26

624 79 21
                                    

Nessuno, a parte Andrea, diede credito alle parole di Monica. La retata aveva avuto successo e il sospettato era stato catturato. Scoiattolo, o chi per lui, aveva preso a sbraitare, sbandierando la propria innocenza, sotto gli occhi attoniti dei passanti, che lo videro mentre veniva caricato nel retro dell'auto di una delle volanti della Polizia e in seguito scomparire tra il suono delle sirene spiegate, destinato a una prematura dissolvenza.

Monica si era fatta accompagnare da Andrea al Comando di Polizia e durante il breve tragitto non aveva aperto bocca, con le mani che afferravano la borsetta e lo sguardo chino. Aveva visto il volto dell'uomo che si era presentato all'appuntamento e sapeva per certo che non si trattava di lui. E ora doveva recarsi dalla Polizia e spiegare che non potevano sbattere dentro un'innocente persona che, inspiegabilmente, si era trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Giunsero poco prima che l'interrogatorio iniziasse in una Stazione di Polizia avvolta dalla tranquillità, eccezion fatta per l'unico stanzino in cui si udivano urla e strepitii. Monica e Andrea vennero fatti accomodare in disparte e, quando il sospettato la incrociò, divenne rosso in volto, distogliendo lo sguardo e tornando a difendersi strenuamente. "Ve lo ripeto, non ho fatto nulla di male. Voglio un avvocato!".

"E lo avrai." lo rassicurò un detective sulla sessantina, dai grigi capelli laccati. Attorno a lui c'erano altri quattro colleghi, pronti a dargli man forte. "Ma prima devi spiegarci per quale motivo hai perseguitato per mesi una ragazza, arrivando pure a minacciarla."

"Minacciata? Ma di cosa state parlando?" replicò l'uomo, che non aveva il coraggio di guardare in faccia Monica, intenta ad ascoltare. "Se mi lasciaste spiegare..."

"Bene, allora spiega. Parti dall'inizio, però. Sono tutto orecchi."

"Tutto è cominciato ieri notte. Sono single e per me è sempre stato difficile trovare una donna, quindi ho sempre fatto affidamento alle chat. Solo che, beh, finora non ho mai avuto particolare fortuna con le donne che ho incontrato. Ma ieri notte ho contattato il profilo di una giovane ragazza e ho cominciato a dialogare con lei."

"Sta parlando della signorina Monica?" domandò un collega, in piedi dietro la sedia del detective, indicando la giovane, che stringeva la mano di Andrea.

"Si..." confermò lui, senza guardarla, con le mani giunte sulla scrivania. "Mi è sembrata simpatica e ci siamo scritti per un'ora circa, poi ho azzardato e le ho chiesto una fotografia. Solitamente le ragazze in chat non sono tutte... belle, ma quando ho visto l'immagine di una splendida giovane, non riuscivo a credere ai miei occhi."

"E cosa ha fatto dopo?".

"Le ho inviato la mia foto, ma ero convinto che vedendo il mio aspetto se ne sarebbe andata e invece mi confessò che le piacevo e che parlando con me si rendeva conto che ero il suo tipo. Che sciocco sono stato. Ora comincio a capire molte cose."

Anche io, si disse Monica. I contorni di quella storia si stavano facendo inquietanti.

"E che cosa ha capito?" domandò l'unica donna detective presente nello stanzino.

"Che qualcuno si è finto una giovane ragazza per abbordarmi e convincermi ad accettare un appuntamento."

"Quindi chi l'ha contattata le avrebbe dato un appuntamento per questa sera?".

"Esatto. Mi ha detto che voleva conoscermi subito e che se per me non era un problema ci saremmo potuti incontrare nel quartiere in cui viveva?".

"Dai suoi documenti, signor Tarallo", parlò nuovamente l'anziano poliziotto, giocherellando con la carta d'identità che teneva in mano, "risulta che lei vive ad Assago."

"Proprio così." confermò Giulio - questo il suo nome- annuendo debolmente.

"Se quello che dice corrisponde al vero, non le è sembrato strano che una ragazza le desse appuntamento solo dopo qualche minuto di messaggi?".

"A dire il vero in questi luoghi virtuali è abbastanza comune tagliare certi fasi della conoscenza e arrivare al dunque. Ma, come ho detto, il fatto che una così bella ragazza si fosse interessata a me mi ha dato da pensare. Ma stupidamente non ho pensato a cosa potesse esserci dietro."

"E cosa? Che un maniaco stalker l'ha usata per presentarsi a un incontro e farsi arrestare al posto suo?".

Giulio annuì. "Potrebbe sembrare incredibile, ma è così. Mi ha detto di comprare un mazzo di rose nere e di presentarmi alle 21.00 di fronte a un bar che non conoscevo. Questo è tutto ciò che ho da dire."

Il navigato detective rifletté, poi fece avvicinare un collega e gli sussurrò qualcosa. Dopodiché si rivolse a Monica. "Lei che dice, signorina? Mi è stato riferito che secondo lei quest'uomo non sarebbe il maniaco che la perseguita."

"Proprio così." confermò lei. Per la prima volta, Giulio la guardò, con un'espressione crucciata.

"Che cosa le dice che sia così? Il suo istinto?".

"Io so che non è lui." affermò con certezza Monica. "Ma se volete una prova tangibile, ascoltate la registrazione della chiamata che il vero maniaco mi ha fatto ieri sera. I vostri tecnici hanno appurato che la voce è originale e vi assicuro che non ha nulla a che fare con il qui presente signor Tarallo."

"Potrebbe essere un amico, un complice." azzardò il collega.

"No. Lui non è Scoiattolo. Lo so per certo."

Poco dopo venne portato nello stanzino l'apparecchio con il quale era stata registrata la chiamata e di fianco a esso venne appoggiata la relazione dello specialista che assicurava la conformità della voce udibile con quella effettiva. I detective si limitarono a fare una sola prova, appurando come le due voci fossero totalmente diverse.

Alla fine, seppure con scarsa convinzione, Giulio Tarallo venne rilasciato poco prima che il suo avvocato giungesse al Comando, al quale venne detto che il suo cliente non era fuori dalla lista dei sospettati, ma doveva essere disponibile per accertamenti ed eventuali colloqui. L'uomo, sollevatosi, uscì dallo stanzino ma prima rivolse un'occhiata di riconoscenza a Monica, ringraziandola di averlo fatto uscire dal luogo che per un sospettato di stalking poteva apparire angusto e tetro.

Poco dopo Monica e Andrea lo imitarono, scambiando due parole con i detective, ringraziandoli per il lavoro svolto, anche se non solo non avevano risolto nulla, ma erano caduti dritti nella trappola di Scoiattolo, il quale aveva previsto ogni cosa e sicuramente non sarebbe stato felice della scelta della sua amata. Uscì dal Comando, temendo che sarebbe dovuta tornarci ben presto, in quanto le cose erano destinate a mettersi decisamente male.

Si avvicinarono all'auto parcheggiata e, nel momento in cui Andrea azionò il meccanismo di apertura, il cellulare di Monica squillò. Sapeva bene chi era e anche il suo fidanzato, il quale rimase vicino a lei, muto. La giovane accettò la chiamata e avvicinò il telefonino all'orecchio. "Che diavolo vuoi?".

"Mi hai molto deluso, sai?" domandò l'inconfondibile voce di Scoiattolo. "Pensavo fossi una ragazza intelligente, ma mi sbagliavo."

"Se sapevi che avrei chiamato la Polizia, per quale motivo ti sei fatto aspettative?".

"Diciamo che se ti avessi trovata sola, avrei trovato il modo di cacciare quel poveraccio che ho messo in mezzo e mi sarei fatto trovare al suo posto."

"Non starò mai con te." assicurò Monica, cercando lo sguardo di Andrea, sempre lì vicino.  "Puoi levartelo dalla testa."

"Invece lo farai, eccome. Troverò il modo di convincerti."

"Voglio proprio vedere come ci riuscirai."

Scoiattolo ridacchiò. "Mi stai forse sfidando?".

"Per me non è un gioco. Non so come, ma troverò il modo di fermarti."

"Mi piace questa tua determinazione. E' una delle cose che mi piacciono di te. Ma ora è tardi, devo andare. Manca poco all'inizio dell'inverno e devo... prepararmi diciamo. Scomparirò per qualche tempo e non avrai più notizie di me. Intanto, goditi la vita e se ci tieni a essa, dovresti cambiare idea su di me, è un consiglio. A presto, amore mio."


Yellow ChatWhere stories live. Discover now