È questo che vuoi?

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Bellamy osservava la festa dal suo angolo nascosto, la schiena contro il muro dietro di lui, l'ennesimo bicchiere riempito fra le mani e i suoi pensieri persi altrove. Ogni cosa si stava svolgendo come in ogni festa che si rispettasse, musica, balli e alcool. Spesso gli altri lo avevano chiamato per festeggiare con loro ma aveva sempre detto di No. Sapeva che Nathan e non solo lo stavano tenendo d'occhio preoccupati. Anche Clarke gli era venuta incontro un paio di volte, come lo aveva cercato anche nel pomeriggio ma lui aveva sempre svincolato da quando aveva lasciato Echo alla prigione e il suo umore si era fatto sempre più pesante e angosciato.

Aveva passato diverse ore a vagare nella città, fra la gente che cominciava a prepararsi per la festa poi era uscito. Inizialmente pensava fosse solo il tentativo di allontanarsi dal dolore che aveva letto negli occhi di Echo, il fatto che si sentisse assurdamente responsabile per ciò che le era capitato poi, mentre girava fra i vicoli di Polis, il suo sguardo aveva cominciato a scrutare fra la gente alla ricerca di una ragazza dai capelli scuri, con l'unico impossibile desiderio di rivedere sua sorella e avere la certezza che stesse bene.

Se ne era reso quando, uscito dalla città, aveva cominciato a vagare senza meta fra i boschi nell' insensato tentativo di cercarla, sentendosi colpevole per averla lasciata andare. Nuovamente colpevole per ciò che era accaduto a Lincoln.

Nella sua mente un continuo caos di immagini lo stavano tormentavano. Pensava ai 300 uomini uccisi, i loro volti senza più luce mentre cercava i feriti, e pensava alle vite che aveva spezzato, agli occhi dei loro familiari che non li avrebbero più rivisti, a Nylah, alla sua forza, alla tragedia che doveva essere stata perdere suo padre e suo fratello per mano di uno skypeople. E poi il suo pensiero ritornava a Octavia, non si trattava più della scelta che aveva compiuto quando aveva ucciso Pike ma cosa sarebbe potuta diventare.

Per quanto assurdo fosse, non voleva pensare che sua sorella potesse trasformarsi in una nuova Echo, non voleva trovarsi nella situazione in cui si era trovato Roan e doverla fronteggiare sui lati opposti della barricata, senza la possibilità di parlare.

Come se i suoi pensieri lo avessero fatto apparire, il nuovo Ice King sbucò dalla folla e si incamminò verso di lui. Bellamy tolse il piede che aveva appoggiato sulla sedia accanto a lui ma il guerriero scosse il capo.

"Nemmeno un bicchiere?, non abbiamo ancora festeggiato la tua vittoria" disse Bellamy con la voce impastata, consapevole quanto fosse di cattivo gusto quella battuta, il guerriero lo scrutò attentamente "Forse ti conviene andarci piano con quella bevanda" rispose.

Il ragazzo appoggiò la testa contro il muro dietro di se per poter guardare il guerriero più comodamente "E tu potresti farti i fatti tuoi" rispose infastidito. "Ero venuto a ringraziarti per mia sorella, ma non è il momento." Disse poi volse le spalle per andarsene "Potevi andarla almeno a trovare" urlò Bellamy arrabbiato, la sua voce sovrastò la musica e alcune delle persone attorno si girarono nella loro direzione ma lo sguardo che lanciò loro l' Ice King li fece subito voltare da un'altra parte. Il guerriero si avvicinò allo skypeople, la rabbia appena celata nei suoi occhi. "Sono l' Ice King, non posso andare a trovare mia sorella, se vogliamo che ogni cosa funziona e ora" continuò con voce più bassa "ti conviene uscire di qua e prende un po' di aria prima che tu possa combinare qualche danno, sei ubriaco" detto ciò si volse e se ne andò.

Bellamy sapeva che Roan aveva ragione, si era comportato come uno stupido, non poteva andare a trovare la sorella perché questo avrebbe significato aprire il fianco alle insinuazioni sui loro rapporti e il conclave doveva essere unito, credere in lui. L' Ice Nation e il suo Re si trovavano in un posizione difficile, dover riguadagnare una fiducia persa da tempo e Roan doveva calibrare ogni suo gesto e scelta.

Nuovi iniziWhere stories live. Discover now