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"Metti giù quel coltello." disse Scoiattolo, ma nel suo tono di voce non c'era cattiveria. Sembrava divertito nel vedere la sua preda così decisa e furiosa. Faceva un passo avanti ciondolando con il corpo e poi ne faceva uno indietro, giocherellando, come aveva sempre fatto. Ma Monica sapeva che non doveva lasciarsi incantare dal suo lato infantile e doveva far ricorso a tutto il suo coraggio per uscire da quella situazione.

"Stammi lontano!" esclamò Monica brandendo la lama, indietreggiando a ogni passo avanti del killer. "O lo userò puoi starne certo."

"Vorrei proprio vederti. Sono sicuro che non hai mai tagliato una fetta di pane in vita tua. Come pensi di poterla usare contro di me?".

"Mettimi alla prova."

E Scoiattolo raccolse l'invito, passando di fianco al tavolo della cucina e passando le dita sulla superficie liscia, ostentando sicurezza, forse troppa. Eppure quell'atteggiamento baldanzoso riusciva a mettere Monica ancora più in soggezione di quanto in realtà fosse e se avesse indietreggiato nuovamente, sarebbe giunta alla fine della stanza, nel suo vicolo cieco personale e finale.

Nel frattempo lui si era avvicinato e si trovava a pochi centimetri e i loro visi erano ancora uno di fronte all'altro, ma quella volta non ci sarebbe stato nulla di tenero. Il volto di Scoiattolo era ancora avvolto nell'oscurità, che permetteva di vederne solo i lineamenti e forse per questo Monica non si accorse che una mano afferrò quella che teneva in mano il coltello, facendo pressione affinché perdesse la presa.

Monica soffocò il forte dolore e cercò di mantenere salda la presa, aiutandosi con l'altra mano, ma Scoiattolo prontamente le bloccò anche l'altro arto. Era decisamente troppo forte e non avrebbe retto a lungo. Se in situazioni di difficoltà si ritrovavano energie nuove, lo stesso non valeva per lei, che sentiva sempre più debole e di lì a poco avrebbe ceduto, perdendo l'unica arma di cui disponev

Tentò un'ultima volta di resistere, ma la morsa attorno al suo polso era poderosa e temeva che di lì a poco si sarebbe spezzato. Spinta dalla rabbia, provò a muovere a lama in avanti, cercando di colpirlo, ma lui sghignazzava, troppo sicuro di sé e l'eccessiva sicurezza fu la causa della sua distrazione, dato che Monica, con uno scatto involontario, riuscì a muovere il coltello quel tanto che bastava per toccare la mano sinistra di Scoiattolo, creando un piccolo squarcio.

"Puttana!" sbraitò Scoiattolo, scansandosi e stringendo la mano ferita. Poi rifilò a Monica, che non riusciva a credere di averlo colpito, un manrovescio così forte da mandarla a sbattere contro il frigorifero. Nonostante il dolore si rialzò e si preparò nuovamente a colpirlo. Il Killer, furente , alzò lo sguardo e si lanciò su di lei, che rimase pronta e sferzò un fendente verso il suo petto.

Scoiattolo, sorpreso, cercò di parare il colpo con entrambe le mani, ma la lama si insinuò tra i due palmi, creando due profondo solchi. Lo stalker gridò di dolore e Monica ne approfittò per passare oltre e abbandonare la cucina. Sapeva che lui non si sarebbe fermato per un po' di sangue, ma aveva guadagnato del tempo prezioso per nascondersi e cercare un modo per fuggire da quell'inferno.

Scappò in salotto, laddove vide per l'ennesima volta la porta che avrebbe potuto condurla alla salvezza, ma le chiavi erano introvabili. Saettò allora verso la finestra ma, come aveva intuito poco prima, anche questa era stata serrata. Diede un pugno al vetro, furente. Scoiattolo aveva preparato una trappola perfetta, nella quale avrebbe potuto giocare con lei per tutto il tempo che voleva.

Riflettendo, ricordò che c'era un punto dalla quale sarebbe potuta scappare, ossia quello dal quale era entrata. C'era l'ingresso della cantina che era stato gentilmente aperto per farla entrare e sicuramente l'avrebbe trovato chiuso. Forse lui era lì quando lei era entrata, pronto a serrare l'uscio non appena avesse salito le scale. Tuttavia, se fosse rimasta sarebbe sicuramente morta. Valeva la pena tentare.

Scostò la porticina a fisarmonica e scese la scalinata, tenendo le mani lungo le pareti per evitare di cadere. Stupidamente aveva scordato di cercare l'interruttore della luce e la scarsa lucidità non era una giustificazione. Pensò a Scoiattolo e alle ferite inferte. Per quanto ne sapeva era già dietro di lei furente, pronto a fargliela pagare. Nel frattempo giunse nella taverna, dove i suoi occhi, quasi abituati al nero della notte, scorsero l'ingresso della cantina.

Vi entrò e le sue narici vennero invase dall'odore acre e dall'umidità, poi salì la breve scalinata e si trovò le due ante di legnò sopra la testa. Ma non erano aperte come lei le aveva lasciate; erano chiuse. Brutto segno. Volle provare comunque e allungò lentamente le braccia, quasi avesse paura di scoprire la verità, che era proprio quella che immaginava. La porta era chiusa. "Cazzo, cazzo!".

Tornò nella taverna, sconfortata. Non aveva più alcuna chance di fuga. Tolse la pesante giacca e la appoggiò sul tavolo. Non le importava se si trattasse di un capo costoso, non le sarebbe più servito nel caso fosse morta quella notte. Era madida di sudore e l'unica arma di cui disponeva era quel coltello sulla cui lama colava il sangue di un pericoloso serial killer, che tra poco sarebbe tornato per vendicarsi.

Mise le mani nella borsa e prese il cellulare. Doveva chiamare qualcuno e resistere fino al suo arrivo. Era stata una stupida a decidere di venire sola in quel luogo, ma avrebbe avuto modo di insultarsi quando fosse riuscita ad evadere da quella prigione, per la quale sembrava esserci un biglietto di sola andata. Vide una sedia ed ebbe l'impulso di sedersi, troppo stanca, ma doveva stringere i denti. Doveva farsi trovare pronta.

Cercò nella rubrica, ma prima di poter avviare la chiamata, ricevette un forte colpo alla mano, che le fece scivolare il cellulare a terra. Era lui. L'aveva colta di sorpresa ancora una volta, silenzioso. Non sapeva come avesse fatto a non farsi sentire, ma non doveva più stupirsi. Non perse tempo e provò a colpire la sagoma quasi invisibile di fronte a sé, ma Scoiattolo era attento e afferrò il coltello, in una ripetizione della scena svoltasi nella cucina.

Monica provò in tutti i modo a colpirlo, ma dubitava che questa volta il suo nemico si sarebbe fatto beffare. Sentì qualcosa di denso e caldo colarle sulla mano e capì che si trattava del sangue di Scoiattolo, che sgorgava dalle ferite che lei stessa gli aveva inferto. Non era servito a fermarlo, ma a farlo arrabbiare ancora di più. Provò a colpirlo con l'altra mano, ma ciò che ne uscì fu un pugno debole sul volto, che espose il suo arto alla presa del serial killer. Era bloccata.

Tentò di liberarsi in ogni modo, scuotendosi, dimenandosi, tirando calci, ma fu tutto inutile. Lui restava fermo, a godersi quel momento e della propria superiorità fisica. Poi, una volta stufatosi di quel gioco, strinse il polso di Monica così forte da indurla a mollare la presa. Il coltello cadde a terra vicino al cellulare, perdendo così le uniche due armi che aveva a disposizioni. Il suo stalker, invece, non ne aveva bisogno.

Iniziò a spingere Monica verso la parete e lei, in sua balia, si arrabattò per resistere a quella forza, con il risultato di perdere l'equilibrio e cadere a terra. Fece per alzarsi, ma Scoiattolo non era dello stesso avviso e le si gettò sopra con tutto il corpo e il peso, costringendola al pavimento. Lo sentì sghignazzare sottovoce. Era lei stessa a offrirgli quel macabro spettacolo, che probabilmente la teneva solo in vita.

"Lasciami andare!" gridò Monica e quella semplice frase fece scattare qualcosa nella mente del maniaco, una pericolosa molla dai complessi ingranaggi. Tolse le mani dalle spalle della sua preda e le appoggiò sul suo collo, dapprima delicatamente e in seguito con una forte morsa, sufficiente a far mancare la respirazione alla giovane, che spalancò la bocca in una smorfia di orrore. Poi, Scoiattolo iniziò a stringere forte.



Yellow ChatWhere stories live. Discover now