Amore?

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Clarke arrivò nella sala del refettorio dove ormai la festa era già in corso, non riuscì a superare la soglia che già si ritrovò un boccale fra le mani, rise a quel gesto. Era una cosa a cui si sarebbe potuta abituare. Lasciò che il suo sguardo si perdesse fra la folla senza fermarsi su nessuno in particolare, respirando a pieni polmoni l'aria di gioia e di divertimento che si sentiva poi, sentì un nodo allo stomaco quando si chiese chi sarebbe sopravvissuto ai giorni che sarebbe arrivati. Tentò di scacciarlo eppure non voleva schiodarsi da lì. Si chiese se sarebbe sempre stato così, un momento di felicità in mezzo ad un oceano di dolore. Ripenso alle parole che Bellamy le aveva detto dopo che aveva permesso la tortura di Lincoln per salvare Finn.

"Ciò che siamo e ciò che siamo costretti a fare per sopravvivere sono due cose differenti"

il suo cammino era stato segnato per tutti i successivi mesi da quelle parole, credendo fermamente che quello fosse un passaggio obbligato prima di vivere eppure, lentamente, la sopravvivenza era diventata vita, aveva intaccato ciò che pensava di essere, cambiandola e facendola crescere.

Si rese conto che, stare su quella Terra, in quel mondo, avrebbe sempre significato sopravvivere, fare delle scelte difficili, vedere le persone care morire per una sciocchezza, un errore o un sacrificio, eppure era conscia che c'era qualcosa di più.

Era cresciuta in un mondo, quella dell'Arca, che da sempre aveva insegnato loro che anche una piccola effrazione poteva essere pagata con la morte, anche in quel mondo non avevano fatto altro che sopravvivere in attesa di altro ma loro la chiamavano vita.

Ora sulla Terra avrebbero dovuto continuare a sopravvivere ma questa volta sapeva che quella sopravvivenza non mascherava altro che l'essenza stessa della vita: andare avanti, lottare ogni giorno per ciò che era realmente importante, godendosi attimo per attimo ogni gioia che si sarebbe presentata loro. Ed era ciò che avrebbe fatto da quel momento, non si trattava più di sopravvivere in attesa di momenti migliori ma di vivere.

Con decisione fece una passo avanti all'interno della sala facendosi subito travolgere dall'atmosfera, sorseggiò la bevanda che le avevano dato, mentre con lo sguardo cercava di individuare gli altri ragazzi, uno in particolare in realtà. Finalmente lo individuò, lo stesso tavolo del giorno prima, sempre la stessa postura ma ora un sorriso fra le sue labbra mentre ascoltava qualche battuta divertente che Nathan o uno degli altri ragazzi attorno al tavolo aveva fatto.

Si diresse verso di loro cercando di evitare i ballerini e chi la voleva bloccare per un ballo e con una certa fatica riuscì a raggiungerli. Un coro di saluti l'accolse, Bellamy solo un sorriso.

"Ehi siediti, dobbiamo brindare!" disse John seduto sul tavolo, le gambe distese di fronte a se, le spalle appoggiate contro il muro, un braccio sulle spalle di Emori accanto a lui, forse aveva già bevuto troppo perché non si accorse che non c'erano più sedie attorno al tavolo e già Harper si era trovata incastrata in braccio a Monty che sembrava non dispiacersi della cosa.

"Se qualcuno si alza e va a ballare forse potrei anche sedermi" rispose Clarke guardandosi in giro certa di non trovare una sedia.

"Ah, non guardare me" disse in quel momento Nathan seduto poco distante da lei "Sono rimasto in piedi a fare la guardia tutto il giorno e lei" indicando Raven seduta dall'altro parte del tavolo "mi ha fatto sgobbare tutto il pomeriggio nella sala del trono. Nessuno mi schioderà da qua!" rispose assestandosi meglio sulla sedia, Brian in piedi vicino a lui scuoteva mesto la testa. "Chiedi a Blake di alzarsi" continuò poi Nathan facendo cenno a Bellamy dietro di lui.

Clarke fissò Bellamy, riconosceva quel sorriso "Non serve che io mi alzi perché lei si sieda!" disse infatti. Quella frase produsse qualche risatina fra i ragazzi. Blake non era nuovo a quel tipo di battuta ma forse Clarke non l'avrebbe apprezzata, pensarono i ragazzi, non era abituata ai loro modi schietti e al cameratismo che c'era fra loro dopo che se ne era andata. "Anche se una sedia sarebbe più comoda potrei accontentarmi di te" disse superando Nathan e accomodandosi in braccio a Bellamy, le gambe su un lato, mostrava un fianco al ragazzo.

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