Masticando lenzuola

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Atterrai sul letto e la mia faccia si immerse tra le lenzuola bianche che lo ricopriva. Ovviamente quella mattina avevo completamente dimenticato di rassettare la stanza, quindi non osai neanche immaginare cosa dovesse esserci intorno a me.

Probabilmente la stanza stava girando così forte che mi sarebbe implosa la testa da un momento all’altro.

Effettivamente non stava andando poi così male, avevo la nausea e il cervello in pappa, però avevo passato di peggio.

Grugnii contro il materasso e qualcuno rise da qualche parte.

Quel suono mi arrivò confuso e leggermente ovattato, era come se mi avessero appena rinchiusa dentro un barattolo di marmellata.

Le mie gambe si muovevano a stento e le mie braccia erano di gelatina, probabilmente sarei rimasta spalmata in quella posizione per il resto della sera.

Quando provai ad alzare la testa compii tutte e dodici le fatiche di Ercole e quando riuscii a voltarmi di qualche centimetro avevo il fiatone.

Dovevo smetterla di bere.

Cameron si stava togliendo la giacca e aveva tutta l’aria di essere completamente a suo agio a casa mia, come se ci fosse già stato migliaia di volte.

Si stava guardando intorno e di tanto in tanto si soffermava su qualche particolare fuori posto della stanza.

Sì, tutto era fuori posto, persino la camera in sé lo era, ma sorvolai su quel piccolo particolare.

«L’ordine non è il tuo forte, eh?» ridacchiò qualche secondo più tardi. Forse qualche minuto o forse qualche ora.

Sbattei gli occhi, sperando di poter svegliare il mio cervello, e sorrisi appena, sperando di non sembrare una pazza psicopatica.

«Giuro che ho anche delle qualità» biascicai con la bocca impastata nelle lenzuola.

Per un attimo masticai della stoffa, l’attimo dopo dei capelli, quello dopo provai ad alzare una mano e levarmi tutto quel mix da lì, sentendo i muscoli delle braccia lamentarsi come dei dannati.

Non avrei bevuto mai più.

Cameron lanciò la giacca sul pavimento e poi si tolse la maglietta sotto il mio sguardo appannato ma improvvisamente attento.

I capelli neri gli scivolarono sulla fronte e gli occhi azzurri erano fissi nei miei.

Si stava spogliando per qualche evento particolare?

Rimasi in silenzio anche mentre si slacciava la cintura e si sbottonava i pantaloni, poi prese tutto quello che si era appena sfilato e li portò in salone probabilmente.

Non so esattamente quale altra stanza raggiunse, però non mi persi i suoi glutei sodi che gironzolavano per la mia stanza come due bellissime calamite.

Chiusi gli occhi, aspettando il suo ritorno, ma la testa prese a girarmi ancora più forte, quindi li riaprii proprio quando Cameron fece nuovamente il suo ingresso con addosso solo un paio di boxer neri.

«Che stai facendo?» chiesi a fatica.

La mia bocca era così arida e pastosa che mi sembrò quasi di aver mangiato un tubetto di colla. Avevo bisogno di una cisterna d’acqua il prima possibile o sarei morta disidratata.

«Ti spoglio» rispose Cameron, facendomi dimenticare per qualche istante quale fosse la domanda.

Perché mi stava spogliando?

«Vuoi fare sesso con me?» domandai poi, notando che per me non avrebbe fatto alcuna differenza, probabilmente.

Ma lui sbuffò un sorriso e mi guardò dal basso, mentre si preoccupava di togliermi le scarpe.

Inspire MeWhere stories live. Discover now