1. first day

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// PRIMO CAPITOLO MODIFICATO

Gradirei che non insultaste subito Arianna, thank you AHAHAH

Buona lettura (SPERO)

Avere quasi diciotto anni mi rendeva, in modo illusorio, più consapevole del mondo e per esperienza personale potevo distinguere due tipi di persone: quelle sempre in ritardo e quelle con l'ansia, l'una la conseguenza dell'altra.

E io, personalmente, le incarnavo entrambe, nel peggiore dei modi e delle situazioni, quindi l'unica opzione che mi rimaneva era correre, correre e provare a non inciampare e suicidarmi alle sette e mezza del mattino.

Con il biglietto stropicciato in una mano e lo zaino appoggiato precariamente sull'altra spalla, avevo percorso appena tre metri e già le mie gambe e i miei polmoni chiedevano pietà.

Non ero una gran sportiva e non lo sarei mai stata, non mi piaceva, semplicemente.

Trovavo stupido rincorrere una palla da una parte all'altra del campo, ma c'era chi invece ne aveva fatto una professione.

Niente da dire, punti di vista.

Sinceramente, lo avrei preferito come hobby, come valvola di sfogo nelle giornate no, nei momenti bui, non come fonte di guadagno.

Ma io ero di parte, odiavo lo sport, mi faceva sentire ancora più imbranata di quel che già ero.

Mi piaceva la tranquillità, sorseggiare un drink in riva al mare, guardare un tramonto, osservare le stelle, mangiare pizza, ballare per strada e cantare a squarciagola senza pensare alle conseguenze.

Giorno per giorno, questo era teoricamente il mio motto, nessuno poteva sapere cosa ci avrebbe riservato il domani.

Per oggi invece, era tutto fin troppo stabilito: l'inizio della scuola, dell'ansia, della tortura, della copiatura, dei bigliettini, dei compiti non fatti e delle pagine non studiate.

Non ero psicologicamente ancora pronta ma la verità era che non lo sarei mai stata, come in ogni altra cosa.

Faticavo ad esternarlo ma avevo paura dell'ignoto, del non sapere dove andare, cosa fare, nel sentirmi inadeguata sempre e per sempre.

Nell'andare bene ma non essere mai abbastanza, questa era la mia più grande paura.

Forse l'unica che non sarei mai riuscita a superare.

Ma sapevo che tutto questo mi avrebbe danneggiata, mi avrebbe fatto vivere una vita in funzione degli altri e non come la volevo io.

Spericolata, come la mossa prettamente agile che avevo appena compiuto, rischiando di rompermi una caviglia solo per salire sull'autobus che mi avrebbe portato là dove me ne sarei stata volentieri lontana.

Presi un respiro profondo prima di convalidare il biglietto per almeno dieci volte prima di riuscirci.

Sospirai e mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio per poi appoggiarmi scomodamente al sedile al mio fianco e tirare fuori il cellulare dalla tasca dei jeans, sistemandomi meglio lo zaino sulle spalle.

—Un messaggio da Riri—

Sorrisi spontaneamente e sbloccai il telefono per risponderle:

>Sono già fuori scuola, tu dove sei finita? Muoviti

Trattenni a stento una risata e scossi la testa, cercando di risponderle e contemporaneamente mantenere l'equilibrio già instabile di suo.

>Sono in autobus, mi mancano tre fermate

Un bacio tra amore e odioWhere stories live. Discover now