Il segreto dietro alla porta

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Il chiarore della luna illuminava il prato che digradava verso la riva, la figura solitaria del guerriero dell' Ice Nation si stagliava solitaria e, a quella vista, Bellamy non potè che provare un moto di rispetto nei confronti di quel grounder che sembrava prendere con molta serietà il suo ruolo di sentinella. Ne avevano discusso molto a cena, fare dei turni di guardia oppure era una precauzione inutile?.

Il re della nazione del ghiaccio aveva subito stabilito che lui comunque sarebbe uscito e avrebbe fatto dei giri attorno alla casa e dentro la struttura.

Bellamy trovava in parte eccessiva quella preoccupazione eppure si era anche reso conto che con una persona come Roan era difficile ragionare. La sua vita sulla Terra forse era stata dura quanto la loro sull' Arca e quello era il suo modo personale per essere parte di quel gruppo partito per trovare le risposte e salvare tutti compresa la sua gente.

Lo comprendeva, anche per lui era difficile addormentarsi su un morbido giaciglio e, forse per quello, si era seduto su quella rigida panca in legno sotto una delle finestre. La schiena poggiata al muro, un ginocchio piegato su cui era posata mollemente la mano e lo sguardo che puntava all'esterno. Sapeva che avrebbe passato lì l'intera nottata.

Spostò lo sguardo verso i ragazzi distesi sui materassi che avevano portato giù dal piano superiore. Emori e Murphy riposavano come se nulla di preoccupante potesse accadergli e, per un'istante, li invidiò. Il suo sguardo poi passò oltre e si rabbuiò vedendo Raven agitarsi sotto le coperte. Da quando erano partiti era sempre stato così e la stessa cosa valeva quando erano ad Arkadia.

Era conscio che il dolore fisico la stava facendo lentamente deperire ed era certo che non fosse solo quello ma, lei non parlava, chiusa come al solito nel suo testardo mutismo. Non chiedeva, non voleva alcun aiuto, rendendo ancora più difficile qualunque approccio nei suoi confronti. Da quando era stata in contatto con ALIE qualcosa in lei era cambiato, una luce diversa le incupiva il sguardo e, quando non sapeva di essere osservata, il suo viso si perdeva in qualche oscuro pensiero.

Con la coda dell'occhio vide Clarke tirarsi su a sedere e guardarsi in giro fino a quando non si accorse di lui, a quel punto si alzò e si avvicinò.

Bellamy non era certo di volerla vicino, non in quel momento.

Quando si avvicinò lui spostò il piede per permetterle di sedersi ma lasciò che il suo sguardo rimanesse puntato all'esterno.

"Roan è ancora là fuori?" chiese in un sussurro Clarke cercando di scorgere la figura che si era spostata oltre la zona di luce e ora probabilmente era mimetizzato fra i boschi che si ergevano ai lati della casa.

"A quanto pare sì" rispose Bellamy.

"Se non troveremo niente qui cosa faremo?" chiese quindi Clarke facendo la domanda che era nei pensieri di tutti.

Il ragazzo non rispose, lui stesso non aveva risposte.

"Non possiamo tornare indietro senza nulla!" continuò imperterrita Clarke.

"E quindi dovremo continuare a girare finchè ci arriverà un segno o moriremo senza avvertire gli altri di ciò che sta succedendo?" rispose Bellamy puntando il suo sguardo su di lei.

"Tornare indietro significherà seminare il panico fra i clan ora che forse hanno trovato una nuova strada, non possiamo tornare indietro senza nulla, io voglio continuare la ricerca" Rispose Clarke con fermezza. "Verrai con me?"

Scrutò il viso di Clarke in penombra, in attesa che lui rispondesse, ma aspettava soprattutto che lui appoggiasse le sue idee come era sempre avvenuto.

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