Capitolo 22

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Capitolo 22

Jackson era diretto verso Portland, verso l'amore della sua vita. Ormai, a dividerli, c'erano solo poche ore e ancora molti chilometri ma il tempo passava in fretta e ogni minuto che si avvicinava all'incontro, Jackson si sentiva sempre di più nervoso. Non la vedeva da giorni, nonostante l'immagine di Kahlan era scolpita nella sua mente. Ricordava ogni singolo tratto del suo volto e del suo corpo; la schiena perfetta, gli occhi azzurri profondi e grandi come l'oceano, le labbra carnose e le guance rosse per l'imbarazzo, le mani piccole e delicate che si intrecciavano perfettamente con le sue, il collo sottile e lungo in cui aveva dato numeri baci, le gambe toniche e snelle che aderivano perfettamente al suo corpo quando facevano l'amore, il suo sorriso così bello e solare, la sua voce dolce mentre gli sussurrava Ti amo. A Jackson mancava tutto di lei, avrebbe potuto scrivere un elenco lunghissimo di tutto ciò che gli mancava di lei, ma avrebbe finito per diventare vecchio. Neppure una vita sarebbe bastata per elencare tutto quello che amava di Kahlan. Allora chiuse gli occhi e si lasciò andare sul sedile, con la cintura ben allacciata e i ricordi che passavano come un film nella sua mente.
Mancano solo poche ore. Si disse, sperando che il tempo passasse molto più in fretta di quello che già era trascorso. Il viaggio era molto lungo e su quell'aereo Jackson poteva fare delle riflessioni sulla sua vita e su quello che era accaduto. Non voleva arrabbiarsi pensando alle cose spiacevoli che erano accadute, allora immaginò il momento dell'incontro con lei, mentre l'abbracciava e la baciava senza fine. Immaginò il sapore delle sue labbra che tanto gli erano mancate, immaginò il corpo di lei stretto al suo, le mani intrecciate e il suo odore buonissimo, il cuore che batteva accanto al suo e Kahlan che sorrideva. Era l'unico modo per mantenersi lucido e non commettere errori. Perché se lei non ci fosse stata, Jackson avrebbe fatto a botte con tutti, avrebbe bevuto e sarebbe andato a letto con chiunque. Kahlan era la sua àncora, il suo porto sicuro.
- Scusami, gradisci dell'acqua? - l'hostess del suo volo era nuovamente lì, ad infastidirlo. La sua voce era sgradevole e si chiese perché fosse lì, perché stava importunando proprio lui. Era bionda e con gli occhi verdi, carina ma non troppo. Ci aveva provato molte ore prima, ma lui elegantemente l'aveva allontanata fingendo di dormire per tutto il tempo. Eppure non mollava.
- Uhm? - rispose Jackson, fingendo di essere stato svegliato.
- Ho chiesto se ti va di bere un po' d'acqua, non hai toccato cibo e non hai bevuto. - quella domanda fu inopportuna per Jackson, soprattutto perché sembrava essere in confidenza con lui. In realtà non gli aveva dato modo di pensare minimamente che potesse nascere qualcosa tra loro che non fosse semplice conoscenza tra un passeggero e una hostess.
- No, grazie. Sono a posto. - gli rispose lui cordiale. Lei si raddrizzò la schiena e fece una smorfia di disappunto. Jackson si girò verso il finestrino perché voleva essere lasciato in pace, soprattutto perché aveva ignorato per bene tutti, anche il passeggero accanto a lui che ora non era al suo posto. Respirò come per calmarsi, il signore accanto a lui non aveva fatto altro che agitarsi tutto il tempo e proprio ora che serviva la sua presenza per allontanare la hostess, lui non c'era.
- Come ti chiami? - domandò la biondina, mentre guardava da una parte all'altra, come per vedere se qualcuno la stesse osservando. Quell'atteggiamento non era opportuno e lei lo sapevo bene.
- Non penso che ti interessi veramente, una volta che sarò sceso da questo maledetto aereo, non ci incontreremo mai più. - la ragazza sembrò offendersi, ma si avvicinò ancora di più a Jackson nella speranza che lui la notasse.
- Potremmo scambiarci i numeri di cellulare e magari vederci quando saremo sulla terra ferma. -
- Sono innamorato follemente di una ragazza che mi ama quanto io amo lei. Non starò qui ancora per molto a parlarti, perché mi stai infastidendo e non è certo corretto per una hostess assumere certi atteggiamenti. Quindi se non vuoi che chiami qualcuno o se non vuoi essere trattata male, perché sul serio mi sto trattenendo, sparisci dalla mia vista. - la ragazza divenne rossa in viso e restò immobile ancora a fissarlo perché il signore che era seduto accanto a Jackson ritornò al suo posto e rivolse uno sguardo ad entrambi.
- Che sta succedendo qui, ragazzi? - disse ad un tratto, rendendo nota la sua presenza a Jackson. Lui lo fissò torvo, poi rispose.
- Niente. - disse semplicemente, con un tono di voce alto e arrabbiato. La Hostess girò i tacchi e andò via, lasciandoli soli. Allora Jackson si rivolse al finestrino, ammirando le nuvole sotto di lui, cercando un altro modo per non dover conversare con quell'uomo che lo stava fissando da due minuti.
- Ragazzo mio, credo che tu abbia trattato male la signorina. -
- Era fastidiosa, le avevo già detto di lasciarmi in pace ore fa, ma lei non l'ha fatto. -
- Forse voleva solo parlare un po' con te, da quando siamo saliti a bordo non hai detto una parola. -
- Be', questo non le riguarda. -
- Magari si è preoccupata, ho visto come ti guarda. Tu le piaci. -
- A me non piace lei, mi spiace. -
- Se io avessi avuto la tua età, non me la sarei fatta scappare per niente al mondo. È carina, bionda e con occhi grandi, poi detto tra noi, ha un bel sedere. -
- Non sarà mai bella quanto Kahlan. - Jackson si lasciò andare, perché sapeva che il viaggio era ancora lungo e quel signore aveva tutta l'aria che non l'avrebbe lasciato facilmente in pace. Siccome era stato sgarbato prima, perché nervoso e arrabbiato, cercò di darsi un'altra possibilità. In fondo, era quasi vicino nel vedere Kahlan.
- E chi sarebbe? - chiese il signore dalla barba lunga e bianca. Jackson sorrise dopo ore di completa sofferenza e prese dalla tasca della giacca una sua foto. La passò al vecchio, sapendo bene che non l'avrebbe rovinata. In un certo senso si fidava.
- Ora capisco perché tu non hai occhi che per lei, è di una bellezza divina. -
- È la donna che amo. - il vecchio rise.
- Se tu non avessi dimostrato di avere 20 anni, avrei potuto scambiarti per un vecchio che tiene in tasca la foto della moglie defunta dopo una vita passata insieme. Ma ragazzo, non trovi sia eccessivo? Sei ancora giovane per impegnarti così seriamente. -
- Io la amo, la amo tantissimo. Farei di tutto per vederla felice, anche sacrificare la mia vita. - dopo quelle parole, il signore si girò per guardare bene dentro gli occhi di Jackson. Voleva capire il perché di tutto quell'amore. Era raro vedere un ragazzo così giovane fare a pugni con la vita per una donna che amava dal profondo del suo cuore, il vecchio aveva visto solo una volta in tutta la sua vita un caso del genere. Bastava guardare la luce dentro gli occhi di quel ragazzo per capire che era amore, amore vero.
- Si vede quanto tu tenga a lei, non hai bisogno di darmi altre spiegazioni. Ma noto con dispiacere qualcosa di doloroso dentro di te. Qualcosa che ti fa male al petto. Dimmi caro, stai andando da lei? -
- Sto andando da lei, perché non potevo più tollerare quella situazione a casa. -
- Raccontami, ti prego. - Allora Jackson aprì il suo cuore e gli disse quante peripezie avevano dovuto passare lui e Kahlan. Da Steph a Piper, dai suoi genitori alla stessa vita che li metteva alla prova, ma gli raccontò anche dei momenti belli. Erano pochi sì, però compensavano tutto il male che avevano dovuto subire. Stava andando da lei perché loro due erano nati per stare insieme e nessuno poteva dividerli, nessuno.
- Adesso capisco perché hai così tanta rabbia, ragazzo mio. Io ti aiuterò, davvero. Appena atterriamo, ti porto dalla tua amata. La mia macchina è nel parcheggio dell'aeroporto, guideremo entrambi per arrivare da lei a Portland. -
- Dice sul serio? - il vecchio annuí - Io non ci credo, sono così felice! Io la ringrazio infinitamente. -
- Lo devo a mia moglie, se fosse stata qui ti avrebbe aiutato più di quanto avesse potuto fare. Comunque piacere, sono Rule Brow. -
- Jackson Jones. -

Kahlan era disperata. Non sentiva Jackson da 24 ore e tutti i tentativi di zia May nel chiamare a casa, risultarono inutili. Il telefono era stato staccato e al cellulare nessuno rispondeva. Se fosse successo qualcosa a Jackson, lei avrebbe distrutto ogni cosa bella di questa terra.
- Non so più che fare tesoro, Betty dice di restare calmi e di ragionare con mente lucida. Magari avranno avuto un corto circuito che ha manomesso l'impianto elettrico. -
- Zia May, io sento che è successo qualcosa. -
- Kahlan, vedrai che Jackson sta bene.-
- Lo spero, sul serio. - Entrambe erano sedute al tavolo con la testa tra le nuvole e i pensieri che stavano divagando, quando il suo del telefono di zia May li mise in allarme. Kahlan si affrettò a prendere il telefono ma zia May le disse di darlo a lei, affinché nessuno scoprisse il piano. In effetti era sua sorella Clara.
-Ciao Clara, ti ho chiamato ovunque, che è successo? - zia May inserí il vivavoce per far sentire la conversazione anche a Kahlan che agitata non smetteva di mangiarsi le unghie.
- May, mi hai delusa. Ti avevo mandato Kahlan per tenerla lontana da Jackson ma alla fine quella stupida di ha convinto ad aiutarli! Sei pessima, pessima! Se dovesse accadere qualcosa a Jackson sarà colpa tua. -
- Dimmi dov'è Jackson. -
- Onestamente? Non lo so! È sparito. Ha portato con sé un borsone e tutti i documenti, compreso il passaporto. Era giusto avvisarti perché credo, anzi sono sicura che lui stia venendo lì. - Kahlan sorrise, finalmente dopo ore di preoccupazione e di ansia, era tranquilla. Jackson stava venendo a prenderla, sì.
- Bene, questa è una notizia fantastica! Finalmente quel ragazzo è riuscito a ribellarsi a te, a voi. Siete stati ingiusti. -
- Non puoi darmi dei consigli, May! Tu non hai figli, non sai quello che si prova. -
- Invece sì, cara sorella. Sei disgustosa e cattiva, non puoi prendertela con due ragazzi solo perché hai sposato un uomo che non hai mai amato! L'amore vince sempre, io aiuterò Kahlan e Jackson fino a quando avrò vita. Adesso, fanculo. - Zia May chiuse la chiamata, lanciando il telefono in aria. Esso cadde a terra e si ruppe in mille pezzi, ma lei gioiva, gioiva insieme a Kahlan che andò subito ad abbracciare.
- Hai sentito, piccola? Jackson sta arrivando. -
- Oh zia May, sono così felice! Ma devi spiegarmi quella cosa che hai detto a mia madre, perché non ha mai amato mio padre? -
- Un altro giorno, un altro giorno, tesoro. Ora vai a sederti fuori, sulle scale, e aspetta Jackson. - Kahlan annuí, non era tempo di venire a conoscenza di altri segreti, il suo amore era lì, da qualche parte in Inghilterra e stava per arrivare.

FATAL LOVE  Where stories live. Discover now