Capitolo 1

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Capitolo 1

"Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via. Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore dalle ossessioni delle tue manie. Supererò le correnti gravitazionali lo spazio e la luce per non farti invecchiare. E guarirai da tutte le malattie perché sei un essere speciale ed io, avrò cura di te. Vagavo per i campi del Tennessee (come vi ero arrivato, chissà). Non hai fiori bianchi per me? Più veloci di aquile i miei sogni attraversano il mare. Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza. Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza. I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi. Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto. Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono. Supererò le correnti gravitazionali lo spazio e la luce per non farti invecchiare. Ti salverò da ogni malinconia perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te ... Io sì, che avrò cura di te."
Franco Battiato - La cura.

Vagavo da non molto tra le strade di Boston, fortunatamente non mi sentivo come a scuola, quindi non ero il tizio nuovo. Semplicemente le persone ignoravano la mia esistenza e questo mi sollevava e mi sentivo sereno. Da Londra avevo portato un borsone pieno di vestiti, altre robe varie e una foto. Nonostante mi avessero fatto arrabbiare, mia madre e mia sorella, le tenevo sempre con me. Essa raffigurava un bel momento, quando ero piccolo io e mia sorella giocavamo sempre in piscina e mia madre per una volta aveva scattato una foto a tutti e tre. Per me era un bellissimo ricordo, perché nonostante mio padre ci avesse abbandonato, noi eravamo sereni. A proposito​ di ciò, ecco la cazzata che avevo rigirato a mia madre. Avevo detto lei che sarei stato da mio padre per qualche tempo, mia madre si era accigliata, non voleva che andassi lì perché ero arrabbiato con lei. Ma io in effetti ero furioso con entrambi, e mai sarei andato a piangere da mio padre. Potevano sul serio uccidermi se l'avessi fatto. Lui adesso aveva una nuova famiglia, ma soprattutto un nuovo figlio, il mio fratellastro Jace. Mi sarei procurato un lavoro, un tetto e dei soldi senza chiedere aiuto a nessuno. Quindi mi avvicinai davanti ad una bacheca piena di annunci ed iniziai a scorrere gli occhi tra di essi, cercando di leggere qualcosa di interessante.
- "Un lava piatti, uhm, no. Un badante per anziani, certo che no! Oh ecco, appartamento due vani molto luminoso con..." -
- "Se posso darti un consiglio, quello è meglio lasciarlo perdere. Non ha nulla di quello che è descritto nell'annuncio." - Mi girai di scatto per vedere da chi provenisse quella voce così invadente. Ero stato invisibile per due giorni interi ed adesso un ragazzo dagli occhi azzurri, poco più basso di me, che mi sorrideva amichevolmente, mi aveva notato. Quindi cercai di essere cordiale anch'io senza fargli notare quanto fossi infastidito. Volevo semplicemente essere lasciato in pace.
- "Uhm, grazie." - e mi girai di nuovo verso la bacheca in cerca di qualcosa che potesse fare a caso mio.
- " Comunque se stai cercando un appartamento..." - ecco che continuò a parlarmi. Alzai gli occhi al cielo e finsi di ascoltarlo. - "...posso aiutarti." -
- "No, grazie sul serio faccio da solo." -
- "Ma dai, sei sicuro? Con questo accento londinese, deduco tu sia qui da poco tempo." - ma che impertinente! Questo tizio non voleva lasciarmi in pace, eppure ci aveva azzeccato.
- "Come hai fatto a capirlo?" -
- "Semplice, sono di Manchester." - Che grandissima fortuna, dover incontrare un inglese come me.
- "Quindi anche tu sei sbarcato qui dall'Inghilterra." -
- " Esattamente, comunque non ci siamo ancora​ presentati. Piacere, Louis Tomlinson." - e mi porse la mano. Esitai prima di stringerla, ma alla fine lo feci. Questo tizio stava iniziando a piacermi.
- "Piacere, Harry Styles." -
- "Quindi, posso aiutarti in qualche modo?" -
- "In effetti sono qui da due giorni e sto cercando una sistemazione, ma ho pochi soldi e non ho un lavoro." -
- "Benissimo! Io sto cercando un coinquilino, la casa è piccola, però ha due stanze enormi e due bagni separati. Gli unici luoghi comuni sono il salotto e la cucina." -
- "Non posso però darti un anticipo, Louis. Devo prima trovarmi un lavoro." -
- "Allora ti faccio questa proposta, siccome sembri un tipo a posto, ti do un mese di tempo per cercarti un lavoro, così poi mi potrai pagare. Ho sul serio bisogno di un coinquilino, non riesco più a pagare." - Mi sembrò una proposta davvero allettante. In un mese avrei potuto trovare molti lavori, avrei avuto un tetto e da mangiare senza l'aiuto della mia famiglia.
- "Ci sto." -
- "Bene! Allora se vuoi possiamo andare direttamente nell'appartamento, penso tu abbia bisogno di una doccia amico."- Effettivamente non aveva tutti i torti, avevo dormito per due notti sotto un ponte. Era una sistemazione provvisoria, fino a quando non avessi trovato un posto in cui stare, ma ora che ce l'avevo potevo benissimo farmi un bagno caldo e soprattutto radermi la barba.
- "Grazie, Louis. Sei davvero molto gentile." -
- " Ma figurati, andiamo. Seguimi." - Cosi presi il mio borsone che avevo momentaneamente poggiato a terra e seguii Louis. Non era da me fidarmi di un completo estraneo, ma quel tipo aveva un no so chè di particolare. Era capace anche di vendere un oggetto inutile attraverso il suo carisma. Poi era l'unica persona la quale mi aveva rivolto la parola e mi aveva offerto un posto in cui stare. Al mondo c'erano poche persone gentili come lui, una delle quali l'avevo conosciuta a Londra, un'anziana signora che abitava poco distante da casa mia. Aveva ben 43 cani, li accudiva, dava loro un tetto e da mangiare. Era così gentile ed educata, ogni volta che mi vedeva mi regalava una caramella alla fragola, il mio gusto preferito, forse perché somigliavo tanto ad uno dei suoi nipoti che non vedeva da tempo. Mi sentivo un po' come uno dei cani della signora Charter adesso. Un randagio in cerca di soccorso. Ero consapevole del fatto che quando sarei andato a Boston le cose non si sarebbero sistemate subito, eppure ci stavo provando a farle andare nel verso giusto. Questo era un piccolo passo.
- "Allora Harry, parlami un po' di te. Da chi sei scappato?"- era mai possibile che questo tizio di nome Louis azzeccasse sempte tutto?
- "Da mia madre e mia sorella." -
- "Uh, brutta storia amico. E tuo padre?" -
- "È qui, si è rifatto una nuova famiglia e ha un figlio." -
- "Quindi sei venuto da lui?" -
- "Assolutamente no, ho detto a mia madre che sarei stato per un po' di tempo da lui, ma non voglio averci nulla a che fare." -
- "Mi spiace amico, ma se può consolarti sono qui per la tua stessa ragione. Con la scusa dell'Università, mi sono allontanato da tutti e ora sto meglio." - Chissà perché, ma il fatto di condividere​ qualcosa di così grande, Louis ed io, nonostante fossimo ancora perfetti sconosciuti, ci legammo. Era bello sapere che non ero il solo a soffrire per la separazione dei miei.
- "Grazie, Louis." -
- "Ma figurati, anzi adesso su' col morale. Ti piacciono i videogiochi?" -
- "Uh, da matti! A Londra avevo camera piena di videogiochi, ti sarebbero piaciuti amico." -
- "Perfetto! Ti sfido amico, chi perde paga la pizza. Prendila come una sfida di benvenuto." - Ridemmo entrambi​. Per la prima volta da quando ero arrivato a Boston, mi sentivo felice.
- "Bene, allora inizia a preparare i soldi." -
- "Io non ci scommetterei così tanto!" -
Dopo una lunghissima maratona, la quale ci portò via mezza giornata e tutto il pomeriggio, vinse Louis. Non mi dispiaceva affatto aver perso, lui era davvero un bravissimo giocatore. Gli offrii la pizza e scherzammo per il resto della sera. Mi raccontò alcuni aneddoti d'infanzia, era davvero una piccola peste! Io gli dissi che da piccolo ero peggio di lui, ma non mi credette. In effetti le sue malefatte erano decisamente​ superiori alle mie. Così da completi sconosciuti, ci trasformammo in conoscenti, per poi diventare amici. Quando finimmo di parlare ed il sonno ebbe la meglio, andai nella mia camera e mi feci una doccia. Era molto carina e confortevole, c'era un letto grande al centro della stanza, un armadio, un comodino, una scrivania e una libreria, così avrei potuto leggere qualche libro se mi fossi annoiato. Poi di là c'erano i videogiochi e il mio divertentissimo coinquilino. Dovevo trovarmi anche un lavoro, l'avrei fatto dopo una lunga dormita su un letto vero e non sulle pietre fredde di un ponte. Alla fine Boston non mi dispiaceva, stava anzi iniziando a conquistarmi.

Tutto quello che non vi ho mai detto 4 | MRS STYLES SERIES Where stories live. Discover now