Capitolo 6

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Capitolo 6 - Fatal Love

Jackson era distrutto. Lo era davvero. Non si era mai sentito così male in tutta la sua vita. Il suo cuore si era spento nel momento stesso in cui la sua mano era entrata in contatto con la candida guancia di Kahlan. Ogni speranza di poterla conquistare era andata in frantumi. Lei non l'avrebbe mai perdonato. Jackson ne era consapevole. Sapeva benissimo che d'ora in avanti non avrebbe più condiviso la tazza del caffè con lei, Kahlan non gli avrebbe più permesso neppure di sfiorarla, quanto meno di entrare in camera sua e stendersi accanto a lei per dormire. Era un momento molto delicato, Jackson era diventato molto fragile. Aveva distrutto l'unica cosa bella che illuminava la sua vita. L'amava, ancora molto. Nonostante tutto, nonostante la sua testardaggine, i suoi comportamenti verso Steph e l'aver accettato di andare a quella festa.
- Maledetto Steph. - Sapeva benissimo che la colpa era solo e solamente sua. Steph era solo un granello di sabbia. Il male che aveva fatto a Kahlan era solo merito suo. Aveva ferito la donna che amava, non meritava più nulla.

Con la convinzione che non meritasse neppure di respirare, Jackson prese le sue cose e andò verso la macchina. Avrebbe riaccompagnato Kahlan a casa, poi avrebbe chiamato i suoi genitori per dirgli che non poteva più occuparsi di lei e che aveva fallito completamente. Dopo ciò, avrebbe fatto le valigie​ e sarebbe sparito per sempre dalla sua vita. Ma quando giunse alla macchina, Kahlan non c'era. Vide in lontananza l'auto di Piper e capì che non l'avrebbe più vista. Non avrebbe mai più potuto fissarla in segreto, scolpirsi in mente ogni suo tratto, desiderare le sue labbra. Kahlan sarebbe rimasta a dormire​ da Piper fino a quando i suoi genitori non fossero tornati dall'Africa. Aveva fallito, in tutto.
Jackson salì in macchina e partì verso casa. Guidò come un pazzo, a velocità molto alta, voleva andare da lei. Voleva abbracciarla, chiederle scusa e baciarla fino allo sfinimento. Era un codardo, non riusciva a lasciarla. Era ancorato a lei da un filo così sottile e così forte allo stesso tempo. Kahlan era il suo ossigeno, lui il suo albero centenario con radici enormi e salde pronto a proteggerla e a sorreggerla per il resto della vita. E un albero non può vivere senza aria, senza acqua e senza amore. Jackson urlò forte, voleva liberarsi da quel peso che si portava dentro. Voleva dirle che l'amava da sempre, che avrebbe fatto qualsiasi cosa per renderla felice. Ma quando finalmente fu a casa, di Kahlan nessuna traccia a parte il suo odore così dolce e delicato. Lei se n'era andata, chissà per quanto tempo. Allora Jackson ritornò alla prima opzione, fare le valigie e sparire. Pensò che fosse la soluzione migliore per tutti. Però prima di andarsene del tutto, prese con sé le magliette che a volte per la notte prestava a Kahlan, qualche cambio, il CD preferito di lei, una foto in cui da piccoli erano abbracciati che lui teneva sempre nel suo comodino, poi andò in camera di lei e prese dal suo armadio la felpa che lui le aveva prestato e che mai gli aveva restituito e le scrisse un biglietto, semplice ma d'effetto: Perdonami.
Si guardò attorno, respirò quell'aria di casa e andò via, lasciando un po' di sé a lei. Nessuno mai avrebbe fatto parte della vita di Kahlan senza toccare anche un po' del suo amore. Si sentiva ovunque quanto l'amasse, era percepibile anche se non si poteva vedere né sfiorare. Si chiuse la porta alle sue spalle e respirò un'altra aria, quella dei guai e delle risse. Era pronto a far fuori il destino visto che il destino gli aveva sottratto l'amore della sua vita.

Kahlan era seduta in macchina accanto a Piper in silenzio. Aveva chiamato l'amica per farsi venire a prendere perché non voleva mai più condividere neppure l'aria con Jackson. Le aveva fatto male, la guancia le bruciava ancora tanto. Suo fratello non era mai stato così violento, non le aveva mai fatto del male. Nel suo sguardo aveva visto un sentimento nuovo. Jackson ci teneva davvero troppo a lei, perché una reazione del genere doveva per forza avere un sentimento altrettanto forte dietro. Qualsiasi cosa ci fosse dietro le quinte del cuore di Jackson, lei non voleva più saperne nulla. Non le importava. Aveva deciso nel momento stesso in cui la sua mano aveva sfiorato la sua guancia di andar via di casa e restare da Piper fino a quando i suoi genitori non sarebbero tornati dall'Africa. Non gli avrebbe detto nulla, non voleva farli preoccupare. Jackson doveva saperlo, ma non glielo avrebbe detto lei. Piper sarebbe stata il suo messaggero personale, anche perché a scuola l'avrebbe incontrato prima o poi. Da adesso doveva pensare a lei. Non avrebbe mai più permesso a nessuno di farle del male e domani si sarebbe divertita alla festa di Steph, lasciandosi quella situazione alle spalle. Sperava solo che Jackson non si fosse presentato.
- Posso restare da te stanotte? - Kahlan entrò in camera di Piper e si distese nel letto - Sono stanca e non voglio incontrare Jackson. -
- Certo che puoi restare, tutto il tempo che vuoi. A che servono le amiche? - Piper le fece un mezzo sorriso. Voleva riportare un po' di buon umore nella stanza.
- Grazie, Pip. -
- Allora, mi vuoi dire adesso quello che è successo? - Piper era molto preoccupata, aveva visto la guancia arrossata di Kahlan e sperava non fosse stato Jackson a farle del male.
- Non...non mi va. - le rispose l'amica, ancora sconvolta.
- Lo so che è stato Jackson, si vede lontano un chilometro​ che avete litigato. - Kahlan si girò lentamente verso Piper e poi la guardò dritta negli occhi. Una lacrima le rigò il viso quando nella sua mente balenò la scena di Jackson che le dava uno schiaffo molto forte. Suo fratello non l'aveva mai delusa, quella sera fu la prima volta.
- È venuto a sapere della festa, non so come abbia fatto a scoprirlo. Mi ha vietato di andare, odia Steph lo sai. Allora mi sono arrabbiata e gli ho detto che mi sarei portata a letto Steph e sarei andata a quella festa. Mi ha mollato uno schiaffo talmente​ forte che sono caduta a terra. Giuro, lo odio. Odio il modo in cui mi tratta e mi ha trattato. Non voglio vederlo, Piper. - Kahlan stava tremando per la rabbia. Non aveva più paura di suo fratello, piuttosto lo avrebbe sfidato altre mille volte. Voleva dimostrargli di essere indipendente e di prendere le decisioni da sola. Questo però non era arrivato a Jackson, non aveva capito le intenzioni della sorella. Voleva sì provarci con Steph, ma solo perché l'attrazione che provava per Jackson era talmente forte da mandarla fuori di testa. Voleva sbatterlo fuori dalla sua mente e non conosceva nessun altro modo.
- Penso che Jackson abbia esagerato. Cioè, lui non è tuo padre e non può prendere certe decisioni. Ma penso anche che tu debba perdonarlo, lui è sempre stato così protettivo nei tuoi confronti​, ti invidio per questo. -
- Invidiarmi? Anche tu hai un fratello e lo sai come ci si sente. -
- Un fratello di sangue, Kahlan. Non un fratello adottivo. - l'amica la fece riflettere. - Jackson è effettivamente un estraneo per te. Avete vissuto assieme, sotto lo stesso tetto, ma non ricordo una litigata o qualche situazione che succede tra fratelli. -
- In effetti no, Jackson ed io siamo sempre andati molto d'accordo. Dove vuoi arrivare Pip? - Piper si morse la lingua. Lei era da sempre innamorata di Jackson, ma quell'idea che le era apparsa in testa non le sembrava poi così impossibile.
- Gelosia. - disse semplicemente.
- No! - rispose subito Kahlan.
- Sì, invece. Pensaci Kahlan, lui ha sempre odiato Steph, ti ha sempre protetta, ha preso botte per te, ti ha difesa da tutti e tutto, non ha mai portato una ragazza a casa e mai ti ha presentato qualcuno.- Kahlan non voleva credere alle parole dell'amica, non era possibile...
- Ti prego, Piper. Non dirlo. -
- È innamorato di te, Kahlan. Certo, è solo un'ipotesi ma fai il punto della situazione. Pensa a tutte le cose che sono successe. - Allora Kahlan fece mente locale e ripensò a quella mattina, quando si svegliò dal sogno erotico che aveva fatto su Jackson e se l'era trovato a pochi centimetri dalla bocca. Ripensò a tutte quelle notti in cui aveva condiviso il letto con lui e a come la stringeva. Poi la sua mente andò a quel pomeriggio, quando aveva pensato di aver perso Jackson nel bosco e lui era comparso dall'acqua come un angelo, tutto nudo e bagnato, era corso da lei per rassicurarla e farle capire che lui era lì ed era vivo. L'aveva stretta forte al suo corpo come se non volesse mai più lasciarla. Kahlan scosse la testa e si sforzò di non ricordare più nulla. Piper si stava sbagliando. Sì, Piper aveva visto qualcosa che non c'era.
- No, è impossibile. Se Jackson fosse innamorato di me, come tu ipotizzi, non mi avrebbe mai fatto del male.-
- Kahlan, l'amore è dolore. Se non ti ferisce, non può chiamarsi amore.- Piper fece una pausa raggiungendo l'amica e sedendosi accanto a lei. - L'amore è come una spada. È potente, affilata, pericolosa. Tu la tieni in mano con la consapevolezza che può ferirti e può ferire. Ma la tieni perché può aiutarti a proteggere le persone che ami dal male che possono fare gli altri. A volte non vorresti mai averla imparato ad usare, la ripudi, pensi che sia la causa dei tuoi mali ma poi la riprendi. E sai perché? Perché è l'unica arma che hai per difenderti dalla vita. - Kahlan si stupì delle parole profonde che l'amica le aveva detto. Chissà perché la sua mente tornò a Jackson. L'idea di Piper non era poi così utopica. In fondo, lei e Jackson non erano fratelli, ma era sbagliato lo stesso innamorarsi di lui. Sperò che la vita regalasse a Jackson un amore folle come lo desiderava anche lei. Ma non erano fatti per stare assieme e lei lo sapeva bene. Ritornò sui suoi passi e decise che quella festa sarebbe servita a fare breccia nel cuore di Steph. Lo doveva a sé stessa e a qualcosa che sentiva nel suo cuore. Non poteva far finta di nulla.

FATAL LOVE  Where stories live. Discover now