10) Killing Loneliness

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I giorni successivi scivolarono lenti e noiosamente vuoti. Più di una volta DANGER passò per la testa dell'angelo ma mai tanto da arrischiarsi a mandarle un messaggio. La distanza era la cosa più giusta per entrambi. Lei aveva ripreso la vita di sempre. Ogni tanto le capitava di pensare a lui. Non aveva rinunciato al suo proposito di corrompergli l'anima ma al tempo stesso era molto meno motivata di prima. Ripeteva continuamente a se stessa che non avrebbero dovuto passare quel tempo assieme. Il giro in moto fino al mare, tutto quello che era successo, fino alla "bevuta" condivisa. Tutti e due avevano bisogno di distrarsi per non pensare alle loro vite, ai loro casini.
L'angelo passava tutto il giorno chiuso in camera al buio. Usciva solo per correre fino alla scuola della ragazza Emo. Rimaneva lì a guardarla tutto il tempo che poteva. Persa con le cuffie nelle orecchie e i suoi disegni bellissimi e malinconici. Era la sua "Dea Dark" e non poteva dirglielo. Faceva male. Coltivava tristezza nel suo cuore. Ogni volta tornando alla Villa sentiva un vuoto prepotente che lo annichiliva. Così, anche se adesso quasi non sentiva il dolore fisico... Gli capitava di tagliarsi... Un vecchio "tic emotivo" di quando era umano che gli serviva per sentire se "esisteva ancora" qualcosa di lui al di fuori dalla sua mente alla deriva. Solo che ora non serviva più. Guariva istantaneamente. E nella sua anima oltre al vuoto si aggiungeva la sensazione umiliante di sentirsi stupido. Si stava spegnendo. Era peggio che morire. Quella mattina era rientrato di pessimo umore perché passando per la scuola non aveva trovato la ragazza Emo. Magari aveva solo un po' di febbre, ma non vederla era per lui come non avere la sua dose di vita: Iniziava a sentirsi meno lucido. A desiderare il male. Suo e degli altri. Prima di fare danni era rientrato e si era "costretto" a dormire. Al risveglio gli era venuta voglia di mettersi nei casini, di fare qualcosa di pazzo o pericoloso. Danger gli sarebbe stata sicuramente d'aiuto se avesse potuto scriverle. Ma non lo fece. Quella sera, decise, sarebbe andato al Sigillum dopo quasi due settimane. L'idea lo svegliò un po' dal torpore. Si alzò dal letto e andò un po' nella palestra della Villa. Entrando sentì un brusio di voci che parlavano di lui e del suo aspetto trasandato. Ormai era più simile ai vampiri truccati male dei film che ad un angelo. Bastò un suo sguardo. La sala si svuotò di colpo. Ormai la "sua gente" lo emarginava. Meglio così, gli facevano schifo tutti. Voleva solo sfogarsi un po'. Il "divertimento" sarebbe arrivato la sera.

Arrivarono le 23. L'angelo entrò nel locale come una specie di zombie. Viso pallidissimo, occhiaie. Giacca di pelle lunga quasi fino ai piedi. Felpa nera col cappuccio calata sugli occhi. Non guardò nessuno. Attraversò la sala a passi lenti e si avviò nel retro. Non era venuto per bere ma per combattere. Anzi...
Il cortile faceva schifo. Una cappa di fumo nauseante. Gente che puzzava di marcio sparsa attorno ad un quadrato disegnato sul pavimento pieno di bottiglie di birra rotte. Qualche siringa. Qualcuno steso a terra. Forse morto di overdose. Un posto che avrebbe fatto schifo a chiunque avesse un po' di amor proprio. Ma li c'erano gli scarti del cielo e dell'inferno. Si mise seduto per terra in prima fila. Nessuno osava guardarlo. Nessuno capiva ormai se fosse un angelo o un demone. Entrò un tipo enorme. Il corpo rosso come il fuoco. Pieno di cicatrici e bruciature. Lo sguardo di una cattiveria inaudita. Un figlio dell'inferno al quale non interessava camuffarsi. Si sentirono subito attratti. L'angelo tolse la giacca. La fece scivolare in terra. Sì alzò in piedi. Si misero in guardia: un attimo di silenzio...
Il demone partì con un pugno che l'angelo schivò senza problemi. Passò sotto la guardia per poi colpirlo sulle costole. Rimase senza fiato. Lo guardò sorridendo e si rimise in guardia. Il primo partì ancora una volta di pugno. L'angelo scartò di lato facendogli uno sgambetto. Cadde a terra. Un pò di fumo gli uscì dalla bocca: si stava incazzando. L'angelo lo fece rialzare, l'altro provò a colpirlo a tradimento con un calcio che lui parò senza fatica trattenendogli la gamba per poi farlo cadere ancora. Lo guardò con aria di superiorità per indispettirlo. Sembrava esserci riuscito ma per sicurezza gli pestò una mano sorridendo, poi si chinò leggermente per dargli uno schiaffo sulla testa, quasi a rimproverarlo. Adesso era pronto. Iniziava la sua serata. Si distanziò di un paio di passi e lo invitò ancora a colpire. Il demone tirò fuori le sue ali infuocate, Cazzo! Era un demone di livello superiore e lui l'aveva fatto incazzare! Il pubblico spaventato. Un tizio troppo vicino alle sue ali si era bruciato. L'angelo indifferente lo guardò con fare dolce per poi tirargli un bacio! Era troppo... il demone prese la rincorsa, caricò un pugno fortissimo e... l'angelo abbassò la guardia e si fece colpire. Crollò a terra quasi svenuto. Era quello che voleva: Anestetizzare la sofferenza col dolore. Iniziò a perdere sangue dall'occhio. Il demone gli fece cenno di rialzarsi e lui per provocarlo disse: "Tutto qui?". L'altro allora sentitosi sminuito gli salì sopra e iniziò a prenderlo a pugni sul viso. Faceva male cazzo! Tanto... ma sempre meno che star male emotivamente. L'angelo continuava a ridere e a provocarlo senza nemmeno provare a difendersi. Il demone colpiva sempre più forte mentre tra se e se iniziava a pensare che non sarebbe mai riuscito ad ucciderlo: Perché quell'angelo pazzo si stava divertendo a prenderle. Era un maledetto masochista. O se non lo era, era comunque una delle persone più "perversamente malate" che avesse mai incontrato.
In quel momento tra il pubblico c'erano molti demoni ma anche loro non stavano gradendo quello "spettacolo". Non era un combattimento ma solo il tentativo di farsi ammazzare di un folle ormai senza freni. Non era più divertente. Uno di loro decise di tornare nel locale per non assistere al probabile, tragico epilogo. Rientrando passò per la sala principale incontrando Danger da poco arrivata che stava prendendo qualcosa da bere con una ragazza umana, (probabilmente un vittima ignara che non aveva idea che dopo la bevuta e il "quasi certo" sesso sarebbe finita morta in qualche cassonetto o peggio...). "Ehi Danger" le disse, "Vai a prendere il tuo amico prima che lo facciano a pezzi!". Lei lo guardò, non le sembrava di conoscerlo. Lo prese per la giacca mentre la superava e lo gettò a terra dicendo "Di che cazzo parli?", e il tipo: "Scusa, scusa non... volevo! C'è lì nel cortile l'angelo che stava con te l'altra sera... lo stanno conciando male". "ma che cazz..." si alzò di scatto dalla sedia e passando sopra il tipo steso a terra si mise a correre travolgendo tutti quelli sulla sua strada. Entrò nel cortile e si trovò davanti la penosa scena. Capì subito cosa stava cercando di fare. Saltò sul demone e lo gettò via. Il tipo si rialzò incazzatissimo stava per attaccare quando riconobbe Danger. Sputò per terra in segno di disprezzo, poi sparì nella notte. Sapeva di non poter competere e se anche avesse potuto non avrebbe mai osato toccare la compagna di Lucifero. Aiutò l'angelo a rialzarsi, era messo male, crollava ad ogni passo. Gli prese il braccio e se lo mise attorno al collo. Lo portò fuori dal locale. Nessuno osava guardarli. Perfino lei si stupì di quanto le dispiacesse vederlo conciato così. Arrivati al parcheggio lo adagiò sul marciapiede. Poi esplose la rabbia: "Si può sapere cosa cazzo ti dice la testa? Vuoi morire? Coglione di merda!!!". Lui non riusciva quasi a parlare. Sputò un po' di sangue. Poi disse sussurrando. "Dannazione sono ancora vivo". Danger si controllò a fatica dal dargli un pugno. "Vuoi dirmi cosa volevi fare?" disse lei esaperata. "Vaffanculo" Rispose lui. Poi aggiunse: "Ti odio Danger. Ti odio, Mi odio, Odio lei, Odio tutto." . Poi svenne...

When love and death embrace Where stories live. Discover now