Una nuova minaccia

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Guardava fuori dalla finestra senza staccare lo sguardo dalla strada da dove Clarke sarebbe dovuta arrivare, non riusciva nemmeno a capire quanto tempo era trascorso da quando Roan lo aveva costretto a rientrare e si era messo di posta accanto alla finestra.

Tutti stavano aspettando solo lei ma, nessuno osava chiedere nulla al guerriero, una strana atmosfera di attesa serpeggiava fra di loro.

Era cominciato tutto quando Roan era venuto a chiamarli dicendo che Raven aveva delle buone notizie, entrati in casa Emori e Raven avevano detto loro che Clarke era usciti e si erano divisi per cercarla.

Ad un certo punto Bellamy aveva sentito un urlo provenire dalla strada lungo il faro, il suo cuore si era fermato poi non aveva pensato più a nulla se non che Clarke fosse in pericolo e lui non era là con lei come le aveva promesso.

Non era riuscito a tagliare fra la vegetazione troppo fitta e aveva preso la strada, superata una curva quell'urlo lacerante si era ripetuto, aveva accelerato il passo, stava superando l'ennesima curva di quel maledetto sentiero quando aveva visto il guerriero dell' Ice Nation venirgli incontro. Era tranquillo ma Bellamy non voleva fermarsi lo aveva superato ma quello lo aveva bloccato "Ha bisogno di stare sola" gli aveva mormorato ma lui non poteva credergli.

Aveva tentato di svincolarsi ma la morsa del Guerriero sul suo braccio era diventata ancora più ferrea. Bellamy si era girato verso di lui con l'intenzione di tirargli un pugno se fosse stato necessario ma l'uomo aveva scosso la testa, il suo sguardo serio mostrava la decisione di chi era pronto ad usare la forza pur di fermarlo. "Ha bisogno di solitudine" aveva ripetuto

Bellamy aveva tentato di parlare ma Roan l'aveva interrotto nuovamente "Tu meno di tutti dovresti andare da lei"

Quelle parole erano state un pugno allo stomaco per lui e, ora, si ritrovava a guardare fuori da quella maledetta finestra con la speranza che lei arrivasse, di poterle andare incontro e guardarla negli occhi per sapere che stava bene. Per quanto tentasse in tutti i modi di prendere le distanze da lei, non riusciva a farlo, sapere di averla fatta soffrire gli lacerava l'anima e, si chiese, se mai sarebbe riuscito a superare tutto ciò oppure sarebbe stato più semplice abbandonarsi a lei a quel legame che lo stava avviluppando sempre di più.

Con quel pensiero che ormai non riusciva a togliersi dalla testa si scostò dalla finestra e raggiunse gli altri.

Clarke rientrò a casa nel tardo pomeriggio, ci aveva messo molto, aveva vagato un po' fra gli alberi cercando di ritrovare un minimo di presentabilità e di coraggio di affrontare gli altri.

Quando fece il suo ingresso nella sala comune tutti gli occhi si puntarono su di lei, vide subito del sollievo e qualche sorriso come se, averla finalmente lì di nuovo li avesse rasserenati, per lei fu un sollievo e sentì il calore di averli attorno.

Il suo sguardo corse a Bellamy e quando i loro occhi si incontrarono lui annuì e le sorrise lievemente, contento di vederla, eppure Clarke si rese conto che nel suo sguardo c'era qualcosa di diverso o, era lei che ora era diversa? Si chiese per un istante.

Le sue riflessioni furono interrotte però dalle parole di Raven.

"Ora che ci siamo tutti, anche se con parecchio ritardo, è il caso di cominciare a parlare di cosa possiamo fare per evitare il disastro nucleare!" disse il meccanico sorridendo conscia che quelle parole potevano dare speranza a tutti loro.

"Quindi non moriremo.." "ALIE aveva mentito" "cosa dobbiamo fare.." Venne subissata dalle voci degli altri che volevano sapere ogni cosa, sorrise nella loro direzione e aspettò che la smettessero di parlare, cosa che avvenne poco dopo.

Nuovi iniziWhere stories live. Discover now