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Uno degli incontri più inquietanti della mia vita, avrebbe pensato Monica nel momento in cui si congedò da Ilaria, che aveva chiuso la porta alle sue spalle, chiudendosi ancora nel suo rifugio. In quel momento era tornata la neve, che sembrava essersi placata solo per dare il tempo necessario alla giovane per ascoltare tutta la storia.

Pensò che in fondo non aveva sentito qualcosa di diverso da ciò che si aspettava, tranne per l'epilogo della loro conversazione, in cui Ilaria aveva tirato fuori una confessione agghiacciante. Sperava che Scoiattolo la trovasse e la uccidesse, così da porre fine alle sue sofferenze. Non sentiva di comprendere appieno quelle parole, ma se colei che si faceva chiamare da anni Daniela era giunta a un tale livello di instabilità mentale, forse anche lei rischiava di fare la stessa fine.

Tornò nel punto della strada opposto rispetto a quello in cui aveva preso l'autobus per giungere in quel luogo e in base alla tabella degli orari che aveva stampato, ne sarebbe giunto un altro di lì a pochi minuti. La notte era oramai giunta, nonostante fosse ancora pomeriggio e il freddo pungente rese l'attesa insopportabile. Si sedette sulla panchina, con la valigia di fianco, quando finalmente il mezzo arrivò.

Si adagiò nei primi posti, vicino all'uscita. La carrozza era semivuota, tranne per alcuni passeggeri che forse stavano tornando a casa dal lavoro. L'inquietudine era salita dopo l'incontro con Ilaria, soprattutto per la decisione delle sue affermazioni, in cui parlava di Scoiattolo quasi fosse un'entità invincibile e questa era un'altra delle analogie riscontrate nella sua storia.

Dopo aver chiesto informazioni dell'autista, scese nel quartiere in cui aveva prenotato la stanza, che si trovava all'interno di un bad and breakfast a buon prezzo, ma le interessava solo un posto per passare la notte, dato che il biglietto di ritorno conteneva già la data per l'indomani. Durante il viaggio ricevette una chiamata della madre, alla quale mentì asserendo di essere da Sharon. Mi dispiace, mamma, ma non potevo fare altrimenti.

Fece il check-in, consegnò i documenti e pagò in anticipo, cosicché l'indomani sarebbe potuta partire senza perdere tempo. Poi salì con l'ascensore al secondo piano e, dopo la maniacale occhiata di controllo, entrò nella stanza, che chiuse rapidamente, dopodiché si gettò di schiena sul letta, chiudendo gli occhi. Era stata una giornata molto faticosa ed era sollevata per il fatto che il peggio fosse finito.

Si rilassò per una mezz'ora, poi decise di scendere per cercare un posto dove mettere qualcosa sotto i denti. Non era ancora ora di cena, ma non mangiava dalla colazione e il suo stomaco iniziava a fare i capricci. Si infilò in un locale dove consumò una bruschetta e un bibita, prima di tornare nella propria stanza, avendo tutta la sera a disposizione per riflettere sulle stesse cose. Nulla di nuovo all'orizzonte.

Di dormire non se ne parlava, per cui accese la televisione e cercò qualche programma noioso che l'aiutasse a prendere sonno ma, dopo pochi minuti, spense tutto. Doveva fare una cosa e, nonostante il misurato orgoglio, quella volta non si sarebbe tirato indietro. Prese il cellulare e chiamò Andrea, nella speranza che non fosse arrabbiato con lei e avesse deciso di allontanarsi. Ma se conosceva un po' Andrea, l'avrebbe perdonata anche quella volta.

"Meglio tardi che mai." echeggiò la voce di Andrea. "Pensavo non avresti più chiamato."

"Tu ti sei arreso alla prima volta." scherzò Monica, cercando di smorzare i toni.

"Sapevo che non ti saresti tirata indietro, per cui ho deciso di lasciarti stare e fare ciò che ritenevi giusto."

"Quindi non sei arrabbiato con me?".

Andrea rimase in silenzio qualche secondo. "No, non sono arrabbiato con te."

Monica tirò un sospiro di sollievo. "Meno male. Pensavo che il mio caratteraccio ti avesse fatto infuriare."

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