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«Stai bene?»
Mi riscossi dallo stato di coma trovandomi uno Jacopo che mi guardava preoccupato.

Deglutii a vuoto e annuii con la testa.
Tutto perfettamente a meraviglia.

«Cosa stavi guardando? Eri come imbambolata» mi chiese di nuovo, e analizzai con un istante di ritardo che si fosse girato per vedere cosa mi turbava.

Si rigirò stranito e confuso senza distogliere lo sguardo da me.
«Chi è? Lo conosci?»

Boccheggiai per qualche secondo non sapendo cosa mi convenisse rispondere e sospirai.

«Si, è in classe con me» risposi e distolsi lo sguardo, concentrandomi sul mio bicchiere.

«È lui?»

«Cosa?» chiesi balbettando insicura.

«Il ragazzo che ti piace e ti ha fatto star male» rispose cauto.

Sorrisi nervosa e chiusi gli occhi, respirando a fondo.

«Ha la faccia da stronzo, e mi guarda come se volesse uccidermi» ribattè sorridendo divertito.
«Quindi bisogna agire, deve rendersi conto di cosa sta perdendo» aggiunse.

Lo guardai con occhi spalancati mentre si avvicinava pericolosamente a me.

Mi irrigidii di scatto e gli misi le mani sul petto per allontanarlo.
«Che stai facendo?» chiesi preoccupata.

«Stai tranquilla, sarà solo un bacio» rispose tranquillo.

Ebbi solo due secondi per assimilare e comprendere che sentii le sue labbra sulle mie, morbide e delicate.

Ero praticamente immobile, non sapendo cosa fare, sperando che qualcuno venisse a salvarmi.

Si staccò da me e, sempre ancora vicino al mio viso, sussurrò: «Lasciati andare un po' di più, dai»

Quasi mi pregò e si riunì di nuovo con la mia bocca, prendendomi il viso tra le mani.

Il suo sapore mi invase, il suo profumo si sostituì all'aria che stavo respirando fino a poco prima, col tempo mi sarebbe anche piaciuto, forse.

Ma il mio preferito non l'avevo ancora acquistato, l'avevo provato solo poche volte e quasi non me lo ricordavo più, mi mancava da impazzire.

Sentivo il suo sguardo su di me, non so come, ma ero sicura che lui ci stesse guardando da lontano e sperai che venisse a prendermi e a portarmi via.
Ma non successe.

Quando Jacopo si staccò da me avevo ancora gli occhi chiusi, prima di riaprirli deglutii forte e guardai nella direzione in cui doveva esserci quel l'oceano di occhi, immaginai che fosse irritato, sorpreso, geloso o addirittura indifferente, invece non lo trovai.
Lui non c'era più, se ne era andato, era scappato come sempre, chissà con chi.

Un bruciore forte e insistente mi attanagliò lo stomaco, ero sempre la solita cretina, più ci credevo e più mi facevo male, da sola, senza l'aiuto di nessuno.

«Come pensavo» constatò sicuro lui.
«Come scusa?» chiesi brusca.
Perché tutti capivano cosa stesse succedendo prima di me?

«Il tuo amichetto, o ha paura di rompermi il naso o non ci tiene abbastanza. E in quel caso ne approfitto io» scrollò le spalle, come se la cosa non gli facesse nè caldo nè freddo.

Lo guardai male inarcando le sopracciglia e lui aggiunse subito: «Intendo dire che ne approfitterei volentieri, sei una bella ragazza, so che é ancora presto per dirlo, però mi piaci»

Assimilai il tutto e il mio cervello andò in corto circuito.
«Ma ci siamo visti solo tre volte, come fai a dire che ti piaccio?»
Ecco, l'unica cosa che ero riuscita a chiedergli era anche la cosa che non mi interessava per niente.

Un bacio tra amore e odioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora