Capitolo 21

229 16 0
                                    

Capitolo 21 - Fatal Love

Betty.
Era lei il piano.
- Dobbiamo comprare un biglietto a Jackson e mandarglielo via mail. Solo andata, sì. - allora Zia May si era rivolta verso Betty e la guardava con aria interrogativa.
- Che scusa inventeremo, Betty? Non può muoversi con quei due in giro. -
- Me. - rispose semplicemente Betty. Questo attirò l'attenzione di Kahlan, che stava fissando il vuoto pensando a Jackson. Il piano poteva funzionare ma Jackson aveva bisogno di comprare un cellulare nuovo e ancora non lo aveva.
- E tu, cara la mia Kahlan, dovrai rivelargli quello che hai scoperto oggi. Sei fondamentale, tesoro. Mio figlio ti ama e farà di tutto per venire qui. Io sarò solo un incentivo. -
- Jackson non ha un cellulare, Betty. Ma ha detto a Kahlan che lo comprerà al più presto. -
- Bene. - disse Betty a zia May - Aspetteremo quel momento, poi attiveremo il nostro piano. -

Kahlan aspettò il giorno seguente per poter parlare con Jackson. Il solito appuntamento era alle 10 del mattino e doveva chiamare lui non appena i genitori fossero andati a dormire. C'era il fuso orario e non potevano fare altrimenti, perché Jackson era ancora in convalescenza e Kahlan era dall'altra parte del mondo. Due innamorati divisi dalla distanza materiale e un oceano in mezzo, un oceano di lacrime e dolori. Ma ben presto questa sofferenza si sarebbe tramutata in felicità perché si sarebbero rivisti e sarebbe stato stupendo potersi toccare e abbracciare di nuovo. Quel giorno però, Jackson saltò il suo appuntamento.

* * *

- Mamma, non puoi isolarmi dal mondo! - Jackson era furioso e stressato a causa del comportamento scorretto dei suoi genitori. Gli avevano vietato l'uso del telefono, anche se doveva solo chiamare zia May. Si erano insospettiti da questo atteggiamento nei confronti di una zia di cui lui aveva ignorato per molto tempo l'esistenza. Tutto questo interesse era dettato dal fatto che Kahlan fosse lì e in un modo o nell'altro potevano sentirsi.
- Invece sì, sono tua madre e posso farlo. Sono sicura che mia sorella ha trovato un modo per farti parlare con Kahlan, lei sposa sempre le cause perse.-
- Zia May ha comprato un computer nuovo e voleva semplicemente una mano, ecco spiegato l'interesse. Kahlan non c'entra assolutamente nulla. - Jackson cercò di essere calmo mentre mentiva perché sua madre era brava a capire se stesse dicendo una bugia o meno. Allora Clara rise e Jackson la guardò confuso.
- Questa è bella. Conosco mia sorella da tutta una vita e credimi, non ha mai toccato un computer. Dice che la tecnologia uccide gli uomini, a stento ha accettato di comprare un telefono per metterci in comunicazione.- fece una pausa che mandò Jackson in panico. Era la fine. - Tu menti, Jackson. May vive tra i prati e i fiori, coltiva il suo orto e i suoi alberi. Quindi adesso vai a dormire e non raccontarmi più bugie. Tu devi dimenticare Kahlan, il vostro rapporto è malato, finirà per uccidervi.- sua madre fece qualche passo indietro e tenne con sé il telefono. - Questo lo prendo io, da adesso in poi ti è severamente vietato chiamare tua zia May. Accetta il mio consiglio, fattene una ragione.- detto ciò, Clara girò su di sé e diede le spalle a Jackson abbandonando la sua camera. Lui era indignato e furioso, come poteva sua madre, la donna che lo aveva cresciuto per anni e che gli aveva insegnato sani principi, essere così cattiva e dispotica contro une ragazzi che si amavano veramente? Era ancora un mistero ma questo non era più importante, come non lo erano i dolori che sentiva ancora in corpo. Jackson si alzò dal letto e andò verso il suo armadio dove teneva da parte i suoi risparmi. Dovevano bastare per un biglietto di sola andata, destinazione Portland. Frugando tra le magliette trovò finalmente la scatolina dei suoi risparmi, per fortuna nessuno era al corrente di ciò. L'aprì e trovò dentro quasi mille dollari. Era contento di averli raccolti negli anni e di non averli mai spesi perché adesso servivano per una causa molto importante: l'amore della sua vita. Si precipitò verso la porta e la chiuse a chiave, facendo un lieve scatto. Poi prese di fretta un borsone e ci piazzò dentro tutto quello che gli sarebbe servito. Vestiti, maglioni, felpe, soldi, la foto con Kahlan, le medicine e i documenti. Al diavolo lo spazzolino, non poteva permettersi di andare in bagno e prenderlo. Doveva scappare da quella casa ad ogni costo. Allora iniziò a togliere le lenzuola dal suo letto e legarle tra di loro per formare una fune. Non era molto sicuro, ma era necessario affinché arrivasse alla scaletta che portava alla terra ferma. Legò la finta fune ai piedi del letto e gettò il tutto dalla finestra. Prima di attaccarsi alla corda si assicurò che tutto fosse ben stretto e poi lanciò il suo borsone fino a vederlo rotolare a terra. Era il suo turno. Si armò di coraggio e mise un piede fuori dalla finestra, poi anche l'altro. Scese lentamente senza fare troppo rumore, perché non voleva che suo padre lo fermasse. Jackson era ancora molto debole e correre per lui significava farsi male, soprattutto perché suo padre l'avrebbe catturato essendo in forze e in buona salute. Non poteva permettersi il lusso di farsi prendere, perché Kahlan era dall'altra parte del mondo e lui non poteva più sopportare tutto questo. Quando finalmente i suoi piedi toccarono terra, afferrò il borsone e si incamminò piano, facendo attenzione a non destare sospetti tra il vicinato. Cercò sempre di camminare negli spazi bui e non illuminati, nell'ombra poteva tranquillamente stare in pace. C'era però un altro problema: come avrebbe raggiunto l'aeroporto? Non era molto distante ma lui non era in forze ed arrivare fino a lì, gli sarebbe costata molta fatica. I taxi non passavano mai dal suo quartiere, a meno che qualcuno non li chiamava. Era notte e trovarne uno proprio in quella zona, era quasi impossibile. Poi però qualcuno catturò l'attenzione di Jackson, alle sue spalle c'era una macchina con i fari accesi che lo stava seguendo. Sbuffò e scosse la testa, poteva essere di certo qualcuno della sua famiglia che si era accorto nella sua assenza? Girò lievemente lo sguardo e riconobbe l'auto di Piper. Ci mancava anche questa! Pensò seccato.
- Jackson! - Piper lo chiamò ma lui camminò dritto senza darle retta perché se erano in quella situazione, era tutta colpa sua. Non gli andava di rivolgerle la parola.
- Jackson, ti prego! - l'auto si fermò e Piper scese dalla macchina e raggiunse Jackson sul marciapiede. Gli sfiorò una spalla per farlo fermare e lui si girò di scatto guardandola con rabbia, come se il suo tocco lo avesse bruciato.
- Non mi toccare.- gli urlò contro. Piper indietreggiò spaventata.
- Mi dispiace! Okay? Cazzo, mi dispiace moltissimo!- le sue parole sembrarono veritiere, ma non troppo. - È troppo tardi, Piper.-
- No, non lo è! Ti prego, perdonami! -
- Cazzo, no! Non ti perdonerò mai per quello che hai fatto a me e a Kahlan! Eri la sua migliore amica, eppure volevi che la stuprassero e l'hai venduta a Steph solo per i tuoi capricci! Io non ti amerò mai! MAI! Mi fai schifo, sul serio.- Piper iniziò a piangere e Jackson si intenerì di un po', sua madre gli aveva insegnato sempre che bisognava rispettare le donne. Ma lui aveva urlato in faccia a Piper tutta la sua rabbia, senza preoccuparsi che lei aveva dei sentimenti ed era pur sempre un essere umano con i suoi sbagli e le sue paure.
- Scusa, Piper. Io non volevo, sono davvero molto nervoso. -
- Io- tu no, okay? Tu non devi scusarti. Io ho meritato ogni singola parola che hai detto e ammetto che sono stata egoista e stronza fino a farmi male. Cercavo solo un modo per farmi notare da te, volevo essere amata come tu ami Kahlan. Lei è davvero molto fortunata ad averti ed io sono stata gelosa di tutto ciò. Ma ora ho capito che non potevo costringerti ad amarmi perché l'amore non funziona così.- Piper fece una pausa e poi continuò a parlare - Mi dispiace per aver fatto del male a Kahlan, Steph è stato davvero disgustoso ma adesso è in prigione ed io domani testimonierò contro di lui. Non sarà più un problema per voi, me ne sono assicurata. -
- Be' questo mi fa piacere, davvero. Non cancella quello che tu hai fatto, ma è un passo importante per te. Io ti ringrazio.-
- Non devi, sei davvero un ragazzo troppo gentile. Mi parli ancora nonostante tutto. -
- So cosa significa perdonare, non possiamo vivere nel rancore. -
- Questo è vero, ma tu? Non andrai al processo contro Steph e gli altri suoi complici? -
- I miei non mi hanno detto nulla, sicuramente se ne stanno occupando loro. Ma onestamente non mi importa, io voglio andare da Kahlan. Mi hanno vietato di uscire e di parlare con lei, l'hanno spedita come un pacchetto in Inghilterra ed io non posso più restare qui. Che si fottano tutti, anche chi mi ha sparato. Non mi importa, io devo assolutamente raggiungere Kahlan.-
- Posso aiutarti in qualche modo? Vorrei davvero aiutarti, Jackson. -
- Portami in aeroporto.-
- Certo, andiamo! Sali in macchina, saremo lì a breve.-

Amore, sto arrivando.

FATAL LOVE  Where stories live. Discover now