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Monica si sentì mancare il respiro. L'antifurto appositamente installato poche ore prima avrebbe dovuto avvertirla della presenza di un intruso, dal momento che l'aveva attivato quando i suoi genitori erano usciti. Eppure, inspiegabilmente non aveva funzionato. Sobbalzò, udendo il rumore delle suole di un paio di scarpe che strisciavano contro il pavimento liscio, producendo un fastidioso fragore.

Abbassò lo sguardo e notò un'ombra sotto la porta, appartenente a qualcuno che stava passeggiando avanti e indietro, improvvisando un gioco macabro che forse lo stava facendo divertire, ma lo stesso non si poteva dire di lei, la quale cercò attorno a sé un posto in cui nascondersi, ma Lui l'avrebbe certamente trovata. Tra non molto sarebbe entrato nella stanza, che non era chiusa a chiave. E per quale motivo avrei dovuto farlo? Credevo di essere al sicuro!

Come aveva previsto, la maniglia della porta iniziò ad abbassarsi, producendo un oscuro cigolio, con una lentezza voluta e precisa, perché Lui sapeva che la sua preda era terrorizzata e che non aveva nessuna idea di come sfuggirgli. Come poteva essere stata così stupida da restare a casa da sola, sapendo il rischio che correva? Aveva a disposizione ancora una frazione di secondo per pensare al da farsi, quando il rumore del motore di un automobile sotto casa le diede una flebile speranza.

Si alzò di scatto dal letto e si precipitò alla finestra, l'aprì e guardò in fondo alla strada, dove stava giungendo l'auto della polizia deputata alla ronda attorno al suo appartamento, servizio o ottenuto grazie alla denuncia per stalking  "Aiutatemi! C'è qualcuno in casa! Venite presto!"

Le urla della giovani furono così acute che l'autista si fermò di scatto e un agente di polizia scese risolutamente, guardando in alto verso di lei, senza porre alcuna domanda. "Resista, arriviamo subito!".

In quel momento Monica sentì un forte rumore alle sue spalle. Temette che di lì a pochi secondi il suo stalker l'avrebbe afferrata per il collo e minacciata con una lama, ma quando si voltò notò che la porta era ancora socchiusa. Non c'era nessuno nella stanza e un fragore di passi veloci e pesanti proveniente dalle scale gli fece intuire che chiunque si fosse nascosto dietro alla sua porta, era fuggito. Si sedette sul letto, cercando di riprendere fiato.

Non poteva credere alla fortuna che aveva avuto. Pochi istanti e sarebbe stata la fine, si disse. Forse la Polizia, facendo irruzione, avrebbe incrociato il sedicente Scoiattolo Invernale, arrestandolo e ponendo fine a quella inquietante persecuzione. 

Proprio in quell'istante la porta della sua stanza di aprì con una violenza inaudita, quasi fosse stata buttata già da un potente calcio e si immaginò la sagoma del suo stalker, furente come non mai. Hai chiamato la polizia, tesoro mio, ora la pagherai cara. Ma lo faccio per te, per educarti. Invece di fronte a lei si parò l'immagine di due uomini, uno dei quali era il poliziotto che era sceso dall'auto dopo aver udito le sue invocazioni di aiuto.

"Tutto bene, signorina?" domandò l'uomo, leggermente in carne, il quale sembrava realmente preoccupato-.

"Si, si." si limitò a rispondere Monica, quasi in stato catatonico. "Va tutto bene."

A quel punto l'agente prese il walkie talkie. "Mario, chiama i paramedici. Sono qui con la ragazza ed è in stato di forte shock."

L'agente si protese verso la giovane, cercando di tranquillizzarla. "E' tutto a posto, tranquilla. Ora sei al sicuro."

"L'avete trovato?".

"Abbiamo trovato la porta aperta, sicuramente scassinata da chi si è infilato in casa , ma da una prima superficiale ricognizione non abbiamo trovato nessuno."

"Potrebbe essersi nascosto." ipotizzò Monica. "O forse è scappato."

"Questo lo appureremo tra poco. Davanti alla porta d'ingresso c'è il mio collega. A meno che l'intruso non voglia lanciarsi dal terzo piano, se è ancora nell'appartamento è in trappola."

Il lato pessimista di Monica non era affatto convinto di questo lieto fine e difatti, dopo l'arrivo dei paramedici, i quali si presero cura di lei, i due poliziotti sfruttarono tutta la loro esperienza e, grazie all'arrivo di una nuova volante della polizia, curarono l'ingresso e l'esterno della casa, mentre le stanze vennero ispezionate per filo e per segno ma, com'era prevedibile, di Scoiattolo non c'era traccia; si era misteriosamente dileguato nel nulla.

"Vuole che chiamiamo i suoi genitori?" chiese l'agente.

"Non serve." disse Monica. "Saranno certamente qui a momenti."

E difatti, non molto tempo dopo, questi fecero la loro apparizione nella stanza da letto, sconvolti dalla quantità di paramedici e poliziotti presenti in casa. Tuttavia, quando videro Monica sul letto, si tranquillizzarono. "Allora stai bene!" sentenziò la madre. "Temevamo che ti fosse successo qualcosa."

"Sto bene mamma."

"Ma che è successo?" volle sapere il padre. "Tutti i condomini sono fuori dall'appartamento a curiosare."

Monica guardò i genitori, pensando a quante volte avrebbe voluto raccontare loro tutta la verità, togliendosi finalmente quel peso di dosso. E il momento era arrivato e poco le importava la presenza di tutta quella gente, paramedici o poliziotti che fossero. Il suo racconto fu breve ma coinciso e non tralasciò nulla, nemmeno il contratto verbale stipulato con Yellow Chat e quando finì la narrazione scoppiò in un pianto sommesso. "Avete visto? Vostra figlia è riuscita a deludervi una volta di più."

La madre, lungi dall'essere arrabbiata, la cinse in un lungo abbraccio e Monica si lasciò andare, bisognosa di quell'affetto. "Non sei sola, piccola mia."

"Sistemeremo tutto." assicurò suo padre. "Non permetteremo che ti accada nulla."

"Grazie..." sibilò la giovane, felice di averli accanto in un momento così complicato, dopo tanto tempo di lontananza.

"Abbiamo trovato qualcosa!" annunciò il poliziotto che inizialmente era rimasto all'ingresso, il quale stringeva qualcosa in una mano.

"Che cosa?" domandò Monica, la quale per tutto quel tempo era rimasta seduta sul letto, ma il via vai di persone le impediva di vedere cosa l'agente avesse con sé. Poco dopo questi avanzò verso di lei, con uno sguardo preoccupato. Teneva nelle mani un peluche, ma non uno qualunque. Era uno scoiattolo e nella mano destra stringeva una rosa, mentre nell'altra brandiva una lama insanguinata.

Monica, in preda al panico, strillò e si alzò, cercando di scappare, in preda a stato confusionale. I  genitori cercarono di calmarla, aiutati dai paramedici ma data la foga impressa dalla giovane, dovettero bloccarla e darle un sedativo. Pochi minuti dopo si addormentò.





Yellow ChatWhere stories live. Discover now