17

137K 5.1K 744
                                    

NICCOLÒ

Quel coglione aveva fatto scappare la mia meraviglia da quel schifoso locale.

Chris era ancora avvinghiato a quella specie di Dracula al femminile e mi aveva lasciato da solo.

Stavo vagando tra la folla deciso a uscire e a fumarmi una sigaretta, quando l'avevo vista.

Si stava facendo spazio e sembrava che volesse fuggire da qualcosa, o qualcuno, e potevo immaginare chi.

E non avevo resistito, prendendola per un braccio l'avevo trascinata in quella stanzetta buia, fatta apposta per noi.

Quella testa di cazzo mi aveva detto che erano fidanzati, invece lei aveva negato tutto e anzi, era addirittura incazzata con quel cretino.

Quanto stavo godendo, conoscendola, gliene avrebbe date di santa ragione, stavo già pregustando la vittoria finale che era già mia.

L'avevo baciata, sfiorata, toccata, stretta a me, in un modo che non avevo mai fatto con nessuna ragazza, forse perché delle altre non me ne era mai importato un fico secco.

Ma lei, cazzo, quando si era tolta la maglietta volevo farla mia su quella specie di tavolo, e l'avrei fatto davvero se non l'avessi guardata negli occhi, sarebbe stato perfetto e eccitante, ma io non ero pronto a mandare tutto a puttane, volevo prima mostrarle cosa si stava perdendo.

Tutto a costo di essere crudele su me stesso, quello strusciamento mi era piaciuto più del dovuto, più del normale, forse perché c'era lei davanti a me è non una qualsiasi.

E volevo vederla, averla tutta per me, volevo baciarla ovunque, ma mi sono accontentato di tenerla stretta tra le mie braccia, tremante e con la pelle d'oca.

«Ora si che hai fatto colpo su di lei.»
Lo schernii, mentre dentro di me godevo alla grande.

«Taci idiota, siamo sulla stessa barca!»
«Credici, amico.»
«Che cazzo vuoi dire?»
Faceva l'incazzato quando l'unico a doverlo essere ero io.

«Niente.»
Alzai le mani in segno di resta e bevvi il bicchiere di vodka che avevo preso per Chris, tanto a lui non sarebbe servito.

«Non ci proverei se fossi in te.»
«Che?»
Chiesi, mentre la gola mi andava in fiamme.

«Con Alice.»
Disse serio guardandomi fisso.
«Perché mai, sentiamo.»
Mi stavo divertendo, questo cretino non aveva capito un cazzo di lei.

«Non fa per te.»
«Mh, e tu si invece?»
«Io la conosco da una vita.»
«E allora?»
Chiesi seccato.
«Con me c'è stata.»
«Chi ti dice che non c'è stata anche con me?»
«Non dire stronzate.»
«Non mi credi?»
Alzai le sopracciglia in segno di sfida.
«Per niente.»
«Chiedilo a lei allora.»
A quel punto mi guardò truce, con uno sguardo tra il sorpreso e il sconvolto.
Bingo.

«Perché continui a sparare cazzate?»
«Eri tu quello che mi aveva detto che eravate fidanzati, o sbaglio? Ne dici pure tu di cazzate.»
Sputai aspro.
«Tra poco io e lei torneremo insieme.»
«E cosa te le fa pensare?»
«Le piaccio ancora.»
Mi misi a ridere e passai le dita fra i miei capelli scompigliati per colpa di lei.

«Allora perché si scopa un altro?»
Mezza verità e mezza bugia.
«Che cosa?»
La sua faccia assomigliava tanto al quadro di Munch, "L'urlo", pensai che si mettesse davvero a gridarmi addosso e a riempirmi di botte: l'avevo sconvolto per bene ma se lo meritava, non sopportavo quelle sue cazzo di pretese infondate.

«Lei non ti vuole.»
«Non mi interessa.»
Disse, con lo sguardo rivolto a terra, stava ancora assimilando il colpo.

«Vuoi stare dietro a una che non ti si fila?»
«Cambierà idea.»
Alzai gli occhi al cielo, ma questo non si arrende mai?
E che cazzo.

«Non credo.»
E lo sperai davvero.
Non volevo che mi lasciasse da solo a combattere con i miei sentimenti per lei.

«Perchè sei così sicuro?»
Chiese, e alzò lo sguardo per guardarmi in faccia.

«Osservo.»
Mi limitai a dire, girandomi il bicchierino vuoto tra le mani.

«Osservi cosa, precisamente?»

Lo guardai e con non curanza dissi:
«Beh, vediamo: come mi guarda, come mi sorride, come mi tira i capelli quando la faccio godere, come mi bacia..»

Vidi solo un pugno arrivarmi in faccia, forse me lo meritavo, ma gli altri no, li schivai e gli bloccai le mani mentre imprecava in qualche lingua sconosciuta.

«Fa male vero? Il sapore della sconfitta.»
«Ti uccido.»
Sputò con rabbia.
«E per cosa? Perché lei preferisce me o perché me la scopo?»
Che poi, non l'avevo neanche ancora toccata come avrei voluto, e non l'avevo vista abbandonarsi del tutto a me, ma sarebbe successo presto.

Ringhiò e cercò di liberarsi i polsi per colpirmi, ma inutilmente.

Nessuno si era accorto della nostra quasi-rissa, la musica sovrastava ogni rumore e urlo, erano quasi tutti sbronzi marci, e forse per questo, a causa della vodka che avevo bevuto, lo guardai negli occhi e lo fulminai con lo sguardo.
«Lei è mia.»

Lo lasciai libero e mi preparai a un pugno nello stomaco che non arrivò, continuava a guardarmi come se fossi indemoniato.

Mi girai e me ne andai, facendomi largo tra la folla di gente che ancora si stava scatenando.

****

Aprii la finestra della mia stanza, mi stesi sul letto, presi una sigaretta dal pacchetto di Marlboro e me la accesi.

Gettai fuori il fumo e mi sentii meglio, anche se il dolore allo stomaco non passava.

Erano quasi le tre di notte e il mio unico pensiero era lei, la sua voce, il suo sorriso, la sua bocca, il suo profumo, e quella volta la sua bellezza superava di gran lunga le stelle nel cielo.

Un bacio tra amore e odioWhere stories live. Discover now