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ALICE

Col senno di poi, uscire quando il giorno dopo si ha scuola e tornare tardi la sera - o notte che dir si voglia - era stata una pessima idea, la peggiore della mia vita quasi.

Mia madre non aveva voluto sentir ragione, la colpa era mia che non avevo messo in conto le drammatiche conseguenze della mia azione improvvisa, e mi aveva spedito a scuola a suon di grida isteriche.

Bere per dimenticare era stata una pessima mossa, la mia testa reclamava pietà e i miei occhi non stavano aperti neanche a pregarli.

Ero collassata sul banco dopo neanche dieci minuti e il suono della campanella mi aveva fatto venire mezzo infarto.

Nulla di così traumatico mi era mai capitato finchè lui non varcò quella maledetta porta: pantaloni della tuta neri, giubbotto scuro, cuffia blu e sigaretta spenta tra le labbra.

Adesso mi dovete spiegare come fa ad esistere un essere così tremendamente bello e stronzo.

Era più forte di me, ero arrabbiata nera con lui ma non potevo ignorare il mio cuore partito per la tangente.

Deglutii e feci dei respiri profondi chiudendo gli occhi, per questo non vidi chi si era appena sistemata di fianco a me.

Aprii gli occhi di scatto e trattenni il fiato, quasi pensavo che fosse Arianna ma poi sospirai pu tranquilla.

«Buongiorno bionda, hai fatto serata nè? Hai 'na faccia» disse e rise divertita.

Feci una smorfia da finta offesa e risposi.
«Grazie per avermelo ricordato» Davvero, ora mi sento onnipotente.

«Non ti offendere, non sei contenta che mi sono seduta vicino a te?» mi guardò inarcando un sopracciglio mentre io sbuffavo.

All'improvviso mi mancò il respiro.
«È il mio posto questo»
Arianna. Arianna era tornata.

Non potevo pretendere che se ne stesse per i fatti suoi a lungo, ma non credevo davvero che avesse il coraggio di sedersi di nuovo vicino a me.
Che faccia tosta.

Gaia si mise a ridere toccandosi la pancia in modo teatrale.
«Scherzi vero? Vai a prendere per il culo qualcun'altro e gira alla larga da qui» disse tornando seria e decisa.

Lei boccheggiò qualche secondo smarrita e poi puntò lo sguardo su di me.
Cosa voleva trasmettermi? Senso di colpa, pentimento, sorpresa?

La guardai truce alzando un sopracciglio in segno di sfida, non l'avrei perdonata se era quello che pensava, nè ora nè mai.

Non avrei dimenticato ciò che mi aveva fatto, non ne avevo la forza per resettare tutto e ricominciare da capo.

Sbuffò visibilmente a disagio e andò a sedersi da un'altra parte.

«Grazie» sussurrai a Gaia che mi sorrise.

«Certo che è proprio stronza, voleva sedersi di nuovo accanto a te, come se non fosse successo niente» anche lei era incredula come la sottoscritta.

Davvero pensava che l'avrei accolta a braccia aperte?
Che avrei fatto finta di niente?
Beh, ora aveva capito che poteva anche togliersi dalla testa di tornare in ginocchio da me.

**********

Mai ora di ginnastica di più sofferta.
Vederlo in canotta e pantaloncini mi aveva fatto sospirare più volte con occhi sognanti.
Era bello da far paura.
E un coglione, aggiunse la mia coscienza.

Mi riscossi quando sentii una pacca sulla spalla che mi fece vacillare sui piedi.

«Vuoi uno schiaffo? Non puoi guardarlo in quel modo, ti ha tradita» Gaia e le sue perle di saggezza.

Un bacio tra amore e odioWhere stories live. Discover now