebbe fiero. E avrei i soldi per la mia "dipendenza".
Ma... Quando dovrò vendermi per tutto ciò? Guardo l'orologio notando che manca ancora un po' al turno di Armin alla caffetteria.

-Guarda l'orologio...- sussurra lui notandolo -lo sa che è segno di maleducazione? Dovrei punirla- borbotta.
Sussulto per le sue ultime parole. P-Punirmi?

Lui sospira -Non ha risposto alla mia domanda Mr. Yäger- si siede meglio mettendosi dritto con la schiena -le piacerebbe lavorare qui?- semplici parole per cui un brivido mi pervade.
-Che genere di lavoro dovrei svolgere?- domando senza rispondere. Lui sembra irritarsi mentre le sue labbra si chiudono in una linea dura. Incrocia le braccia al petto -abbiamo bisogno che qualcuno si occupi dell'estetica Mr. Yäger-.
-Estetica?- domando, non c'entra molto col genere di lavoro che svolgo io.
Annuisce appena -sa... I discorsi da fare nelle conferenze e cose così... Fanno parte dell'estetica non lo sa?- chiese ancora una volta retorico. -Oh- sussurro, e osservo i suoi occhi fissi su di me. Abbasso lo sguardo vedendo che dovrei andare fra poco.

-Potrei sapere cosa c'è di più importante di un colloquio?- mi domanda abbastanza irritato per la mia maleducazione.
Mi viene la pelle d'oca pensando alle parole sibilate da lui poco prima. "Punito".
Sembrava così sadico.
Inghiotto quella poca di saliva che ho, rispuntando i miei cocchi sui suoi -io... Ehm...- sussurro non sapendo cosa dire.
Lui aspetta, vuole una risposta questa volta.
-Devo sostituire un mio amico in un "bar"- sibilo vergognandomi. Le guance diventano rosse mente mi torturo le dita fra di loro.

-Un bar? Come si chiama?- mi domanda sembrando abbastanza interessato.
-Little Titans- sussurro il nome di ciò che è una caffetteria e non un bar come dice Armin.
-Oh sì lo conosco... Ma credevo fosse una caffetteria- mette due dita sul labbro inferiore guardandomi.
-A chi lo dice- sussurro io.

-Io devo... Andare adesso- mi alzo dalla poltrona e subito dopo lui fa lo stesso.
Il suo sguardo mi penetra. È strano essere guardati così, e sento di nuovo caldo.
-Arrivederci Mr. Ackerman- cerco di scappare da questo ufficio fin troppo soffocante per i miei gusti.
-La accompagno...- il modo con cui lo dice è premuroso ma insistente e fermo. Non controbatto anche se preferirei stare il più lontano possibile da lui.

Annuisco e usciamo fuori da quelle quattro mura. -A presto Ymir- saluto la ragazza dietro la scrivania bianca quanto i muri appena fuori dall'ufficio.
Lei mi saluta con la mano offrendomi un dolce sorriso. Che subito scompare alla vista di Mr. Ackerman.
Mi volto alla mia sinistra e lo trovo intento a fulminare con lo sguardo la ragazza.
Gli occhi socchiusi mentre un espressione ancor più dura e severe ricopre il suo viso,

Arriviamo davanti alle porticine, lui chiama l'ascensore prima che potessi farlo io.
Mi guarda con la coda dell'occhio mente l'uno di fianco all'atto aspettiamo il suo arrivo.
-Spero che accetterà la mia offerta di lavorare qui Mr. Yäger- insiste ancora.
Mentre a me viene in mente una sola domanda -Mr. Ackerman...- sussurro quel cognome come se ne dipendesse la vita. E sento degli strani brividi lungo la schiena.
-Mmh?- mugugna attendendo la mia domanda. -Come ha fatto ad ottenere la mia e-mail?- domando curioso mentre in quel momento le porte dell'ascensore si aprono rivelando che dovrò fare da solo il mio lungo viaggio fino al piano terra.
Trattiene una risata -ho i miei trucchi Mr. Yäger- mi invita ad entrare nell'oggetto che mi condurrà a terra. Dove lui potrà osservarmi dalla sua torre.

-Giuda con prudenza Eren...- sussurra. Sento ancora dei brividi, mentre la sua voce, con quel tono, pronuncia il mio nome.
Sistemo la schiena contro una parete, mente i miei occhi non lasciano i suoi -okay...- sussurro. E finalmente, o per disgrazia, quel gioco di sguardi termina grazie alle porte che si chiudono davanti a noi.
Impedendo il contatto visivo.
Facendo terminare i brividi.
Ma il mio corpo ancora freme.

Sʜᴀᴅᴇs Oғ Yᴏᴜ • Sfumature Di Te • ERERIWhere stories live. Discover now