La forra dei mostri marini.

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Clarke osservava il movimento dell'acqua attorno alla barca, ipnotizzata dal modo in cui essa si spostava al passaggio e come si chiudesse subito dopo nel gorgo creato dai motori, la scia poi si ampliava fino a lambire le rive rocciose.

Lo scorrere del fiume era lento e pacato, pochi erano i punti in cui, in mezzo al letto, le rocce affioravano dalla superficie.

Emori aveva detto loro che quella parte di fiume e per chilometri non era utilizzata da nessun clan. Le tribù che vivevano prevalentemente di pesca più che di caccia erano molto più a sud rispetto a dove si trovavano loro, su un altro affluente del fiume che avrebbero incontrato solo il giorno dopo.

Si erano svegliati presto quella mattina, carichi e riposati come non era capitato da molte settimane.

Clarke guardò di sottecchi Bellamy, seduto di fronte a lei, scrutava con attenzione le rive.

Il pensiero corse a quella mattina quando si era svegliata e lo aveva visto.

Dormiva a pochi metri da lei, il suo visto era sereno e rilassato.

Saperlo lì vicino la faceva sentire al sicuro e protetta come non era mai riuscita ad essere nemmeno quando era con Lexa. Il pensiero le fece provare una stilettata di dolore eppure era inconfutabile. Ogni volta che aveva avuto veramente bisogno di qualcuno Bellamy era stato accanto a lei, anche quando lo aveva abbandonato. Si era chiesta, per un istante, se quello significava avere un fratello.

Si ricordò come aveva sorriso al pensiero. Lo aveva scrutato con più attenzione, lasciando che i suoi occhi accarezzassero le linee del suo profilo.

I suoi capelli scuri gli sfioravano le tempie e gli occhi. La sua mano si era allungata per scostarglieli poi, di soprassalto, l'aveva ritratta confusa e imbarazzata. Quel gesto, fra loro due, le era apparso troppo intimo e, tutt'ora, al pensiero, sentiva le gote arrossarsi.

Si ricordò come si era sentita turbata quando lui aveva aperto gli occhi e le aveva sorriso.

Le aveva sussurrato un buongiorno ancora impastato dal sonno, poi aveva richiuso gli occhi come se fosse stata sua intenzione tornare a dormire.

Clarke si era sentita sollevata e aveva colto l'occasione per uscire e preparare la colazione. Una fuga che non era certa di saper decifrare.

La mattina erano stati talmente impegnati per preparare tutto per il viaggio a piedi e poi in barca che non aveva avuto più tempo di osservarlo e parlargli.

E durante il viaggio in barca, entrambi erano rimasti assorti nei loro pensieri e a godersi quel viaggio sul fiume inaspettatamente piacevole fino a quel momento.

Quando Bellamy incrociò il suo sguardo Clarke si rese conto di averlo fissato troppo intensamente e chissà per quanto tempo. Vide le sue labbra incresparsi in un mezzo sorriso e farle un cenno nella sua direzione.

Lei rispose allo stesso modo poi, imbarazzata, puntò gli occhi sul fiume ben consapevole che lui la stava osservando, lo sentì alzarsi e poi sedersi vicino a lei.

"Questo viaggio in barca è di certo meglio dell'ultimo fatto!" disse sorridendo, poi alzò il viso verso il sole e chiuse gli occhi godendosi il vento che la velocità della barca creava.

"Mi sarebbe piaciuto godermi di più il mare, sin da piccolo mi sono sempre immaginato l'oceano e la sensazione che doveva dare entrandoci dentro." Mormorò poi.

Clarke si volse ad osservarlo, raramente lui parlava dei suoi desideri e, per la prima volta, si rese conto di quanto poco lo conoscesse.

Di quanto in realtà poco si conoscessero a vicenda pur avendo condiviso così tanto insieme.

Nuovi iniziWhere stories live. Discover now