11

848 85 35
                                    

La mattina dopo, come prima cosa,  chiamò l'ufficio di Yellow Chat e chiese di parlare con Fernando.  Non avrebbe risolto ogni suo problema, ma chiudere con la causa primaria del suo incubo era un buon punto di partenza. Attese pochi minuti e la sua chiamata venne trasferita direttamente al direttore, il quale non sospettava minimamente il motivo reale della telefonata.

"Ti attendevo giorni fa per consegnarti lo stipendio! " esclamò Fernando, istrionico come sempre. "Che fine avevi fatto?".

"Te lo puoi anche tenere." tagliò corto Monica, che si era ripromessa di non avere esitazioni. "Ho chiuso con Yellow Chat."

Fernando provò a replicare, ma Monica spiegò le sue ragioni con frasi precise e poche pause, non facendo però alcun riferimento ai motivi effettivi della propria scelta.  Forse avrebbe voluto accusarlo, ma in fondo sapeva che la colpa era di chi aveva accettato quell'ingrato lavoro. "E questo è tutto. Spero tu possa capire. "

"Che vuoi che ti dica?" replicò lui pacatamente. "Sono dispiaciuto che tu abbia deciso di lasciarci, ma rispetto la tua scelta. Peccato, però. Eri davvero promettente."

Quando riattaccò, Monica riflette su quelle parole. Poi fece una smorfia, disgustata. Se essere promettente le avrebbe causato anche solo la metà dei problemi che aveva, allora aveva fatto bene a mollare. Per completare il giro di comunicazioni, raccontò tutto anche a Sharon, la quale sicuramente stata informata da Fernando della decisione presa. 

"Preciso che quello che ti sto raccontando non ha lo scopo di farti sentire in colpa." le disse Monica. "Ma sei la mia migliore amica e volevo metterti al corrente di quello che sta succedendo. "

Sharon si mise una mano sul volto, sconvolta. "Come posso non sentirmi in colpa? Sono io che ti ho consigliato Yellow Chat. Se non l'avessi fatto non ti troveresti in questa situazione."

"L'hai fatto per cercare di aiutarmi a raddrizzare la mia vita. E in un certo senso l'hai fatto, dato che ho conosciuto Andrea."

"Non penso sia sufficiente a togliermi ogni responsabilità. Ti suggerirei di andare alla Polizia, ma so che non lo faresti. Però promettimi una cosa."

"Che cosa?".

Sharon le rivolse uno sguardo serio. "Se la situazione dovesse peggiorare, vai da chi ti può dare una protezione. E qualsiasi cosa succeda, sappi che non sarai sola."

Monica si sforzò di sorridere. "Spero di non aver bisogno di aiuto. Devo imparare a cavarmela da sola quando combino un guaio."

"Promettimi che mi terrai sempre informata, però. Non mi sento tranquilla sapendo che quel maniaco ti dà la caccia."

"Te lo prometto. Sarai la prima a saperlo."

Mentre pronunciava quelle parole pensò che in certo senso le aveva mentito. Avrebbe chiamato per prima lei o Andrea? Mentre tornava casa nel mezzo di una Milano ancora svuotata dell'Agosto, rifletté sul fatto che pensare a quel giovane, bello e caparbio, era l'unico modo per non impazzire dalla paura.

Nonostante si fossero visti la sera prima, gli mancava da morire. Che non si trattasse di una cotta passeggera lo aveva capito per diversi motivi, tra cui non esserci andata ancora a letto. Per lei, abituata a finire sotto le lenzuola con chiunque le provocasse un minimo interesse, significava paura di rovinare un bellissimo rapporto e quindi il sesso poteva aspettare. Per tutta la durata della cena controllò il cellulare, nella speranza di leggere un messaggio di Andrea. In tutta la giornata si era limitato a scrivere una fugace frase, informandola che era impegnato per lavoro.

"Ci sentiamo stasera." aveva concluso e ora, dopo diverse ore, Monica temeva che non avrebbe mantenuto la promessa.

"Tutto bene, tesoro?" domandò sua madre, la quale si era addolcita dal giorno dell'assunzione di Monica, che tuttavia scosse la testa. 

"Sono solo un po' stanca. Credo che andrò a dormire presto."

Posò il piatto nel lavandino e andò in camera, dove si sdraiò sul proprio letto, affranta. La sua testa tentò di formulare diverse ipotesi, la peggiore secondo cui Andrea si era stufato di lei - una novità - oppure si era tirato indietro per non immischiarsi in qualcosa di pericoloso. Quasi rassegnata, venne distratta dalla vibrazione del cellulare. Guardò il display e sobbalzò. Andrea la stava chiamando.

"Pronto?" rispose Monica, fulminea. 

"Ehi, come ti va? Ti senti un pochettino meglio?".

"Ora che ti sento", disse quasi sull'orlo del pianto, "va molto meglio."

"Sei sicura di sentirti bene?".

"Sì... temevo non avresti più chiamato."

"Eravamo d'accordo che ti avrei chiamato appena uscito dall'ufficio." le spiegò. "Però mi dispiace di averti fatta preoccupare."

Monica rise nervosamente. "Sono io la sciocca. Non preoccuparti."

"Invece mi preoccupo molto. E la sai una cosa? Mi sei mancata davvero tanto."

La giovane si asciugò le lacrime. "Anche tu. Non saiquanto."

Iniziarono così a parlare e rimasero al cellulare per ore, fino a tarda notte. Per tutto quel tempo accantonarono i problemi, paura e stalker maniaci e fecero quello che sapevano fare meglio; raccontare qualcosa di sé, regalandosi un nuovo tassello nell'enorme puzzle che rappresentava la loro conoscenza. 

"Che ne dici se ci vediamo domani?" propose Andrea. "Ho la giornata libera."

"Mi piacerebbe molto."

Si salutarono e si diedero appuntamento all'indomani e Monica, rilassata e tranquillizzata, iniziò a sbadigliare. Guardò l'ora e si stiracchiò. Poi si infilò sotto le coperte e finalmente, dopo diverse notti tormentate, si addormentò con un sorriso sul volto. Circa un'ora dopo, la porta della sua stanza di aprì e qualcuno vi entrò, senza fare alcun rumore. Portava due guanti scuri alle mani, in modo da non lasciare impronte che potessero ricondurre a lui.

La figura si fermò di fronte al letto, nella penombra creata dalla luce lunare che penetrava tra le tendine color celeste. Restò in quella posizione a osservare la giovane donna che dormiva beatamente e per diversi minuti non ebbe altro pensiero se non quello di toccarla, baciarla, ma si trattenne. Non poteva commettere imprudenze e lo sapeva molto bene. 

Poi adocchiò il comodino di fianco al letto. Si avvicinò e prese in mano il cellulare, prendendo a frugare tra i messaggi e le foto. Poi gli venne un'idea. Voleva lasciarle un piccolo regalo, qualcosa che potesse evitare che si dimenticasse di lui. Dopodiché se ne sarebbe andato e si sarebbe dispiaciuto di non poter più improvvisare quelle visite notturne. Era così bella quando dormiva e avrebbe voluto guardarla per tutta la notte.

Qualche ora più tardi, Monica si svegliò e sollevò la schiena, stiracchiandosi. La luce del sole le rese complicato schiudere le palpebre, ma non le importava. Si sentiva felice. Prese in mano il cellulare, sperando che Andrea le avesse scritto il buongiorno. Aveva sempre odiato quella banale consuetudine, ma ora non riusciva più a farne a meno. Sul display apparve però un messaggio da un mittente sconosciuto.  C'era solo una frase. 

"Vai sulla Galleria Fotografica."

Monica sgranò gli occhi, ma incuriosita andò all'archivio dei proprio documenti, selezionando la cartella delle immagini e quello che vide rischiò di farla cadere dal letto. Con il dito fece scorrere rapidamente le foto e decine di esse la ritraevano al buio, mentre dormiva. Alcune di esse erano state modificate con l'aggiunta di cuoricini e frasi sdolcinate, mentre su alcune erano stati disegnati rivoli di sangue sul contorno degli occhi.

E' entrato questa notte in camera mia! Mi ha spiato mentre dormivo...

No, cavarsela da sola non era più un'opzione valida.



Yellow ChatWhere stories live. Discover now