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ALICE

Il mio cuore stava per esplodere, lo sentivo, batteva sempre più forte, pensai che mi sarebbe venuto un infarto a breve e sbagliai di poco, perché quasi crollai a terra stecchita se non fosse stato per il braccio di Arianna che stringevo per aggrapparmi.

Mi guardò stranita e con una semi smorfia, probabilmente pensava che le avrei staccato un braccio e forse aveva ragione, ma la trascinai sui gradini dove ci sedemmo.

Dovevo recuperare la mia sanità mentale andata perduta chissà dove insieme al mio respiro accelerato e all'ossigeno che non voleva saperne di arrivarmi in gola.

Sembravo una pazza in preda a un attacco di panico seduta sulla gradinata della scuola che ansimava, neanche avessi fatto la maratona avrei avuto questa reazione.

Forse stavo esagerando, mi stavo facendo travolgere e sconvolgere dalle emozioni, dai sentimenti, totalmente e irrimediabilmente, stavo uscendo di senno.

Perché non è possibile, è inconcepibile che io mi comporti in una questa maniera, fuori dal normale, fuori da ogni regola e razionalità, per uno bambino in calore del cazzo.

E mi da sui nervi, il suo comportamento da perfetto menefreghista e da premuroso il secondo dopo, mi fa salire in paradiso per poi riportarmi giù nell'inferno, come una perfetta agonia che non posso reggere, sopportare ne tanto meno assecondare per i suoi capricci da bambino viziato.

Non è normale volerlo accanto, avere bisogno di lui e nello stesso momento desiderare di prenderlo a calci, a schiaffi, a pugni nello stomaco e fargli capire che mi sta mandando dritta al manicomio e alla via senza ritorno.

Veleno e antidoto, ecco cos'era, mi faceva bene ma anche male nello stesso momento, ma in questo istante provo solo odio, ribrezzo, che si insinuano dentro di me e mi pugnalano, una dolorosa coltellata che non guarirà.

«Ali ma che hai? Cazzo sei pallida!»
Arianna mi guardava, inconsapevole forse di essere sbiancata pure lei, dovevo sembrare un cadavere o uno zombie vivente, col cuore spezzato, spaccato perfettamente in mille pezzi.

«Sto meglio adesso.»
Una bugia per nascondere la verità, che faceva troppo male, ai suoi che mi scrutavano preoccupati e la sua mano che mi accarezzavano i capelli per farmi calmare.

«Si può sapere che ti è preso? Pensavo stessi per svenire!»
«Niente Ari, un calo di pressione, ora mi è passato.»

E non potei fare a meno di guardare ancora dove avevo posato lo sguardo pochi attimi prima, desiderando di aver visto male, di aver immaginato quella scenetta ridicola, invece dovetti appurare con orrore e disgusto che non c'era niente di più reale davanti ai miei occhi.

Vidi Arianna seguire il mio sguardo e deglutire, socchiuse gli occhi e mi guardò.

«Ti piace così tanto da collassare a scuola?»
Non risposi e lei riprese con tono più duro.
«Non devi stare male per un coglione, lo sai anche tu com'è fatto, se ne approfitta e basta.»
Distolse lo sguardo da me e tornò a guardare Nico avvinghiato e intento a pomiciare con una ragazza che sembrava uscita da un fumetto, con quel caschetto di capelli neri del cavolo.

Poche ore prima mi aveva confessato che gli piacevo, che era attratto da me non solo fisicamente, e allora perché ora si stava facendo una ragazza che non sono io?
Perché sono un'idiota patentata, gli avevo detto di ignorarci, di evitarci, praticamente ci eravamo condannati all'inferno insieme senza saperlo.

Dovevo ritornare a detestarlo, forse mi sarebbe passata, con il tempo, o mi avrebbe trapassato il cuore con una lama.

È vero che si ama chi si odio, un sottile filo di contrasto, un conflitto interno che ti trafigge continuamente, senza via d'uscita e senza salvezza.
Una continua oscillazione infinita, smisurata, che ti fa a brandelli, senza se e senza ma, inconsapevole e distruttiva.

Un bacio tra amore e odioWhere stories live. Discover now