La scelta di Roan

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Roan sentiva gli occhi di tutti fissi su di lui, consapevole di ciò che volevano da lui, doveva prendere una decisione non per se stesso ma per tutti i clan. Una decisione che normalmente avrebbe dovuto prendere il commander.

Distruggere la fiamma significava andare contro tutto quello per cui suo padre prima e sua madre poi avevano lottato: Avere un commander della Ice Nation. Un modo per ridare lustro alla loro tribù e vendicare la morte di Taria, sua sorella, morta prima del conclave per mano di Lexa.

Non avrebbe mai potuto dimenticare il giorno in cui il suo corpo era stato portato al campo, un allenamento andato male, un colpo troppo profondo, non c'era stato nulla da fare. Ma Roan sapeva, come tutto il clan, che la sorella minore era forte e che Lexa la odiava.

C'era stata una guerra fra i clan per chiedere giustizia, suo padre era morto, sua madre era definitivamente impazzita, la sorella gemella di Taria rapita dagli uomini di M.W. e il rapimento di Costia da parte di sua madre non aveva fatto altro che inasprire la loro posizione nei confronti dell'Heda e quindi di tutti i clan. Aveva tentato di fare da intermediario per la sua gente ma aveva ottenuto solo l'odio di sua madre e poi l'esilio da parte del commander che non credeva in lui. E ora, gli veniva chiesto di decidere per tutti i clan e rinnegare tutto quello che aveva fatto fino a quel momento, tradendo un'altra volta la fiducia che riponeva in lui la sua tribù. Taria era sempre stata amata da tutti. Solare e gioiosa era una forza della natura, poteva ottenere le cose con la forza, grazie alle sue capacità, ma preferiva ottenerle con un sorriso.

Roan sentì un peso al cuore al ricordo del viso sorridente della sorella a cui cercava di non pensare mai.

Sentiva il peso degli sguardi di tutti su di sé, sapeva cosa si aspettavano da lui ma loro non potevano sapere che prendere quella decisione significava assumersi un ruolo che non gli apparteneva e non gli era mai appartenuto nemmeno ora che si fregiava del nome di Ice King.

Bellamy osservò il guerriero, consapevole della difficile scelta che gli si parava di fronte, fidarsi delle loro parole e cancellare tutto ciò che era avvenuto prima fra gli skypeople e i grounder o continuare a credere che loro portassero solo sventura.

Quando era stato il suo momento di decidere, aveva fatto la scelta sbagliata, guardò prima la scatola e poi Clarke. Comprese in maniera incontrovertibile che forse il legame che lo legava a lei era sbagliato, lei non si era mai fidata abbastanza di lui da parlare con onestà eppure l'aveva appoggiata in qualunque scelta che avesse fatto.

Come poteva far capire al guerriero che comprendeva le sue difficoltà e allo stesso tempo spingerlo a lasciar loro la fiamma e fare ciò che doveva essere fatto.

"Roan, se ci fosse un'altra soluzione non lo farei mai" era stata Raven a parlare, la vide prendere un profondo respiro e guardandolo negli occhi continuò "Potrei dirti che a nord, molto più a nord di qui esiste un luogo in cui potremmo essere al sicuro, sarebbe un lungo viaggio. Non è detto che tutti riusciranno ad arrivarci, anche credendo che tutte le tribù ci ascoltino, i morti saranno tanti e forse là sarà comunque difficile vivere. Non voglio prendere in considerazione questa possibilità finchè non sarò sicura che non ci sia un altro modo per risolvere tutto. Non posso..." abbassò gli occhi incerta.

Bellamy guardò Raven sbalordito, non aveva accennato alla possibilità che ALIE avesse detto la verità a Clarke sulla terra abitabile e nemmeno che lei sapesse dove fosse.

"Raven dove si trova questo luogo?" chiese sperando che quella potesse essere la terra promessa a dispetto dei dubbi del meccanico.

"Non saprei quantificarlo in giorni di viaggio, si trova vicino alla calotta polare, sull'isola di Terranova." Rispose e a quella notizia Bellamy provò un profondo senso di sconfitta. No, dovevano affrontare la minaccia, non potevano scappare da essa.

Nuovi iniziWhere stories live. Discover now