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L'ombra dell'assassino che per mesi l'aveva perseguitata tornò a farsi vedere in modo prepotente, ma Monica non poteva credere che fosse qualcosa di diverso da una semplice coincidenza. Chiuse il PC con violenza, incapace di guardare oltre. Se una volta l'e-mail era un mezzo efficace per ricevere comunicazioni, ora si era trasformato in un meccanismo infernale, usato contro di lei e la sua mente fragile.

Tornò a fissare il suo laptop. Lo riaprì con molta delicatezza, timorosa che la schermata della nuova versione di Yellow Chat fosse ancora lì a spiarla, come un infaticabile stalker. E lei di ciò aveva una buona esperienza. E la piattaforma era ancora lì, come l'aveva lasciata, con il quadratino centrale che lampeggiava festosamente. Ma Monica ancora sperava che si trattasse di uno scherzo e i presupposti c'erano tutti.

Doveva togliersi ogni dubbio, prima di impazzire. Ridusse a icona la pagina web e aprì il proprio motore di ricerca digitando Yellow Chat. A parte una lunga lista di link sull'oramai famoso canarino australiano (che aveva gli occhi chiusi e probabilmente dormiva), non c'era nessun sito che trattasse della piattaforma per incontri che tanto aveva fatto scalpore un anno or sono, prima di chiudere i battenti.

Scelse allora di recarsi nella sezione dedicata alle "notizie", imbattendosi nei titoli dei notiziari on-line che avevano trattato le vicende legali di Yellow Chat, dall'apertura del processo penale alla morte di Fernando, storia di cui lei si era sentita in parte responsabile. Ma a parte quell'accurata rassegna stampa, non c'era nulla che lasciasse intendere a una nuova versione dell'odiata chat. 

Quindi quella faccenda riguardava solo lei, ancora una volta. Si lasciò cadere sullo schienale e sbuffò. Non sapere cosa stesse succedendo l'avrebbe tolta da quel breve periodo di benessere che aveva ritrovato con difficoltà. Doveva fare qualcosa per sciogliere ogni dubbio. Spense tutto e chiuse il computer, poi si alzò e scrutò il suo nuovo amico dormiente. L'indomani si sarebbe messa in moto e ne avrebbe saputo di più.

Passò una notte insonne, come non capitava da tempo. Per le prime settimane dopo la morte di Scoiattolo, le erano stati prescritti dei sonniferi che l'avevano aiutata a dormire, poi aveva diminuito il dosaggio e alla fine aveva eliminato del tutto il medicinale. Si svegliò stanca, spossata e come prima cosa chiamò il suo capo per darsi malata. Non avrebbe avuto la testa per occuparsi di scartoffie e clientela assortita.

Camminò lungo il marciapiede che costeggiava il suo edificio, ma si sarebbe trattato di un viaggio molto breve. All'angoscia si sostituiva di contro la rabbia per essere ancora entrata in quella brutta storia. Il mondo era pieno di pazzi amanti dei serial killer che si divertivano a emularli e sperava che la maggior parte di loro fossero innocui. Con questi pensieri si fermò di fronte alla Stazione di Polizia.

Non aveva più parlato con Sharon, né aveva detto una sola parola ai suoi genitori. Doveva recarsi da sola, come una donna adulta capace di prendersi le proprie responsabilità. Se c'era qualcosa che quella brutta esperienza le aveva insegnato, era usare il cervello ed evitare di prendere decisioni sbagliate. E se per lei non parlare con i genitori era accettabile, non recarsi alla Polizia sarebbe stato un grave errore, anche se si trattava di uno scherzo.

Ma poi, qualcosa le fece cambiare idea. Entrare significava cercare una soluzione al suo problema, ma non solo. Voleva dire ammettere di avere un problema, quello che da diversi mesi cercava di evitare con tutte le sue forze, tra sedute psicologiche ed esercizi per la mente. Forse non era cresciuta come credeva e la sua stupidità la portava a credere che fosse meglio ignorare tutto che affrontarlo, sperando che la storia si risolvesse senza tragici epiloghi.

Vide uscire alcuni Poliziotti dall'edificio, che scesero la scalinata e le passarono accanto. Avrebbe potuto fermarli, raccontare loro cosa le era accaduto e loro l'avrebbero ascoltata, in quanto tutti in quella zona la conoscevano e sapevano cosa avesse passato. E invece girò i tacchi e si incamminò nella direzione opposta, con il vento che soffiava nella sua direzione, quasi volesse darle ragione, spingendola lontano da quel luogo che ora sembrava temere.

Tornò a casa e salì subito nella propria stanza. Si era data malata e avrebbero potuto farle dei controlli a domicilio, quindi restare all'aperto non era prudente. Diede da mangiare al piccolo volatile e gli cambiò l'acqua, poi si sedette nuovamente di fronte al PC e aprì il dannato link. Voleva scoprire da sola cosa si celava in quella orrifica nuova versione di Yellow Chat. Se era uno scherzo, lo avrebbe capito subito.

Si trovò ancora di fronte la casella lampeggiante, quindi vi cliccò sopra e l'interfaccia della piattaforma comparve nella sua completezza. Non c'era che dire, era identica all'originale. Per entrare doveva apporre le proprie credenziali e d'istinto provò a inserire quelle che aveva creato l'anno prima. Con somma sorpresa, il sistema le garantì l'accesso. Monica trasalì. Questo voleva dire che chi aveva ideato il sito aveva hackerato le sue informazioni personali.

La pagina web la indirizzò direttamente al suo profilo personale, laddove c'era una sua fotografia che la ritraeva seduta su un prato con in mano una margherita. Quella foto l'aveva scattata Sharon qualche mese prima, quindi significava che l'ideatore di quel macabro scherzo l'aveva seguita e spiata a lungo. Cliccò sulla galleria e trovò decine e decine di immagini, tutte abbastanza recenti. C'era lei al Saint Patrick, in discoteca, al ristorante e in altri svariati luoghi.

Ma poco dopo ebbe il primo vero motivo di preoccuparsi.

Una cartella di immagini recava il titolo hot. Vi cliccò sopra e trovò una carretta di foto che la riguardavano da vicino e avevano un comune denominatore: in ognuna di essa, era completamente nuda. Era stata ritratta negli spogliatoi della palestra, in piscina e persino nella sua camera. Qualcuno si era introdotto in casa sua o aveva installato altre cimici in luoghi impensabili. Avrebbe pensato in seguito a cercarle, ora doveva cancellare quella cartella, prima che qualcuno ne vedesse il contenuto, sempre che non fosse già successo.

Provò e riprovò, ma ogni tentativo fu vano. La cartella non si poteva cancellare. Chiunque aveva creato quella piattaforma era un esperto informatico e aveva studiato ogni minimo particolare. In quel momento temette che quel profilo potesse avere una diffusione virale e che ben presto sarebbe diventata la prossima vittima di un caso orrifico di cyber-bullismo. Eppure la parte ottimistica della sua mente continuava a suggerirle che chi aveva architettato tutto stava gestendo quella farsa tra loro due. Almeno per il momento.

Le sue paure vennero momentaneamente accantonate dalla comparsa di un'altra casella lampeggiante, che recitava Complimenti! Il tuo profilo è stato aggiornato! Vi passò sopra la freccetta del mouse e si ritrovò nella pagina delle informazioni personali, laddove c'era tutto ciò che la riguardava. Nome, cognome, indirizzo, telefono cellulare ed e-mail. Il responsabile la stava informando che sapeva tutto di lei.

Sotto quel breve elenco c'era la parte che Yellow Chat chiamava Parlo di me. Monica in passato aveva scritto ciò che serviva per abbordare ignari uomini in cerca di una donna o sesso facile, ma quello che stava leggendo era qualcosa di surreale. Sono una bugiarda che vive sulle spalle degli altri e amo rovinare la vita alle persone. Nel tempo libero mi piace dare dimostrazione della mia palese vigliaccheria e ogni volta che apro bocca o faccio un passo deludo i miei genitori, i quali poi devono chinarsi per raccogliere i cocci.

Se non era uno scherzo, pensava lei, allora si trattava di qualcuno che la odiava e che aveva compiuto indagini accurate sulla sua vita personale. L'ultimo tratto del Profilo personale era dedicato alle Aspirazioni personali e se lei in passato aveva descritto ampiamente ciò che avrebbe voluto (seppure per finta), questa volta trovò due semplici parole, che la fecero rabbrividire.

Morire giovane.

Presa da improvviso tremore, mosse rapidamente le dita sulla tastiera, rischiando di chiudere il programma, cosa che non voleva. Doveva controllare un ultimo particolare, recandosi sulla casella dedicata alla ricerca degli utenti registrati. In passato ce n'erano migliaia e per trovare l'interessato bisognava fare una ricerca approfondita, basata su sesso, città, interessi. Quella volta invece, trovò solo il nome di un utente e quel nickname lo conosceva bene. Troppo bene. Ma non doveva essere lì, non poteva.

Scoiattolo Invernale.


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