La donna-mostro

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La prima volta che entrai in un night club ero con un gruppo di amici completamente ubriachi. Non so perché, ma io ero la più sobria di tutti — il che è strano…

Comunque il locale in cui ci infilammo era a due piani, quelli di sopra potevano affacciarsi e vedere cosa avveniva al piano inferiore, dove c'era anche il palco per i ballerini.

Mi ricordo anche i due ragazzi di colore che iniziarono a ballare coperti solo di un pantalone bianco e tanto, tanto, tanto olio.

Dire che quel posto mi aveva già rapita era poco, ma non ho finito.

Il mio amore smisurato per quel luogo si infiammó quando il ballerino sulla destra si chinò e mi porse la mano per farmi salire sul palco.

Quando mi ritrovai davanti a tutta quella gente che ci fissava, in attesa di uno spettacolo, mi pentii di non aver bevuto due o tre drink di più.

La Mela D'Oro non aveva ballerini oleosi e in calzamaglia, ma l'atmosfera che si era creata era decisamente intrigante.

Quando Amelia se n'era andata mi ero ritrovata da sola con Katherine. Avevo ascoltato le sue raccomandazioni e avevo appreso tutto il possibile: pulisci, sorridi, non sbagliare le ordinazioni e prendi la mancia.

Facile, no?

No, non lo era. Travis non si era fatto vedere neanche per miracolo e la barista-numero-uno, nonché il mio superiore, aveva i nervi a fior di pelle.

Come se non bastasse, i pantaloni neri — tanto voluti e desiderati — si erano completamente appiccicati alle mie gambe e avevano iniziato a farmi sentire così caldo che i bicchieri per i clienti avevano iniziato a chiamarmi con voce invitante  affinché li bevessi tutti, o me li buttassi addosso per rinfrescarmi.

Non dovevo cedere al loro forte richiamo!

Così stavo passando l'inizio della mia prima serata di prova alla Mela D'Oro immersa in una pozza di sudore e con un'arpia a volteggiare sulla mia testa e pronta a segnalarmi qualsiasi errore.

Però non avevo nessun motivo per lamentarmi: la clientela era educata e gli ubriaconi del tavolo 13 si erano rivelati solo un branco di depressi. Dopo aver parlato delle proprie delusioni d'amore, e aver chiesto anche a me, si erano addormentati sui divanetti e avevano smesso di dare spettacolo e mettersi in imbarazzo davanti a tutti.

Avevo scoperto che anche la Mela D'Oro aveva delle ballerine niente male. Potevo vedere i loro culi lisci e privi di cellulite rimbalzare da una parte all'altra del palco,mentre si esibivano in soavi coreografie, accompagnate da una musica suadente e sensuale.

In tutto c'erano tre pali da pole dance e quattro gabbie per le ragazze.

Tuttavia l'atmosfera non era pesante. La gente che ballava non dava fastidio e la musica forte copriva i rimproveri di Katherine.

Quella donna ce l'aveva con qualsiasi essere capace di respirare.

Stavo pulendo il bancone quando un gruppo di ragazze ci si appoggiò sopra per ordinare qualche cocktail alla donna-mostro.

«Per il privée dove dobbiamo andare?»

Perché stavano chiedendo alla barista?

Mi fermai a guardarle per qualche istante, poi ripresi a strofinare il piano di metallo sotto le mie mani.

Katherine stava sistemando dei bicchieri su una mensola. Quando le vide si voltò e sorrise allegramente.

Bugiarda…

La osservai di sottecchi, mentre dava indicazioni alle ragazze, e poi guardai il piccolo branco andare via.

«Sai cosa significa privée?» mi chiese, continuando a fissare il gruppo allontanarsi come una mandria in subbuglio.

Inspire MeWhere stories live. Discover now